TORBIERE SEBINE: BELLEZZE FERITE

TORBIERE SEBINE: BELLEZZE FERITE
Il 29 giugno 1939 fu emanata una legge fondamentale per la salvaguardia del patrimonio culturale: la legge 1497, riguardante le bellezze panoramiche e del paesaggio.
A seguito degli eventi bellici con distruzione di vasti ambienti, crebbe sempre più  l’attenzione per la tutela delle magnificenze della natura,  un bene collettivo da mantenere in vita e valorizzare. Fra queste meraviglie è da annoverare la Riserva Naturale delle Torbiere Sebine, istituita nel 1984: un sito suggestivo che custodisce, in un ambito di limitata estensione, un insieme di elementi naturali e ambientali straordinari, oltre che rappresentare la memoria  della  fatica dell’uomo nell’opera  di escavazione manuale della torba.
Già negli anni settanta l’elevata significatività della zona viene esaltata e recepita  dai tre decreti ministeriali che dal 4 giugno 1973  includono nell’elenco delle aree sottoposte  a tutela paesistica (ai sensi della legge di cui sopra) tutta la zona delle torbiere in località “Lama”, compresa nei tre comuni di Corte Franca, di Iseo e di Provaglio, con una identificazione molto precisa del perimetro;  vengono richiamati nomi di strade e località confinanti  e viene esplicitata la motivazione che porta all’istituzione del vincolo sulle zone, riconoscendo ad esse notevole interesse pubblico perché; caratterizzate da grandi e poco profondi specchi d’acqua, alternati ad arginature lievemente emergenti, con tipica vegetazione di canneti e fiori d’acqua; le stesse  costituiscono, inoltre, un quadro naturale e panoramico di non comune bellezza, godibile dalle strade pubbliche.

 

Un sito “di notevole interesse pubblico“?
Purtroppo da tempo, la consapevolezza riguardo le bellezze naturali sembra dover soccombere di fronte alla mancanza di sensibilità per un luogo i cui vincoli di protezione (e sono numerosi) vengono visti solo come fastidiose interferenze, quando, entrando in gioco gli interessi di pochi, il patrimonio naturale, culturale collettivo è considerato  un qualsiasi  bene di consumo.
Ma questo prodotto della natura non è replicabile in serie.
Le Torbiere  risultano essere, come tutte le zone umide, un sito vulnerabile; lo si desume dai vari rapporti scientifici : rumore del traffico, con relativi riflessi acustici, inquinamento atmosferico e luminoso,  presenza, nelle immediate vicinanze, di  grossi centri abitati e di  centri turistici.sono tutti elementi di perturbazione con effetti nocivi.   Ma è anche già vulnerato, come rimarcato sin dall’88 dal Piano di Gestione della Riserva che individua nei bordi interessati dalla viabilità provinciale e statale (SS 510, strada provinciale Iseo-Rovato, Tangenziale di raccordo tra le due strade citate) i punti maggiormente vulnerabili, e vulnerati, dell’intero perimetro.
Tanti altri i fattori di degrado, molti quelli segnalati da semplici cittadini e da associazioni, pochi i riscontri ottenuti da chi è ufficialmente demandato a tutelare l’area protetta.
Ad esempio, il sistema idrografico della zona non è mai stato oggetto di particolare attenzione. Ai frequenti allagamenti, soprattutto cagionati da coperture e deviazioni improprie di fossi e invasi che costituivano la rete storica di regimazione, si aggiungono oggi le precarie condizioni igieniche delle acque, per scarichi di reti fognarie e di attività industriali non ancora collegati ai collettori di depurazione, e per il percolare dei trattamenti chimici  necessari all’agricoltura intensiva.
La tutela di tutti i corpi idrici e delle piccole zone umide non ancora riempite dovrebbe rappresentare invece un’assoluta priorità sia per le Torbiere che per la collettività, essendo le paludi riconosciute utili regolatori del clima e del livello delle falde freatiche.
E poi ancora . bracconaggio e pesca abusiva, colmate, recinzioni di vasche, modificazioni di sponde, introduzione non autorizzata di manufatti.E in più sono incombenti altri interventi di antropizzazione in zone territoriali della Riserva.
4500 le firme raccolte in poco tempo, la scorsa primavera, tra franciacortini, bresciani e non solo, per un “Appello alla tutela delle Torbiere Sebine”.
Chi da anni si batte  contro l’assenza di vigilanza , contro logiche distruttive di preziose risorse, si è sentito più volte rispondere, da più bocche, anche in sedi istituzionali: “Si vuole impacchettare, incelofanare, imbalsamare la Riserva”. Tre verbi con vago sentore di morte, di muffa, ma usati impropriamente: in verità  è proprio questo il rischio che corre il sito, natura rara e generosa, sorgente  pulsante di vita, che  necessita di ampio respiro, e non di essere metodicamente vulnerata.

