Avifauna in movimento. Stormo di gru in volo sulle torbiere

Riserva e lungolago d’Iseo: avifauna in movimento…avvistato anche uno stormo di gru

Appunti dell’11 marzo 2013                                                                                                         – Anche oggi davanti al lungolago 5 svassi piccoli:  sono lì da giorni, la settimana scorsa erano presenti 13 esemplari. Angelo Danesi

Iseo, svassi piccoli

– Ciao a tutti, serata in Lametta in compagnia di Daniele Vezzoli, anche se lo scopo era fare un giretto in Lama per cercare l’Anatra marmorizzata, il temporale in arrivo ci ha resi titubanti visto i nuvoloni che arrivavano, così abbiamo rinunciato e siamo rimasti al sicuro vicini alle auto…                                                                                                             Nonostante sembrasse non esserci quasi niente, un bel gruppone di fanelli  e storni girava continuamente fra gli alberi, un paio di rondini e, mentre aspettavamo di osservare qualche anatide, un gruppo  di 41 Gru  in formazione sopra la nostra testa diretta verso la sponda bergamasca, proprio verso il temporale; pochi minuti e le riosserviamo tornare indietro dirette  verso la campagna di Provaglio/Timoline, probabilmente per cercare un luogo dove passare la notte, quindi chi può, occhi aperti domattina in zona…

 Di contorno, un Tarabuso, due Albanelle reali di cui un maschio giovane, coppia di Falchi di palude, una Marzaiola maschio in volo e, quando quasi buio, 11 + 3  fistioni turchi in volo dalle Lame verso il lago, oltre ad altri piccoli anatidi purtroppo non identificati perché ormai troppo buio. Marco Guerrini (GRA)

fistione turco

Sale Marasino, sabato 9 marzo: Workshop rondini

La rondine è una piccola “certificatrice di qualità”. Infatti si riproduce con maggiore successo in strutture agricole tradizionali o circondate da prati da sfalcio e colture foraggere. L’industrializzazione, l’uso della chimica in agricoltura, la distruzione degli ecosistemi sono gravi minacce per la sopravvivenza di questi uccelli. E’ arrivato il momento di fare qualcosa…( http://www.aiutiamolerondini.org)

SALE MARASINO                                                                                                                  Sabato 9 marzo 2013                                                                                                                       presso la Comunità Montana del Sebino Bresciano (via Roma 41)                                       si svolge il convegno                                                                                                                   “è ora di aiutare le rondini”

In programma l’intervento delle G.E.V. (Guardie Ecologiche Volontarie) della Comunità montana, del dott. Roberto Ambrosini che relaziona in merito agli esiti dell’attività svolta nel 2012; di seguito un approfondimento sui lepidotteri e il laboratorio delle idee. Dalle ore 15 alle 17 è prevista l’escursione  (facoltativa) alla scoperta del territorio.                                La locandina dell’evento: Workshop rondini

Qui un articolo di stampa:Tanti capannoni, poche stalle:
alle rondini servono nuovi nidi

 

Riserva: alcuni dati sul censimento agli acquatici

31 dicembre 2012, numerose folaghe in Lametta

Sabato scorso, 12 gennaio 2013, è stato effettuato il censimento degli acquatici svernanti in Lama e Lametta a cura dei soci del GRA (Gruppo Ricerca Avifauna). Tra i dati interessanti di cui siamo venuti a conoscenza:

37 Morette,

5 Moriglioni,

6 Fistioni turchi,

2 Volpoche,

4 Falchi di palude,

2 Albanelle reali,

3 Aironi bianchi maggiori,

406 Cormorani al dormitorio

240 Folaghe presenti all’interno delle Lamette: solitamente il contingente svernante sostava un po’ più al largo, nelle acque del lago a ridosso del canneto, a tiro dei capannisti, ma questi uccelli acquatici sembrano aver capito dove si sta al sicuro…

Articolo: “Cinque Comuni amici delle rondini”

