La questione delle nutrie

articolo tratto dal Giornale di Brescia, 5 ottobre 2009

lettera al direttore

SCRIVE L'ASSESSORE

La Provincia e la questione delle nutrie

L'articolo firmato da Flavio Archetti sull'emergenza nutrie sul lago d'Iseo, pubblicato il 23 settembre, mi offre lo spunto per far conoscere a grandi linee ciò che l'Assessorato provinciale fa, da ormai un decennio, per arginare la diffusione del roditore.
È fenomeno ormai generalmente conosciuto, soprattutto nella Bassa bresciana, che la proliferazione della nutria, dovuta alla sua elevata capacità riproduttiva e all'assenza in natura di nemici naturali, crea gravi problemi all'ambiente, ai coltivi e agli argini dei corsi d'acqua.
La sua presenza viene adesso segnalata anche lungo gli argini del Basso Garda e delle Torbiere del Sebino, zone particolarmente vulnerabili e sensibili.
Di fronte ad un problema siffatto, il primo impulso è quello di procedere ad una drastica eradicazione della specie. Questo è però difficile da realizzare poiché la nutria, diversamente dalle talpe, ratti, topi e arvicole è considerata fauna selvatica, anche se esclusa dalle specie cacciabili in via ordinaria.
Neppure può essere catalogata tra gli animali nocivi, dal momento che la normativa in materia ha ritenuto da tempo di abolirne il concetto, oltre che togliere di mezzo l'elenco delle specie una volta considerate antagoniste della fauna selvatica.
La possibilità di intervenire è adesso disciplinata da regole precise stabilite dal legislatore regionale, che consentono alle Province, in assenza di altri rimedi, di poter effettuare il controllo delle specie di fauna selvatica (o inselvatichita) che sia di pregiudizio al patrimonio zootecnico, agro-forestale, per la salute pubblica ecc.., mediante piani di abbattimento, avvalendosi all'occorrenza dei propri agenti, delle guardie volontarie e di operatori espressamente autorizzati e selezionati attraverso specifici corsi di preparazione.
Il fenomeno della diffusione della nutria (Myocastor coypus) è stato da noi monitorato già nel corso dell'anno 2000.
Le risultanze delle prime indagini svolte sul campo hanno subito fatto chiaramente intendere che le preoccupazioni degli agricoltori e degli stessi amministratori locali erano tutt'altro che infondate.
L'Assessorato provinciale si attivò quindi immediatamente e, per prima cosa, acquistò un notevole quantitativo di gabbie-trappola per la cattura ecologica della specie, distribuendole gratuitamente ai proprietari dei fondi e agli agricoltori delle zone più colpite. Nel contempo, organizzò appositi corsi di preparazione per operatori volontari, con lezioni teoriche in aula e pratiche sul terreno.
In seguito, è stato quindi redatto un piano di contenimento, i cui elementi essenziali sono racchiusi nei seguenti dati: superficie territoriale interessata: 222.188 Ha; Comuni interessati: 113; operatori impiegati: oltre agli agenti della Polizia provinciale, 20 guardie volontarie e circa 300 operatori abilitati; gabbie distribuite: 2.050; nutrie catturate nel corso del 2008: 7.500 circa.
Va pure aggiunto che sul territorio sono stati individuati e messi a disposizione dai Comuni coinvolti alcuni centri per la temporanea conservazione delle carcasse e per la custodia del materiale di cattura. Oggi si può dire che la rete organizzativa è consolidata e il personale addetto è professionalmente adeguato e può contare su di un numeroso gruppo di operatori guidati dalla guardia volontaria Giampietro Marchesini e coordinati dalla Polizia provinciale.
È tuttavia giusto dire che, per effetto dei vincoli imposti e sopra brevemente ricordati, la lotta alla nutria, fino a pochi anni fa meno prosaicamente nota come castorino, resta tuttora assai impegnativa.
Quest'ultima considerazione mi offre anche lo spunto per suggerire, a chi è impegnato a fare proposte di modifica della vigente legge quadro in materia di caccia, di aggiungere la specie alle talpe, ai ratti, ai topi propriamente detti e alle arvicole. Sarebbe un passo decisivo per contenerne la diffusione in modo duraturo e meno complicato.
Alessandro Sala
Assessore provinciale alla Caccia

Emergenza nutrie sul Lago d’Iseo

Tratto ed adattato dal Giornale di Brescia, 23 settembre 2009

Gli esemplari di questo roditore di origine sudamericana sembrano essere in deciso aumento

Potrebbero creare problemi alla stabilità delle sponde dei bacini: si muovono scavando negli argini