 

Un sito“godibile dalle strade pubbliche”?
 Sì, per ampio tratto, ancora sì.

 

Sul percorso storico da Timoline di Corte Franca al casello ferroviario di Provaglio, traffico limitato, fruizione visiva totale: in primo piano, in zona di protezione comunale della Riserva, campi e vigneti, poi la vegetazione palustre, gli specchi d’acqua, lago, isole, monti.Spettacolo ancor più coinvolgente se ci si porta sulla stradina sovrastante, in località S.Carlo.
Immettendoci sulla vecchia provinciale del Sebino, subito sulla sinistra, il notevole complesso monastico di S.Pietro in Lamosa: include una storia millenaria ed è nel contempo una porta spalancata sulle bellezze delle Lame e un regale centro di accoglienza per i visitatori della Riserva.
Ma non lontano, più sotto, proprio dentro il perimetro SIC, all’interno del sito “Natura 2000”, sussistono gli squallidi resti della ex-proprietà Zumbo: casa fatiscente, capanni coperti in eternit, luogo un tempo riservato ad un allevamento inquinante di anatre.
Di recente acquisito dal comune di Provaglio, è prevista la ristrutturazione dell’immobile, spazi che verranno affidati al Consorzio che potrà porvi la propria sede, gestendoli, in comodato d’uso, “per iniziative di educazione ambientale, fruizione sociale e turistico-ricreative coerenti con le linee contenute nel piano di gestione delle Torbiere”.
Un altro centro di accoglienza dunque. Il vigente Piano della Riserva non consente l’intervento così come è stato attualmente  deliberato. Da qualche mese viene pubblicamente presentato un altro progetto: nuova costruzione, imbellettata con materiale locale, più lontana dalle vasche. Senz’altro  una miglioria dell’esistente, ma forse non un bell’esempio di educazione ambientale. Canto di uccelli oppure altro andirivieni, vociare, rumori, suoni, luci.dentro la Riserva?
Sarà un vulnus, un’altra offesa alle Lame?
Volontà e coraggio potrebbero riconsegnare alla Riserva ciò che era della Riserva.
L’alternativa, se proprio serve, c’è: la vicina stazione ferroviaria dismessa, capolinea della Franciacorta, è già lì, con area parcheggio, in  posizione strategica e panoramica invidiabile, a due passi dallo  straordinario sito cluniacense e dai sentieri di accesso alle Torbiere.

 

Vecchia provinciale del Sebino in direzione Iseo: traffico leggero, all’inizio un tuffo nel verde fra piante ad alto fusto, poi, man mano si scende , la barriera arborea degrada  e lascia che gli occhi si riapproprino delle Lame in un quadro paesaggistico particolarmente significativo per profondità ed ampiezza.
Lungo la tangenziale iseana invece, una cintura di pioppi, salici, ontani nasconde alla vista l’ampio bacino nord delle Torbiere. Qui si è aperta un’ inevitabile e insanabile ferita: arteria di scorrimento veloce, traffico pesante, rumore, abbagliamento luminoso, in ogni stagione. Rischioso soffermarsi. Anche l’avifauna ha progressivamente abbandonato queste aree tanto che il Consorzio anni addietro fu costretto a “delimitare  una fascia in grado di schermare almeno parzialmente gli effetti nocivi rilevati”.
Al di là della fitta vegetazione, all’interno delle Torbiere, sull’area ex-Comergas, è disponibile, dallo scorso anno, il nuovo Centro Accoglienza Visitatori di Iseo, gestito dal Consorzio: un  edificio moderno con ampi porticati, ben attrezzato, dove si possono ricevere ragguagli, materiale illustrativo, osservare pannelli didattici ed acquari, utilizzare una grande sala per proiezioni e conferenze.Ma sulla strada nessuna segnalazione, il suo ingresso è pressoché; invisibile; un azzardo anche accedervi dal parcheggio posto al di là della tangenziale: il previsto sottopasso non è mai stato realizzato, niente strisce pedonali. Struttura quindi capace di soddisfare le varie esigenze dei visitatori, ma non pubblicizzata (il perché; non mi è noto) e quindi con potenzialità parzialmente sfruttate.