LIPU: come distinguere rondini, balestruccio e rondone

Fonte: Giornale di Brescia 11 settembre 2012

Cinque Comuni amici delle rondini

Prosegue nelle cascine di Iseo, Ome, Monticelli Brusati, Provaglio e Rodengo il progetto di ricerca coordinato dall’Università degli Studi Milano-Bicocca

Le rondini sono un indicatore di qualità ambientale e dove decidono di nidificare si è sicuri di trovare un ecosistema ancora sufficientemente preservato e con una elevata biodiversità. Dato questo presupposto che, unito ad altri quali il fatto che la rondine sia una straordinaria predatrice d’insetti ma anche una specie a rischio, avere nidi di rondine e preservarli è uno degli obiettivi del progetto dal titolo: «È ora di aiutare le rondini».

Promosso dall’Università degli studi di Milano Bicocca, il progetto, nato nel 2011, è stato appoggiato concretamente anche da altri enti tra cui la Comunità Montana del Sebino bresciano (unitamente al Parco Adda Sud, a quello Valle del Lambro, alla Provincia di Cremona e ad altri). Le Guardie ecologiche volontarie dell’ente, su indicazione dell’Università che ha stilato un protocollo sperimentale, hanno visitato, monitorato e censito trenta cascine nei Comuni di Iseo, Ome, Monticelli Brusati, Provaglio d’Iseo e Rodengo Saiano, individuate preventivamente. Il primo passo del progetto infatti consiste in un censimento accurato delle popolazioni di rondini dei territori coinvolti.

Si tratta di un lavoro scientifico, impegnativo, che mira a rilevare il numero delle coppie nidificanti ed a monitorare la loro riproduzione, ma anche a trovare connessioni tra questi dati e le caratteristiche degli edifici nei quali si trovano i nidi. Il lavoro infatti è unico al mondo per estensione territoriale: contempla 420 cascine distribuite in 10 aree della Lombardia, ed ha come obiettivi l’incremento delle conoscenze sulla biologia delle rondini, la proposta di misure efficaci per aumentare le nidificazioni e l’aumento della consapevolezza del valore ecologico della rondine e dei rischi che corre.

La loro sopravvivenza dipende dalla cementificazione, dalla biodiversità nelle aree coltivate, dall’uso pesante della chimica in agricoltura, dalla trasformazione delle stalle tradizionali in capannoni inospitali per la nidificazione. L’invito fatto dal progetto esorta gli imprenditori agricoli ad aiutare le rondini lasciando stalle e porticati tradizionali, aree a prato stabile, canali e siepi ed a usare pochissimi (o nessun) trattamento chimico, esorta anche chi non è imprenditore a diventare guardia ecologica volontaria (Gev) o a sostenere aziende che dimostrano maggiore sensibilità con i propri acquisti.

L’anno della rondine, il 2012 appunto, in Lombardia ha previsto di coinvolgere un numero sempre crescente di agricoltori lombardi, di realizzare una costante attività di sensibilizzazione, di aumentare la divulgazione e di approfondire le conoscenze scientifiche sull’ecologia e l’etologia delle rondini. I proprietari delle cascine del Sebino e della Franciacorta, visitate nei mesi primaverili ed estivi, con cadenza quindicinale, hanno accolto con entusiasmo il progetto – riferiscono le guardie ecologiche volontarie della Comunità Montana – e collaborano per tutto quanto richiesto. Le guardie ecologiche inoltre, dopo aver monitorato per un anno i nidi ora sono state dotate di minitelecamere per registrare ed avere conferme sui movimenti delle rondini. Veronica Massussi

Giornale di Brescia, l’articolo in pdf: 2012 rondini

Articolo e commento: “Davanti alle Torbiere una «linea Maginot» di capanni da caccia”

Fonte. Bresciaoggi, mercoledì 29 agosto 2012

ISEO. Nel mirino la selvaggina di passo

Davanti alle Torbiere una «linea Maginot» di capanni da caccia

Le postazioni aumentano da 6 a 10 Resteranno da settembre a febbraio

 Si allunga la «linea Maginot» che, disposta sul fronte-lago delle lamette, cercherà di intercettare gli uccelli acquatici in arrivo da nord e diretti alla riserva delle Torbiere per una sosta ristoratrice. Crescono infatti da 6 a 10 i capanni da caccia che saranno posizionati nella foppa di Clusane, l´ansa lacustre tra Sassabanek e le. I capanni resteranno dal 17 settembre dal 20 febbraio. Le relative concessioni demaniali sono state rilasciate dal Consorzio dei laghi d´Iseo, d´Endine e Moro.