La nutria, detta anche comunemente «castorino», è un mammifero roditore
LAGO D'ISEO Dopo aver colonizzato vari fiumi italiani (il caso più chiacchierato è quello del Tevere), parte della pianura padana (soprattutto le zone acquose delle risaie), il parco del Mincio, quello del Po e dell'Oglio, pare che ora le nutrie siano arrivate anche alla Riserva delle Torbiere del Sebino. La presenza di questi grossi vegetariani di origine sudamericana, di fatto un incrocio tra i topi e i castori, è testimoniata da alcune fotografie inviateci da un lettore che venerdì scorso ne ha visto un esemplare morto al lato della provinciale XI Iseo-Rovato, proprio sul confine con il lato nord-ovest della Riserva.
Tredici piccoli a «cucciolata»
Se da un lato la presenza di un esemplare non rappresenta di certo la prova dell'insediamento di una colonia, e quindi non legittima reazioni allarmate, dall'altro è pur vero che questa specie è tristemente famosa per la grande capacità di insediamento e proliferazione nei territori che raggiunge, essendo la femmina capace di partorire fino a 13 cuccioli per volta e, in buone condizioni ambientali, di farlo anche tre volte all'anno. Non va infatti dimenticato che nelle campagne del sud ovest milanese la nutria sta provocando una vera e propria emergenza ambientale, avendo messo a repentaglio i raccolti delle coltivazioni di riso, cosa che ha spinto la Provincia di Milano a distribuire all'inizio di quest'anno circa 5.000 trappole ai contadini. Del problema s'è occupato recentemente anche il Gal (Gruppo di azione locale) Oglio-Po, a testimonianza del fatto che dopo aver colonizzato il sud della regione oggi il «castorino» (che a dispetto del nomignolo può raggiungere i 10 chili di peso) sta raggiungendo anche il nord.

«Non è una buona notizia»
«Che la nutria abbia raggiunto le Torbiere non è una buona notizia, ma si tratta comunque di un evento nell'ordine delle cose – spiega Loris Alborali, uno degli esperti scientifici di animali del Consorzio delle Torbiere – visto che in provincia di Brescia è presente da tempo. Nella Riserva fino ad oggi non è stato notato nulla di anomalo e la sua presenza è passata praticamente inosservata, segno che la diffusione dovrebbe essere ancora contenuta».
Quale potrebbe essere il suo impatto su una zona dall'ecosistema delicato come quella delle Torbiere sebine? «Nella sua operosità la nutria potrebbe creare problemi alla stabilità delle sponde dei bacini – continua Alborali – perché si muove scavando negli argini, ma la sua proliferazione potrebbe anche creare problemi alle colonie degli altri animali». Il fatto è comunque nuovo. «Non abbiamo mai sentito parlare di nutrie sul Sebino – precisa Angelo Danesi dell'associazione ambientalista La Schiribilla – nè mai ci sono state fatte segnalazioni».

Tipica del Sudamerica, come ha potuto la nutria giungere fin da noi? Fino a pochi anni fa veniva allevata per la produzione di pellicce, vendute con il nome di «castorino». Quando questa attività non è più risultata conveniente, soprattutto per gli alti costi legati alla mano d'opera e alla concia della pelliccia, tutti gli allevamenti hanno cessato di operare e il più semplice sistema per liberarsi degli animali ospitati è stata di liberarli.
Gli animali hanno poi trovato nelle acque dolci interne ambienti assai favorevoli e, più o meno velocemente, hanno colonizzato vasti territori, costituendo grandi popolazioni selvatiche che oggi hanno raggiunto anche il Sebino.
Flavio Archetti

CHE COS'È La nutria (Myocastor coypus Molina), detta anche comunemente «castorino», è un mammifero roditore originario del Sud America. A seguito della introduzione per lo sfruttamento commerciale della sua pelliccia la nutria si è naturalizzata in diversi Paesi europei.

LA STRADA PROVINCIALE Pare che ora le nutrie siano arrivate anche alla Riserva delle Torbiere del Sebino. La presenza di questi grossi vegetariani è testimoniata da alcune fotografie inviateci da un lettore che venerdì scorso ne ha visto un esemplare morto al lato della provinciale XI Iseo-Rovato.

ACQUE DOLCI INTERNE Questi animali hanno trovato nelle acque dolci interne ambienti assai favorevoli e, più o meno velocemente, hanno colonizzato vasti territori, costituendo grandi popolazioni selvatiche che oggi hanno raggiunto anche la Riserva delle Torbiere sul lago d'Iseo.