articolo

Fonte: Giornale di Brescia 13 agosto 2010

 

Prevenire la «dermatite del bagnante»

 

Dall’Asl alcuni consigli per evitare eritemi dovuti ai troppi uccelli acquatici nel lago

Una famigliola di svassi: sul Sebino ci sono quasi 800 esemplari
LAGO D’ISEO Reazioni allergiche, pruriti, eritemi assai fastidiosi. Sono spesso le conseguenze spiacevoli di esposizioni solari troppo prolungate o senza adeguate protezioni. Sul Sebino il loro manifestarsi appare invece legato alla presenza di troppi uccelli nelle acque del lago, che causerebbe la cosiddetta «dermatite del bagnante», un fenomeno «non anomalo», come indica l’Asl, «ma accentuato nel caso di accumulo di sostanze organiche presso la riva e di un aumento del numero di uccelli acquatici».
Il disturbo – spiegano dall’Asl – è una irritazione cutanea dovuta a un parassita, denominato Trichobilharzia ocellata, che ha come ospite abituale uccelli acquatici e molluschi, ma che può infastidire anche l’uomo, nel caso accidentalmente si trovasse nelle sue vicinanze, soprattutto durante le ore più luminose e calde della giornata. Il sistema immunitario umano, tuttavia, riconosce questi elementi estranei che penetrano nell’epidermide e fa in modo che non passino oltre. Niente di preoccupante, insomma: «Non esistono dei rischi per la salute umana – si legge nella nota dell’Asl – ma solo il disagio per alcuni soggetti più sensibili, di una reazione infiammatoria e allergica, (eritemi molto pruriginosi, talvolta caratterizzati nei giorni seguenti dalla comparsa di papule con un punto centrale ben distinguibile), che si risolve, di norma, in qualche giorno».
«Comunque – continua la circolare – il fastidio arrecato all’uomo può essere limitato seguendo alcune regole base di prevenzione: non immergersi durante le ore più luminose e calde della giornata; ungere la pelle con oli solari prima di fare il bagno; nuotare lontano dalla riva; asciugarsi immediatamente, strofinando l’asciugamano sulla cute, una volta usciti dall’acqua».
«In via generale – consiglia l’Asl – sarebbe raccomandabile non dare da mangiare agli uccelli acquatici, al fine di evitare un loro addomesticamento e il conseguente aumento numerico della popolazione». La cui consistenza è ricavabile dal censimento degli uccelli acquatici svernanti in Lombardia redatto dall’Università di Pavia (i dati sono del 2009). In totale sul Sebino vi sarebbero circa 4.500 volatili: 739 svassi e 510 tuffetti, 176 cormorani e dieci aironi cinerini, 143 cigni reali, 1.719 folaghe, 510 anatre di superficie e 630 gabbiani.
Veronica Massussi

Articolo: Check up sul Sebino: alghe e inquinamento vengono… «a galla»

Fonte: Giornale di Brescia 11 agosto 2010

Check up sul Sebino:
alghe e inquinamento
vengono… «a galla»

 

Gli allarmanti risultati delle ricerche effettuate dall’Università di Brescia
e dagli atenei di Western Australia, Cambridge, Tracia e Bicocca