Chiusa la stagione venatoria, però, i capanni da caccia dovranno essere rimossi e allontanati persino dalla riva. Il loro stazionamento nella foppa di Clusane anche d´estate, in effetti, aveva contribuito- causa le granaglie sparse per alimentare le anatre da richiamo – a peggiorare la situazione igienica di quel tratto di lago. Troppi i volatili selvatici attirati dai capanni, avevano rilevato gli agenti della Polizia locale e provinciale. E troppe le deiezioni di uccelli in acqua rilevate dall´Asl. G.Z.

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Vista dalla parte dell’avifauna, la linea di difesa/protezione “Maginot” è la fascia tra i confini in acqua della riserva (dovrebbero essere segnalati da boe gialle, ma gli uccelli sapranno distinguere?) e i 400 metri di distanza imposti, da tale perimetro, ai capanni da caccia dalla normativa vigente.

Ricordiamo che quella antistante alle Lamette è l’unica zona del basso lago dove si può esercitare la caccia, ma è anche proprio quella che, essendo caratterizzata da bassi fondali, è adatta alla pastura per la maggior parte degli anatidi e dei rallidi delle Torbiere.

Soprattutto quando gli specchi d’acqua interni alla riserva gelano, agli uccelli non resta che uscire dal territorio “protetto”, concentrandosi verso il lago dove non c’è ghiaccio, cadendo in sostanza sotto il tiro dei cacciatori. Il problema è stato considerato anche dal nuovo Piano di gestione, che però si limita a un’indicazione generale di sospendere l’attività venatoria nel tratto prospiciente la lametta in occasione delle gelate invernali. 

Testimoni oculari hanno anche segnalato negli scorsi anni la presenza di bracconieri proprio in quella zona della riserva: con imbarcazioni e sventolando bandiere fanno alzare in volo gli uccelli acquatici, spingendoli oltre i confini dell’oasi.

La riserva delle torbiere del Sebino è una ZPS, cioè una Zona di Protezione Speciale, un sito dedicato alla conservazione dell’avifauna come previsto dall’articolo 4 della Direttiva Uccelli.  Consentire un aumento degli appostamenti di caccia è un CONTROSENSO!

 

Belle novità faunistiche in riserva

Il Cormorano è una presenza comune in riserva, durante le migrazioni e nella stagione

invernale, ma non si erano ancora notati i nidi sugli alberi della Lama, a testimonianza che anche le torbiere si prestano come sito di riproduzione.

principali paesi di origine della popolazione svernante italiana sono la Danimarca, la Svezia, la Polonia, i Paesi Bassi e la Germania. L’Adriatico settentrionale è il settore più importante per numero d’individui presenti, mentre da alcuni decenni il delta del Po svolge un ruolo significativo

Lama, maggio 2012, nidi di cormorani

per la riproduzione. Il nido, composto di alghe o ramoscelli, contiene in genere 3/4 uova.

 

 

 

 

Altra novità: anche il Fistione Turco, che costruisce i nidi tra la fitta vegetazione palustre,

esemplare maschio di Fistione Turco

nutrendosi d’insetti, pesciolini, sementi, molluschi, germogli, lumache e larve, ha, forse (per la prima volta?), scelto i canneti delle torbiere per la nidificazione.

 

 

Inoltre si è ripetuta la rara nidificazione del gabbiano comune,

aironi bianchi

mentre è da sottolineare la presenza, ormai da mesi, di alcuni aironi bianchi maggiori che, prima di quest’anno, si vedevano rarissimamente e solo di passaggio.

