Articolo.”Torbiere, i capanni da caccia nel mirino degli ambientalisti”

Di seguito l’articolo uscito dopo il comunicato dell’associazione fatto circolare nei giorni scorsi. Un “botta e risposta”…che, a nostro avviso, non chiude la questione…

Bresciaoggi, mercoledì 31 ottobre 2012 – PROVINCIA – Pagina 27

AMBIENTE E TERRITORIO. L´associazione «la Schiribilla» contesta l´ente gestore per avere detto «sì» all´insediamento

Torbiere, i capanni da caccia nel mirino degli ambientalisti

Giuseppe Zani

«La riserva è accerchiata. E non sono state rispettate le distanze minime» Ma Lecchi non ci sta: «Tutto in regola. Il nostro parere? Non è vincolante»

L´associazione ambientalista «la Schiribilla» spara di nuovo ad alzo zero contro l´ente gestore delle Torbiere sebine e contro i 10 capanni da caccia galleggianti che, disposti come un linea Maginot sul fronte-lago delle lamette, nella foppa di Clusane, hanno (sino al prossimo 20 febbraio) il permesso di intercettare gli uccelli acquatici in arrivo da nord e diretti nella riserva naturale per una sosta ristoratrice.

«SCONCERTANTE», per «la Schiribilla», che Giovanni Lecchi, presidente dell´ente gestore delle Torbiere, abbia dato il suo benestare al posizionamento sul lago delle postazioni da caccia in questione in vista della stagione venatoria 2012-2013. Tanto più che i capanni galleggianti, sempre secondo l´associazione, non rispettano le distanze di legge.

«Esaminando la mappa depositata – denunciano gli ambientalisti -, salta all´occhio che certamente gli appostamenti venatori sono oltre il perimetro della riserva, ma a una distanza inferiore ai 400 metri dal confine segnalato da boe dell´area protetta». E invece la legge regionale 26 del 16 agosto 1993, citata da «la Schiribila», dispone che – comma 7, articolo 25 – «non è consentito impiantare appostamenti fissi da caccia a distanza inferiore ai 400 metri dai confini delle oasi di protezione, delle zone di ripopolamento e cattura, nonché dei parchi nazionali e riserve naturali». I 400 metri, che dovrebbero essere «la distanza di sicurezza», sono stati calcolati – a detta degli ambientalisti – dalle postazioni di caccia al margine esterno del canneto, ben dentro quindi il limite dell´area protetta.

«Abbiamo anche il dubbio – aggiungono in conclusione – che il confine della riserva tracciato sulla planimetria non corrisponda alla nuova perimetrazione del sito, che è stata modificata per collimare con quella del Sito di interesse comunitario-Zona protetta sensibile IT2070020».

Giovanni Lecchi conferma di aver detto di sì al posizionamento di 10 capanni davanti alle lamette a lago, lo scorso 2 luglio, rispondendo al Consorzio dei tre laghi, che è l´autorità preposta alla gestione delle acque demaniali. «Ma il nostro parere non è vincolante – spiega -. Del resto non avrei potuto dire di no, poiché gli appostamenti risultano essere fuori del perimetro di mia competenza, il perimetro della riserva. Vorrà dire che l´anno prossimo non esprimerò nessun parere, lasciando scadere i termini per la risposta».

Quanto alla contestazione relativa ai 400 metri, a sentire Lecchi, sia i tecnici che il Comitato scientifico della riserva sostengono che è tutto regolare: i capanni sono oltre i 400 metri di rispetto.(Fonte: Bresciaoggi Clic – 31 .10.2012 Articolo)

una veduta delle Torbiere dal Corno di Provaglio d’Iseo

COMUNICATO: LAMETTE, CAPANNI DA CACCIA, MANTENERE LE DISTANZE DI LEGGE!

Lamette, capanni da caccia: mantenere le distanze di legge!

Ritorniamo sulla questione dei capanni da caccia che da quest’anno si dispongono, come

Marzaiole in volo

di consueto, nell’unica zona del Basso Sebino dove si può esercitare la caccia agli acquatici, prevalentemente anatidi che si trovano in quegli specchi d’acqua perché c’è la riserva. Gli appostamenti sono in larga parte collocati proprio di fronte all’area protetta, che, al contrario, ha come scopo la salvaguardia di una zona adatta alla sosta e nidificazione dell’avifauna.