Gli esperti hanno accertato che non avviene più il rimescolamento delle acque: gran parte dell’inquinamento, così, resta in superficie
LAGO D’ISEO Le acque in superficie sono le più inquinate del lago. Ma anche quelle profonde, povere come sono di ossigeno, non se la passano troppo bene. Questo il risultato della ricerca internazionale condotta sul Sebino dall’Università di Brescia, in collaborazione con gli atenei del Western Australia, di Cambridge, della Tracia e della Bicocca di Milano. I ricercatori impegnati nelle rilevazioni effettuate fino al 29 luglio scorso, e nelle successive elaborazioni dei dati, sono quindici, coordinati dal professor Marco Pilotti, docente d’idrodinamica nell’ateneo cittadino e da Jorg Imberger, limnologo direttore del centro Cwr (Centre of water research) australiano.
L’«eutrofizzazione»
«La prima fase ha riguardato l’acquisizione dei dati ambientali per poter risolvere due quesiti fondamentali – spiega Pilotti -: quelli relativi all’apporto dei nutrienti dal bacino di monte e alle conseguenze del cambio climatico, nonché allo scioglimento del ghiacciaio».
Il lago d’Iseo infatti soffre di «eutrofizzazione», vale a dire di apporto squilibrato in eccesso di nutrienti, dovuto al fiume Oglio che ancora una volta è l’incriminato principale della salute delle acque del lago. Proprio l’eutrofizzazione favorisce infatti la sgradevole fioritura di alghe (il «bloom»); inoltre gli inquinanti non si miscelano più, come avveniva un tempo, con le acque più profonde, ma rimangono tutti a livello superficiale. Come se non bastasse, l’Oglio è ancora privo della centralina di rilevazione dei valori chimici: quella di Costa Volpino è guasta da tempo.
Poco ossigeno sul fondo
Ciò che si è rilevato fino ad ora è la completa «anossia», cioè la mancanza di ossigeno del fondo del lago che invece fino agli anni Ottanta aveva un ricircolo annuale nel periodo invernale, durante l’abbassamento delle temperature. Perché si è bloccato questo processo di circolazione? Che cosa accadrà in futuro se le temperature invernali aumenteranno? Saranno possibili interventi per bloccare questi fenomeni? Sono le domande alle quali vogliono giungere gli scienziati, quesiti che riguardano da vicino la qualità della vita del lago e dei suoi fruitori.
«Per dare una risposta che oggi ancora non è stata formulata, abbiamo messo in campo una metodologia di tipo modellistico – prosegue Pilotti – consistente nel monitoraggio di vari parametri con diversi tipi di strumenti».
Così, nello scorso mese di novembre è stata posizionata in mezzo al lago una stazione di misurazione dei parametri meteorologici e della temperatura dei primi 50 metri di colonna d’acqua; dal 15 luglio alla fine del mese scorso sono stati attrezzati dieci punti di misura in tutto il lago (meteo, temperatura in ingresso e uscita della portata), utilizzando una sonda fino a 150 metri di profondità che ha acquisito in tempo reale, cinquanta volte al secondo, i parametri chimici, fisici e microbiologici inviati al sistema informativo in rete. I ricercatori hanno elaborato i dati che oggi sono reperibili su un sito accessibile a tutti:www.cwr.uwa.edu.au. L’auspicio, per Pilotti e gli enti che contribuiscono alla ricerca (Consorzio gestione laghi, Provincia di Bergamo e Comunità Montana dei laghi bergamaschi) è che la ricerca possa proseguire nel tempo per trovare quelle risposte che possono garantire un futuro di qualità alle acque del lago d’Iseo e a tutto l’ecosistema circostante.
Veronica Massussi 

passeggiata

Il circolo Legambiente Bassosebino propone una passeggiata estiva

ALLA RICERCA DELLA
CAMPANULA DELL’ARCIDUCA RAINERI

sul Monte Guglielmo

http://www.laschiribilla.it/immagini/foto/flora/campanula%20raineri%20perpenti.JPG

 

DOMENICA 1 agosto

Ritrovo alla Croce di Marone ore 8.30 (dove si può arrivare in automobile) e partenza a piedi per
rifugio Almici sul Golem: da lì, guidati dal nostro Angelo Danesi,
si parte alla ricerca della
bellissima e rara campanula, un endemismo della zona.

 

Pranzo al sacco (o presso il rifugio, ma non è sicuro
trovare posto di domenica)
Dislivello salita a piedi circa 700 metri su strada facile
( 2 ore o poco più)

per ulteriori informazioni: legambiente.bassosebino@gmail.com

refrigerio in torbiera

Dopo gli accurati preparativi primaverili (v. post sui roseti divelti) per rendere accogliente il lido, qual è una delle cose che in assoluto regala un attimo di meraviglioso refrigerio quando l’afa ci assilla?

Un bel tuffo in torbiera, naturalmente! Cioè nel Sito di Importanza Comunitaria che il prossimo anno si appresta ad essere riconosciuto come Zona Speciale di Conservazione!

 

strappata la piantumazione…libera balneazione…

 

http://www.laschiribilla.it/immagini/abusi/lido%2017.07.jpg

Confronto sul PGT di Iseo

Al fine di contribuire al dibattito in corso sui temi pianificatori principali riguardanti il PGT di Iseo, su invito dell’Osservatorio Cittadino La Schiribilla ha presentato in questa prima fase di confronto un documento in cui viene sintetizzato il punto di vista dell’Associazione.