 

 

 

 

E qui, come ogni anno, la prima nidiata dei cigni

che non disdegnano di salire…sugli alberi!

articoli: Censimento Iwc: diminuiti gli «acquatici svernanti»

Fonte: Edizione:  Giornale di Brescia  5 aprile 2012

 

Sul Sebino volatili in calo ma è ritornata la gru
Censimento Iwc: diminuiti gli «acquatici svernanti»
ma si segnala anche il ritorno di alcuni esemplari

 

LAGO D’ISEO Appostamenti e nascondigli, zone d’osservazione, vista acuta e binocoli, ma anche metodo ed esperienza. Armati di doti, pazienza e di tanta passione, anche quest’inverno i volontari dell’Iwc (International waterbird census) hanno battuto palmo a palmo il lago d’Iseo e la riserva delle Torbiere, sfidando il gelo di dicembre e gennaio, per realizzare il censimento annuale degli «uccelli acquatici svernanti», quelli che scelgono la nostra terra per superare i rigori dell’inverno.
Coordinati dal provagliese (di Provezze) Marco Guerrini, gli «osservatori» hanno scoperto che tra il 2011 e il 2012 il numero delle specie ornitologiche presenti nell’area sebina ha subito un calo rispetto alla scorsa stagione: 21 contro 26. Rispetto al 2011, sono mancati all’appello nove tipi di uccelli pescatori, ma se ne sono anche visti quattro che l’anno scorso non c’erano. Tra gli assenti la strolaga mezzana, una tuffatrice abitante in Russia e Alaska; le anatre germanate, dirette discendenti del germano reale; la canapiglia, anatra di superficie che pesca immergendo solo la testa; il moriglione, anatide che predilige i grandi spazi aperti; la moretta, pescatrice con il ciuffo che riesce a scendere sott’acqua fino a 9 metri; il fistione turco, uccello acquatico originario della Turchia; il quattrocchi, anatra di colore bianco e nero; il martin pescatore, piccolo volatile con piumaggio sgargiante e becco affilatissimo; e il merlo acquaiolo, cacciatore dal petto bianco, goloso di insetti e pesciolini, che in Europa scende raramente in pianura e può vivere fino a 2000 metri di quota.
In compenso però, pur rimanendo in deficit per quanto riguarda la varietà, sugli specchi d’acqua del Sebino sono apparse quattro specie che l’inverno passato non si erano viste: pavoncella, smergo minore, airone bianco e gru, tutti presenti con un solo esemplare. Per la gru in particolare, avvistata più volte in tutta la sua imponenza nei mesi scorsi a Pisogne, si tratta di una presenza davvero eccezionale.
Per quest’anno i protagonisti della ricerca avifaunistica sono stati dodici, nove uomini e tre donne: oltre all’immancabile Guerrini c’erano Emanuele Forlani, Marco Fredi, Daniele Vezzoli, Paolo Trotti, Dario Quaranta, Stella Magrone, Francesca Giliani, Marta Musatti, Giorgio Garzetti, Luca Ilahiane e Andrea Zampatti. Giova ricordare che per l’Italia l’attività di censimento viene organizzata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), mentre a livello regionale le operazioni sono in capo all’Università degli studi di Pavia.
Per quanto riguarda i numeri, gli avvistamenti complessivi sono cresciuti rispetto all’anno passato. A trascinare il rialzo la colonia di svassi maggiori, passata da 600 a 1300 esemplari (di cui 1100 nella parte nord del lago), i gabbiani comuni, passati da 1000 a 1300, e i germani reali, incrementati da 550 a 600 esemplari. Aumenti anche per gli aironi cenerini (+17), i porciglioni (+12), i gabbiani reali (+23) e le gallinelle d’acqua (+6). In calo i cigni reali (da 130 a 80), le folaghe (da 1260 a 1180) e i tuffetti (da 88 a 44).