 Come già riferito, fra i pareri preventivamente chiesti dal Consorzio Laghi, che ha rilasciato l’autorizzazione al posizionamento in acque demaniali, figura anche quello favorevole dell’Ente gestore della Riserva, fatto che ha generato sconcerto, tanto più che non vi è traccia della raccomandazione, indicata nel nuovo Piano di gestione, di sospendere l’attività venatoria in occasione delle gelate invernali.

 L’Ente della riserva motiva il proprio assenso, in quanto, dalla planimetria depositata, i capanni da caccia risultano essere oltre il perimetro della Riserva Naturale (indicato nella mappa dalle “boe delimitazione canneto”).

Esaminando la mappa, salta all’occhio che certamente gli appostamenti venatori sono oltre il perimetro della riserva, ma a una distanza inferiore ai 400 metri dal confine dell’area protetta, contrariamente a quanto prevede la Legge Regionale 16 agosto 1993, n. 26 l’art. 25 comma 7: non è consentito impiantare appostamenti fissi di caccia a distanza inferiore a quattrocento metri dai confini delle oasi di protezione, delle zone di ripopolamento e cattura, nonché dei parchi nazionali e riserve naturaliQuella che dovrebbe essere “la distanza di sicurezza” è infatti stata calcolata dalle postazioni dei capanni fin dentro il confine dell’area protetta, andando ben oltre il limite della stessa.

Abbiamo anche il dubbio che il confine della riserva tracciato sulla planimetria non corrisponda alla nuova perimetrazione del sito, che è stata modificata per collimare con quella del SIC/ZPS (IT2070020).

Per quali ragioni è potuto accadere tutto ciò? Interessante sarebbe anche sapere cosa ne pensano i cittadini di tutte queste “anomalie”.

L’associazione fa appello agli Enti competenti e, in primis, all’Ente gestore responsabile della tutela della riserva, affinché sia assicurato il pieno rispetto delle disposizioni di legge. 

Qui il comunicato da diffonderecomunicato capanni 27 ott.2012

 

Lamette, capanni caccia: l’Ente gestore ha le mani legate?

Trascriviamo di seguito l’articolo uscito sul Giornale di Brescia del 10 ottobre, nel quale l’Ente gestore della Riserva si dichiara impossibilitato a intervenire sulla questione da noi sollevata circa i capanni da caccia. Si legge, fra l’altro, che “purtroppo non abbiamo strumenti per opporci se non sullo stesso territorio della Riserva“. In verità la normativa a tutela dei siti Natura 2000 prevede la sottoposizione a valutazione d’incidenza anche degli interventi che ricadono in ambiti esterni al perimetro dei siti, se siano ritenuti suscettibili di produrre incidenze significative sull’area protetta. E che la questione in ballo  possa produrre incidenze è detto chiaro nel nuovo Piano di gestione della riserva.

GIORNALE DI BRESCIA MERCOLEDÌ 10 OTTOBRE 2012

Capanni di caccia galleggianti: scoppia la polemica

ISEO Tra Clusane d’Iseo e Iseo, nella fascia a lago di fronte alle Lamette, porzione lacustre della Riserva delle Torbiere del Sebino, i capanni di caccia galleggianti, allestiti in vista della stagione venatoria, aumenteranno di numero raggiungendo la decina, autorizzati dal Consorzio di gestione del lago d’Iseo, Endine e Moro. Si incrementa così un’attività che pare una vera e propria «trappola» per l’avifauna, tutelata invece dal Piano di gestione della Riserva.

«Da molti anni abbiamo rilevato come tali postazioni potrebbero arrecare grave danno all’avifauna che popola la riserva – segnala l’associazione ambientalista La Schiribilla -, sia nella fase delle migrazioni che nel periodo delle gelate invernali, quando l’acqua delle vasche si congela e gli uccelli volano verso i bassi fondali del lago alla ricerca di cibo. E per di più abbiamo letto con sconcerto che l’Ente gestore della Riserva ha espresso parere favorevole ad un ulteriore dispiegamento di capanni».