Leggi qui:
http://www.laschiribilla.it/DOCS/doc.2010/PGT%20Iseo%20luglio%202010.pdf

appuntamento

iniziativa del Gruppo Iseo Immagine

 

Lunedì 12 luglio

 

 ore 21.30, presso il chiostro del Castello Oldofredi di Iseo,

 

per il ciclo

 

“Immagini sotto le stelle”, “Immagini della nostra terra”

 

 proiezione in dissolvenza della sequenza di diapositive:

 

“Terra di Franciacorta” di Lionello Marini e

 

videoproiezioni di immagini fisse: “Acqua di monte” e “Spaventapasseri”di Angelo Danesi.

 

(in caso di maltempo nell’Audutorium del Castello Oldofredi)

lettera al direttore

fonte: Giornale di Brescia 17 giugno 2010

Laghetto Sala e Centro polivalente

Siamo un gruppo di geologi che lavora nel Bresciano e vogliamo segnalare un problema che ci sta particolarmente a cuore a motivo della sua gravità e dei valori paesistico-ambientali che coinvolge.
Il Comune di Adro nell'ottobre 2009 ha approvato, in variante al Prg vigente, un progetto che prevede la realizzazione di un centro polivalente composto da una struttura alberghiera, un auditorium, una galleria con uffici ed alcune unità abitative, a ridosso del laghetto del Sala, nella conca che lo circonda ed anche all'interno dello specchio d'acqua.

Il laghetto del Sala costituisce una forma assolutamente unica sull'arco collinare principale dell'anfiteatro morenico sebino e rappresenta un segno di grande rilevanza per la storia geologica del territorio della Franciacorta.
È situato in una depressione che si è prodotta in una fase di ritiro del ghiacciaio che ha generato l'anfiteatro morenico. La depressione ha ospitato un bacino lacustre che si è lentamente riempito di materiale fine e di vegetazione, trasformandosi in torbiera, come è successo per le torbiere di Iseo. La differenza tra il laghetto del Sala e le torbiere di Iseo è dovuta all'età, in quanto il laghetto del Sala è legato a cerchie più antiche, in cui, come detto, rappresenta l'unica struttura di questo tipo rimasta.

Come le torbiere di Iseo, anche la torbiera del Sala è stata riattivata come specchio d'acqua dall'escavazione della torba e poi, nel tempo, si è spontaneamente rinaturalizzata.

Nel censimento delle zone umide della pianura bresciana e degli anfiteatri morenici dei laghi d'Iseo e di Garda, effettuato da Silvio Frattini per il Museo civico di Scienze naturali di Brescia nel 2008, il laghetto del Sala è censito con il n.1 e la zona umida viene definita «di notevole importanza naturalistica per l'elevata diversificazione floristica e vegetazionale, comprendente tra l'altro un bosco idrofilo e specie di particolare rilevanza geobotanica». Si osserva inoltre che «il laghetto Sala è inserito in un'ampia conca caratterizzata da dolci pendii con prati falciati alternati a macchie boscose che, con i vicini rilievi prealpini, formano un paesaggio di non comune bellezza, meritevole di attenta protezione».

La tutela delle zone umide è contenuta sia nel Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Brescia (Ptcp), sia nel Piano territoriale paesistico regionale (Ptpr). La tutela della zona umida comporta il divieto di qualsiasi intervento che ne depauperi il grado di naturalità (art.76 del Ptcp) e necessita della salvaguardia anche del territorio circostante tramite la previsione di un'ampia zona di rispetto da definirsi sulla base delle caratteristiche geomorfologiche, idrogeologiche, naturalistiche e paesistiche, come espressamente indicato negli Indirizzi di Tutela del Ptpr.

Troppo spesso in passato zone umide di notevole importanza naturalistica sono state ridotte a laghetti ad uso ricreativo e dunque completamente snaturate per un malinteso concetto di valorizzazione delle risorse naturali.
Per concludere: il fatto che a promuovere il progetto del centro alberghiero sia un soggetto con finalità sociali non può costituire motivo per compromettere in modo irreversibile un ambiente di grande interesse geomorfologico, oltre che naturalistico e paesistico.

Da qui l'auspicio di un ravvedimento dell'Amministrazione comunale di Adro, nonché di un rigoroso controllo da parte degli enti preposti alla tutela ambientale e paesaggistica.
Laura Ziliani
Seguono 30 firme