 

L’esperto «Senza canneti l’area diventerà meno ospitale»
LAGO D’ISEO Considerazioni e valutazioni dei dati, tra cali di presenze, incrementi e anomalie, le ha fornite Marco Guerrini, esperto di lavoro sul territorio e, contestualmente, responsabile numero uno del censimento Iwc.
Guerrini è un attento osservatore delle dinamiche che si sono verificate nell’ultimo decennio. Cosa emerge? Una riduzione generalizzata delle presenze più importanti, in qualche caso anche drastica. Ad esempio: il cigno reale è arrivato a 238 esemplari nel 2004 e oggi se ne contano 79; il moriglione e la moretta, che quest’inverno non sono stati avvistati, nel 2004 erano colonie che contavano rispettivamente 370 e 55 unità; allo stesso modo, lo svasso piccolo è sceso da quota 58 – raggiunta nel 2008 – ai soli 15 esemplari del 2012.
Che conclusioni si possono trarre da questi riscontri?
«Fondamentalmente il problema della presenza di questi uccelli pescatori è legata alla naturalità delle aree vicine all’acqua – riferisce Guerrini – e pare destinata a decrescere progressivamente in rapporto all’aumento delle urbanizzazioni che interesseranno la sponda del lago. È inutile nascondersi: estirpando i canneti, il Sebino è destinato a divenire una zona poco accogliente per questi uccelli, che trovano sempre meno cibo».
La razza che non subisce perdite è quella dei gabbiani. «L’osservazione è giusta ma questo dato ha una valenza relativa – precisa l’esperto -. Questo uccello infatti di giorno si reca in massa a mangiare nelle discariche e di sera torna a dormire sul lago. Con queste abitudini, gli individui non sono monitorabili come altre specie e il loro numero non è particolarmente significativo».
Tornando alle assenze, quest’inverno ha fatto molto freddo e le Torbiere sono rimaste ghiacciate per molti giorni. «Per le anatre pescatrici – conclude Guerrini – non potersi tuffare è un vero problema, che le spinge a dirigersi sul lago, e proprio nella zona confinante con la Riserva ci sono i capanni di caccia».

Avifauna sempre in movimento

14/15 marzo. Interessanti avvistamenti di avifauna migratoria : diversi aironi bianchi maggiori ( più di dieci) in Lametta. Sempre in Lametta un gruppetto di morette tabaccate, presenza abbastanza rara, diverse morette e moriglioni, anche anatre di superficie come marzaiole ed alzavole .. Presenti pure alcuni fistioni turchi, una coppia di falchi di palude e tantissimi aironi cinerini, diversi pendolini. Avvistate anche le prime rondini. Ci sono state segnalate in lametta cinque gru ..

Nella foto: le morette nella zona sud, vasca al confine tra Corte Franca e Provaglio, località Cerreto.

www.laschiribilla.it/immagini/foto/fauna/rn_15-3-012_morette.jpg                            Graziosissime morette, speriamo che, con l’approvazione definitiva del nuovo Piano di gestione della Riserva (ancora fermo in Regione), la vasca che avete scelto come luogo di pausa non venga aperta alla pesca dilettantistica, come purtroppo possibile!

Migratori in movimento…

Venerdì 9 marzo, breve giro nella  Riserva, bella giornata: nella stagione pre-primaverile (da metà febbraio alla prima decade di marzo) i migratori si stanno muovendo, sopratutto in Lametta. Oltre alla consuete specie, come fistioni turchi, marzaiole, morette, è stato avvistato un tarabuso (il più raro airone europeo), uno svasso cornuto, un falco di palude e alcuni piccoli uccelli come basettoni e pendolini.