Per questo tipo di caccia, la stagione venatoria si è aperta domenica scorsa e si concluderà il 31 gennaio 2013. «La questione tuttavia è ben presente anche allo stesso Ente, che durante l’iter del nuovo Piano di gestione, nell’aprile del 2009, aveva approvato una disposizione riguardante la sospensione dell’attività venatoria nel tratto prospiciente la Lametta, in occasione delle gelate invernali – continua la Schiribilla -. Dopo il vaglio della Regione, il piano definitivo deliberato a giugno di quest’anno continua a segnalare il problema, pur limitandosi a un’indicazione generale di sospendere l’attività durante le gelate».

«Purtroppo le indicazioni che sono state date non vengono prese in considerazione- giustifica il presidente dell’Ente della Riserva Gianni Lecchi- anzi, la Provincia ci ha risposto che non siamo noi l’autorità preposta a questo settore e quindi non possiamo intervenire in merito».

Il Piano di gestione prevede che i capanni siano posizionati a 400 metri dalla riserva; ma fuori dalla riserva sembra che chi si occupa di tutela non abbia più vo- ce in capitolo.

«Ho addirittura richiesto al Consorzio di gestione dei laghi d’Iseo, Endine e Moro di non scriverci più per ricevere i nostri pareri visto che non abbiamo alcuna autorità – conclude Lecchi -, purtroppo non abbiamo strumenti per opporci se non sullo stesso territorio della Riserva».  Veronica Massussi

COMUNICATO. LAMETTE, CAPANNI DA CACCIA: L’ENTE GESTORE HA DETTO SÌ

5 ottobre 2012

Lamette, capanni da caccia: l’Ente gestore ha detto sì                                         Come di consueto, nei giorni scorsi sono stati ancorati nella fascia del lago d’Iseo di fronte alle Lamette gli appostamenti fissi da caccia agli acquatici: per ora risulterebbero ancora sei, nonostante purtroppo ne siano stati autorizzati altri (in totale una decina) dal Consorzio per la Gestione Associata dei laghi d’Iseo, Endine e Moro, come reso noto in un recente articolo di stampa (v. Articolo e commento: “Davanti alle Torbiere una «linea Maginot» di capanni da caccia”). Per questo tipo di caccia, la stagione venatoria si apre da oggi 7 ottobre e si conclude il 31 gennaio 2013.

Da molti anni abbiamo rilevato come tali postazioni potrebbero arrecare grave danno all’avifauna che popola la riserva, sia nella fase delle migrazioni che nel periodo delle gelate invernali, quando gli uccelli si concentrano in quei bassi fondali alla ricerca di cibo per sopravvivere.

La questione è ben presente anche allo stesso Ente gestore della riserva, il quale, infatti, nelle varie fasi dell’iter del nuovo Piano di gestione, nell’aprile del 2009 aveva approvato una disposizione all’interno dell’art. 3.4.2 (Strategie, azioni e indicatori dello stato di conservazione delle specie faunistiche di cui all’allegato I della Direttiva Uccelli 79/409/CEE): per la tutela dell’avifauna è prevista la sospensione dell’attività venatoria nel tratto prospiciente la lametta in occasione delle gelate invernali.

Dopo il vaglio della Regione, il Piano definitamente deliberato nel giugno di quest’anno continua a segnalare il problema, pur limitandosi a un’indicazione generale di sospendere l’attività venatoria nel tratto prospiciente la lametta in occasione delle gelate invernali.

Abbiamo voluto ricostruire queste tappe dopo aver reperito qualche giorno fa la determinazione del Consorzio per la Gestione Associata dei laghi, nella quale abbiamo letto con sconcerto che l’Ente gestore della riserva delle Torbiere ha espresso parere favorevole ad un ulteriore dispiegamento dei capanni.

estratto da: determinazione del Consorzio laghi- del 04.09.2012

Non conosciamo i motivi di quest’assenso, immaginiamo che sia stato valutato che non vi è nessuna incidenza sul Sito Natura 2000!