 

La strada per Rovato ritorna ad essere   un  percorso di elevato valore panoramico, ma  sempre più battuto, frastornante  e pericoloso, con code chilometriche nel fine settimana.
Tra Iseo e il bivio di Clusane l’occhio può allungarsi nuovamente sulle radiose distese delle  Torbiere, ma per goderne appieno, con la tranquillità dovuta, è bene spostarsi su via Colombera, che corre in quel tratto parallela alla provinciale, quel tanto sopraelevata da avvilupparci in una magia: allungando il collo al di sopra del muro in pietra , lo sguardo si perde nel verde, negli specchi lucenti , in lontananza cormorani e aironi, monti e dolci colline moreniche; alle spalle le Lamette, con quel loro aspetto selvatico e di pace, i canneti sorvolati dal rosso falco di palude, il maestoso pioppo che ospita il nido del nibbio.Ma proprio lì, in zona di protezione comunale di Iseo, la desolante area dell’ex-Supersolaio  si incastra spietatamente nelle Lamette, in zona A, la più tutelata della Riserva: si è rischiato, fino a pochi mesi fa, di vedere realizzare in riva al lago un intervento turistico-ricettivo di 11.000 metri cubi, come da Piano di Lottizzazione. Le Torbiere sono state esposte al pericolo di  una profondissima ferita, ma, grazie anche alla pressione di associazioni e alla petizione di numerosi cittadini, in extremis, la possibilità di edificare è rientrata nei 4.000 metri cubi previsti dal PRG in vigore.
Rimangono tuttavia su questo luogo molti interrogativi inquietanti: sito inquinato da deposito illecito di rifiuti? occupazione di superfici demaniali? modificazione di corsi d’acqua? La risposta verrà dalla Magistratura.

 

Riportandoci sulla provinciale verso Cremignane, in località Ciochèt,  non più prati umidi, canneti fruscianti e vasche d’acqua: anni fa, all’interno della Riserva, un’abusiva colmata con terra e materiale vario, trasportato da decine e decine di autotreni, ha trasformato sotto gli occhi di tutti un pezzo di lama in  una spianata di 6000 metri quadri. Sono passati più di due anni dalla sentenza del Tribunale di Brescia che prescrive il ripristino dello stato originario dei luoghi, ma nulla è stato fatto. Altra ferita. Un altro pezzo di torbiera che se ne è andato per sempre?

 

Proseguendo in direzione di Corte Franca, ormai in prossimità della frazione Timoline, appena superato un dosso boschivo, l’occhio che vuole ritornare desideroso alle Torbiere, volgendosi a sinistra, incrocia inevitabilmente  un monumento commerciale nudo e crudo, con le sue  insegne luminose , lampioni e torri faro ad esaltare il tutto. A suo tempo fu presentato  come una “porta” per l’accesso alle Torbiere : locali per l’informazione turistica, per il  ristoro e lo svago, lo shopping, ampio parco auto .
Prima dell’edificazione del centro, il sito,  chiamato “le funtàne”, era caratterizzato da una risorgiva dove i contadini   abbeveravano il bestiame; c’era anche la lastra di pietra dove  le donne del vicinato  si recavano per “resentà” i panni dopo la “bügàdô”.
Negli anni sessanta venne eretta  una fornace,attività tipica della zona, poi, qualche anno fa, colate di cemento e asfalto  cancellarono per sempre uno dei possibili luoghi della memoria della comunità.
Difficile non avere rimpianti.
Rechiamoci allora, come  già costretti a fare in questo tragitto, su tracciati secondari, su quel tratto della storica Timoline-Cremignane che, pure in zona di protezione comunale della Riserva, si snoda brevemente parallela alla provinciale, tra campi a frumento, vigneti e piccoli dossi silvestri. Non c’è bisogno di allontanarsi dal centro commerciale, basta averlo alle spalle, porsi al bivio, tra il vecchio percorso  e la stradina che si inoltra nelle Lame, per gioire di nuovo di  una scenografica veduta dell’anfiteatro sebino, con vista sulle Torbiere, sul lago, su Montisola, sul Guglielmo.
Basta averlo alle spalle?Oggi sì. Domani ?
Si sperava che almeno questo storico tracciato potesse costituire un limite  insormontabile, in grado di fermare l’urbanizzazione che opprime sempre più la vista e  l’habitat naturale. Invece è in dirittura d’arrivo un intervento alla grande: proprio a lato del già ingombrante centro commerciale, sempre in zona di protezione comunale della Riserva,  in continuità fisica e visuale con la stessa, con variante al PRG si vuole la trasformazione  di ben 28.500 mq di area agricola di salvaguardia, per realizzare altre strutture turistico-ricettive, un’altra volta  naturalmente al servizio del sistema di accoglienza per la Riserva Naturale. Qui niente recupero di edifici preesistenti con cambio di destinazione d’uso maggiormente compatibile con le finalità del sito: no, qui sarà tutto nuovo fiammante!
E le stelle stanno a guardare.

 

Maria Bersi
Corte Franca, ottobre 2005

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