www.laschiribilla.it/immagini/foto%20Angelo/migratori.jpg

articoli

Fonte: Giornale di Brescia 14 agosto 2011

Starne in Franciacorta, via al ripopolamento
FRANCIACORTA La starna, uccello un tempo autoctono della Franciacorta e ora quasi estinto, sarà reintrodotta grazie ad un progetto dell’Ambito Territoriale Caccia, con risorse della Provincia di Brescia. L’area individuata per il ripopolamento (a divieto di caccia) ha una superficie di oltre 400 ettari, e si estende tra Castegnato, Ospitaletto, Paderno e Passirano.
Il territorio, denominato «Zona Rossa n. 14 Franciacorta», è variegato sia dal punto di vista ambientale, sia per le coltivazioni presenti. In sostanza, la zona si estende dalle cave ed ex discariche tombate a nord dell’autostrada A4, fino ai campi cerealicoli a nord di Paderno e Passirano. Le prime covate – in attesa di essere liberate – stanno crescendo in appositi recinti a Boscosella, l’ex discarica di Castegnato, ora parco didattico, affidato a Legambiente Franciacorta.
Il progetto – studiato da Elena Bonavetti, tecnico faunistico dell’Atc – prevede un accordo retribuito con alcuni agricoltori che garantiranno coltivazioni idonee alla sopravvivenza delle starne. Il progetto di ripopolamento è stato studiato attentamente: si sono fatte riunioni coi tecnici, i rappresentanti dei cacciatori e la vigilanza, oltre ad un’assemblea dei cacciatori dei quattro comuni interessati. Nel corso degli incontri si è verificata la condivisione del progetto ed è stato nominato un gruppo di lavoro, composto dai rappresentanti delle associazioni venatorie e coordinato da Silvio Parzanini di Legambiente. Con le guardie volontarie si è definito un protocollo d’intesa che prevede la vigilanza della zona. Entro l’estate le prime starne saranno liberate, e già dall’anno prossimo si dovrebbe assistere alla loro riproduzione spontanea. Se avrà successo, l’esperimento franciacortino sarà ripetuto in altre zone.
«L’obiettivo del progetto starne – spiega il presidente dell’Atc, Giuseppe Lussignoli – è ricostituire una presenza di fauna selvatica vera, destinata anche ad un parziale prelievo venatorio, che è un’alternativa di qualità rispetto alla pratica del solo pronto-caccia». dam
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Fonte: Bresciaoggi, 14 Agosto 2011
LA POLEMICA SULLA CACCIA. Dura presa di posizione ambientalista
«Le deroghe? Violazioni per interessi elettorali»

La nuova legge regionale sulla caccia in deroga? «Una metodica violazione delle leggi solo per servire gli interessi elettorali». La definizione è del Coordinamento delle associazioni ambientaliste e animaliste di Brescia dopo l’approvazione al Pirellone della norma che garantirà lo sparo anche a peppole, fringuelli, storni, pispole e frosoni.
«Il centrodestra temeva forse una “fuga” verso il fronte leghista, mentre una parte del centrosinistra, coi bresciani in testa, ha manifestato ancora una volta una evidente miopia politica, ritenendo di poter rappresentare un bacino elettorale sempre più risicato e insignificante rispetto alla maggioranza dei cittadini – scrivono in una nota le associazioni -. Così, alla faccia dei propositi annunciati tempo fa dal presidente Formigoni, la Regione è riuscita nell’ennesima impresa a spese della natura. La vergogna, poi, è raddoppiata; perché il consiglio regionale ha subito iniziato a occuparsi anche dell’altro orrore etico e giuridico: la gestione degli impianti di cattura autorizzati per la distribuzione dei presicci da usare come richiami vivi ai capanni. Quei roccoli che finiscono ogni anno in primo piano per i sequestri da parte delle polizie ambientali».
Il coordinamento, poi, punta il dito contro i politici (lo schieramento è ampio: dal Pdl al Pd) che «anziché farsi garanti del rispetto delle norme, varano sistematicamente provvedimenti apertamente illegali». E l’illegalità, secondo gli ambientalisti, starebbe nel fatto che «per autorizzare l’abbattimento di mezzo milione di uccelli sono passati sopra le procedure di infrazione dell’Unione e condanne della Corte di giustizia europea» e «hanno ignorato innumerevoli sentenze sfavorevoli del Tar e calpestato pure sentenze negative della Consulta sia rispetto alle deroghe, sia relativamente ai roccoli». Un comportamento che – conclude la nota – porterà ad un epilogo già scritto: «In una congiuntura economica negativa, l’Italia si troverà anche quest’anno ad essere sanzionata nuovamente dall’Ue e il costo della caccia in deroga sarà a carico di tutto il popolo italiano».