Ma allora perché nel nuovo Piano di gestione il problema è stato invece sollevato? A noi “sembra” una contraddizione…

 

Qui il testo integrale della determinazione: Concessione deman Consorzio gest laghi- iseo

Articolo e commento: “Davanti alle Torbiere una «linea Maginot» di capanni da caccia”

Fonte. Bresciaoggi, mercoledì 29 agosto 2012

ISEO. Nel mirino la selvaggina di passo

Davanti alle Torbiere una «linea Maginot» di capanni da caccia

Le postazioni aumentano da 6 a 10 Resteranno da settembre a febbraio

 Si allunga la «linea Maginot» che, disposta sul fronte-lago delle lamette, cercherà di intercettare gli uccelli acquatici in arrivo da nord e diretti alla riserva delle Torbiere per una sosta ristoratrice. Crescono infatti da 6 a 10 i capanni da caccia che saranno posizionati nella foppa di Clusane, l´ansa lacustre tra Sassabanek e le. I capanni resteranno dal 17 settembre dal 20 febbraio. Le relative concessioni demaniali sono state rilasciate dal Consorzio dei laghi d´Iseo, d´Endine e Moro.

Chiusa la stagione venatoria, però, i capanni da caccia dovranno essere rimossi e allontanati persino dalla riva. Il loro stazionamento nella foppa di Clusane anche d´estate, in effetti, aveva contribuito- causa le granaglie sparse per alimentare le anatre da richiamo – a peggiorare la situazione igienica di quel tratto di lago. Troppi i volatili selvatici attirati dai capanni, avevano rilevato gli agenti della Polizia locale e provinciale. E troppe le deiezioni di uccelli in acqua rilevate dall´Asl. G.Z.

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Vista dalla parte dell’avifauna, la linea di difesa/protezione “Maginot” è la fascia tra i confini in acqua della riserva (dovrebbero essere segnalati da boe gialle, ma gli uccelli sapranno distinguere?) e i 400 metri di distanza imposti, da tale perimetro, ai capanni da caccia dalla normativa vigente.

Ricordiamo che quella antistante alle Lamette è l’unica zona del basso lago dove si può esercitare la caccia, ma è anche proprio quella che, essendo caratterizzata da bassi fondali, è adatta alla pastura per la maggior parte degli anatidi e dei rallidi delle Torbiere.

Soprattutto quando gli specchi d’acqua interni alla riserva gelano, agli uccelli non resta che uscire dal territorio “protetto”, concentrandosi verso il lago dove non c’è ghiaccio, cadendo in sostanza sotto il tiro dei cacciatori. Il problema è stato considerato anche dal nuovo Piano di gestione, che però si limita a un’indicazione generale di sospendere l’attività venatoria nel tratto prospiciente la lametta in occasione delle gelate invernali. 

Testimoni oculari hanno anche segnalato negli scorsi anni la presenza di bracconieri proprio in quella zona della riserva: con imbarcazioni e sventolando bandiere fanno alzare in volo gli uccelli acquatici, spingendoli oltre i confini dell’oasi.

La riserva delle torbiere del Sebino è una ZPS, cioè una Zona di Protezione Speciale, un sito dedicato alla conservazione dell’avifauna come previsto dall’articolo 4 della Direttiva Uccelli.  Consentire un aumento degli appostamenti di caccia è un CONTROSENSO!

 

articoli: Censimento Iwc: diminuiti gli «acquatici svernanti»

Fonte: Edizione:  Giornale di Brescia  5 aprile 2012

 

Sul Sebino volatili in calo ma è ritornata la gru
Censimento Iwc: diminuiti gli «acquatici svernanti»
ma si segnala anche il ritorno di alcuni esemplari

 

LAGO D’ISEO Appostamenti e nascondigli, zone d’osservazione, vista acuta e binocoli, ma anche metodo ed esperienza. Armati di doti, pazienza e di tanta passione, anche quest’inverno i volontari dell’Iwc (International waterbird census) hanno battuto palmo a palmo il lago d’Iseo e la riserva delle Torbiere, sfidando il gelo di dicembre e gennaio, per realizzare il censimento annuale degli «uccelli acquatici svernanti», quelli che scelgono la nostra terra per superare i rigori dell’inverno.
Coordinati dal provagliese (di Provezze) Marco Guerrini, gli «osservatori» hanno scoperto che tra il 2011 e il 2012 il numero delle specie ornitologiche presenti nell’area sebina ha subito un calo rispetto alla scorsa stagione: 21 contro 26. Rispetto al 2011, sono mancati all’appello nove tipi di uccelli pescatori, ma se ne sono anche visti quattro che l’anno scorso non c’erano. Tra gli assenti la strolaga mezzana, una tuffatrice abitante in Russia e Alaska; le anatre germanate, dirette discendenti del germano reale; la canapiglia, anatra di superficie che pesca immergendo solo la testa; il moriglione, anatide che predilige i grandi spazi aperti; la moretta, pescatrice con il ciuffo che riesce a scendere sott’acqua fino a 9 metri; il fistione turco, uccello acquatico originario della Turchia; il quattrocchi, anatra di colore bianco e nero; il martin pescatore, piccolo volatile con piumaggio sgargiante e becco affilatissimo; e il merlo acquaiolo, cacciatore dal petto bianco, goloso di insetti e pesciolini, che in Europa scende raramente in pianura e può vivere fino a 2000 metri di quota.
In compenso però, pur rimanendo in deficit per quanto riguarda la varietà, sugli specchi d’acqua del Sebino sono apparse quattro specie che l’inverno passato non si erano viste: pavoncella, smergo minore, airone bianco e gru, tutti presenti con un solo esemplare. Per la gru in particolare, avvistata più volte in tutta la sua imponenza nei mesi scorsi a Pisogne, si tratta di una presenza davvero eccezionale.
Per quest’anno i protagonisti della ricerca avifaunistica sono stati dodici, nove uomini e tre donne: oltre all’immancabile Guerrini c’erano Emanuele Forlani, Marco Fredi, Daniele Vezzoli, Paolo Trotti, Dario Quaranta, Stella Magrone, Francesca Giliani, Marta Musatti, Giorgio Garzetti, Luca Ilahiane e Andrea Zampatti. Giova ricordare che per l’Italia l’attività di censimento viene organizzata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), mentre a livello regionale le operazioni sono in capo all’Università degli studi di Pavia.
Per quanto riguarda i numeri, gli avvistamenti complessivi sono cresciuti rispetto all’anno passato. A trascinare il rialzo la colonia di svassi maggiori, passata da 600 a 1300 esemplari (di cui 1100 nella parte nord del lago), i gabbiani comuni, passati da 1000 a 1300, e i germani reali, incrementati da 550 a 600 esemplari. Aumenti anche per gli aironi cenerini (+17), i porciglioni (+12), i gabbiani reali (+23) e le gallinelle d’acqua (+6). In calo i cigni reali (da 130 a 80), le folaghe (da 1260 a 1180) e i tuffetti (da 88 a 44).

 

L’esperto «Senza canneti l’area diventerà meno ospitale»
LAGO D’ISEO Considerazioni e valutazioni dei dati, tra cali di presenze, incrementi e anomalie, le ha fornite Marco Guerrini, esperto di lavoro sul territorio e, contestualmente, responsabile numero uno del censimento Iwc.
Guerrini è un attento osservatore delle dinamiche che si sono verificate nell’ultimo decennio. Cosa emerge? Una riduzione generalizzata delle presenze più importanti, in qualche caso anche drastica. Ad esempio: il cigno reale è arrivato a 238 esemplari nel 2004 e oggi se ne contano 79; il moriglione e la moretta, che quest’inverno non sono stati avvistati, nel 2004 erano colonie che contavano rispettivamente 370 e 55 unità; allo stesso modo, lo svasso piccolo è sceso da quota 58 – raggiunta nel 2008 – ai soli 15 esemplari del 2012.
Che conclusioni si possono trarre da questi riscontri?
«Fondamentalmente il problema della presenza di questi uccelli pescatori è legata alla naturalità delle aree vicine all’acqua – riferisce Guerrini – e pare destinata a decrescere progressivamente in rapporto all’aumento delle urbanizzazioni che interesseranno la sponda del lago. È inutile nascondersi: estirpando i canneti, il Sebino è destinato a divenire una zona poco accogliente per questi uccelli, che trovano sempre meno cibo».
La razza che non subisce perdite è quella dei gabbiani. «L’osservazione è giusta ma questo dato ha una valenza relativa – precisa l’esperto -. Questo uccello infatti di giorno si reca in massa a mangiare nelle discariche e di sera torna a dormire sul lago. Con queste abitudini, gli individui non sono monitorabili come altre specie e il loro numero non è particolarmente significativo».
Tornando alle assenze, quest’inverno ha fatto molto freddo e le Torbiere sono rimaste ghiacciate per molti giorni. «Per le anatre pescatrici – conclude Guerrini – non potersi tuffare è un vero problema, che le spinge a dirigersi sul lago, e proprio nella zona confinante con la Riserva ci sono i capanni di caccia».

Articolo. Le Torbiere e il lago d’inverno: qui l’avifauna si è impoverita

fonte: Bresciaoggi, Lunedì 08 Marzo 2010

NATURA SEBINA. I risultati di un conteggio effettuato per l’International waterbird census

 

Le Torbiere e il lago d’inverno:
qui l’avifauna si è impoverita
Fausto Scolari
Uniche eccezioni i cormorani e la popolazione di svasso piccolo assenti il moriglione e la moretta e in diminuzione pure il cigno reale

Non si tratta di una ricerca con un’ampia scansione temporale, ma è comunque indicativa e interessante dal punto di vista scientifico, e ha fatto emergere un dato da confrontare ovviamente con i rilevamenti precedenti ma comunque importante: a parte cormorano e svasso piccolo, tutte le specie di uccelli acquatici prese in esame hanno fatto segnare una contrazione numerica. Stiamo parlando dei risultati del censimento invernale effettuato sul lago d’Iseo e nell’area della Riserva naturale delle Torbiere del Sebino.
Gli esiti del monitoraggio sono stati resi pubblici nei giorni scorsi dal coordinatore dell’attività dell’Iwc (International waterbird census) per il Sebino e le Torbiere: il provagliese (abita a Provezze) Marco Guerrini
«I conteggi dell’avifauna acquatica svernante in quest’area – spiega Guerrini – rientrano in un progetto a carattere europeo coordinato dall’Iwc. Per l’Italia questa stessa attività viene coordinata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (quell’Ispra, ex Istituto nazionale per la fauna selvatica, finito al centro dell’attenzione dei media a causa di un pesante programma di tagli e ridimensionamenti). E a livello regionale a sovrintendere alle operazioni è chiamata l’Università degli studi di Pavia attraverso Violetta Longoni, responsabile del progetto».
Come funziona? I censimenti vengono effettuati in forma volontaria con scopi puramente scientifici e statistici. Niente finanziamenti, insomma; e di conseguenza le rilevazioni non possono essere continuative. Ma sono comunque interessanti, ed ecco cosa è emerso negi giorni scorsi.
«La maggioranza dei soggetti svernanti – scrive Guerrini nella sua relazione – occupa le acque aperte del lago e in misura minore la zona delle Lame, all’interno delle Torbiere. Questo perchè nella riserva gli uccelli devono fare i conti col ghiaccio persistente, con gli scarichi fognari abusivi che alterano la flora e la fauna e anche con la pressione venatoria a ridosso della stessa».
Il conteggio attuato in Torbiera da Marco Guerrini e Emanuele Forlani il 10 gennaio e quello sul lago d’Iseo a cura sempre di Marco Guerrini, Emanuele Forlani e Giorgio Garzetti nella giornata dell’11 ha permesso di scoprire che lo svasso piccolo era presente con 22 unità (+11 rispetto al rilevamento del 2009), e lo svasso maggiore con 606 esemplari, calati di ben 149 unità rispetto all’anno scorso. I cormorani, considerati erroneamente nocivi per la pesca professionale, in quanto stando agli ornitologi effettuano una selezione predando pesci malati o debilitati, abitavano l’area in 414 (+109), mentre il cigno reale, la cui popolazione è costituita in parte da individui selvatici e in parte da soggetti introdotti dall’uomo, era sceso a 113 presenze (- 58).
Per finire non è stato avvistato alcun esemplare di due bellissime specie di anatre tuffatrici, ovvero il moriglione e la moretta, le cui presenze invernali – spiegano i tecnici – sono determinate dalle condizioni climatiche a livello continentale ma anche dalla caccia sul lago. In decremento anche le folaghe (1.063 capi con un meno 254) e il germano reale, con 335 animali censiti contro i 561 dello scorso anno. [FIRMA]
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