Il laconico parere positivo dell’Ente gestore della Riserva sull’impatto di alcuni capanni da caccia limitrofi all’area protetta non soddisfa per nulla le associazioni ecologiste Lega per l’Abolizione della Caccia – Brescia e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, che hanno, quindi, mosso un altro passo per la tutela del sito, scrivendo nuovamente a vari enti e autorità, già coinvolti nelle precedenti iniziative, tra cui la Commissione Europea e la Procura di Brescia.
Come si legge nel documento dell’Ente, lo studio d’incidenza, presentato dai capannisti ed esaminato dal comitato tecnico-scientifico, ha ottenuto il nulla osta per “l’assenza di effetti negativi all’integrità del Sito relativamente alla installazione degli appostamenti fissi di caccia a lago nel periodo da ottobre a gennaio”.
Il parere favorevole si presenta, però, privo di argomentazioni e, inoltre, riguarda soltanto sei degli appostamenti impiantati in acqua di fronte alle Lamette, mentre nulla si sa di altri e di quelli collocati in terraferma presso l’area meridionale delle Torbiere.
Quali le distanze confermate? Si è tenuto conto dell’impatto delle munizioni di piombo? E degli effetti sull’avifauna dell’attività venatoria in occasione delle gelate invernali delle Torbiere, come rilevato nello stesso Piano di gestione?… Ad ora non si sa di più…Come nulla si conosce del destino degli altri capanni non sottoposti a procedura di valutazione d’incidenza. Di conseguenza le associazioni ecologiste suddette hanno chiesto la revoca delle autorizzazioni dei restanti appostamenti.
Ricordiamo, da parte nostra, che tutte le postazioni (sia in acqua sia su terraferma) antecedenti il riconoscimento dell’area protetta avrebbero dovuto già allora, al momento dell’istituzione della riserva (1984), essere posizionate a 400 m. dal confine della riserva, in rispetto della allora vigente legge regionale sulla caccia, quella del 1978.
Ma così non è stato e l’annosa questione purtroppo si trascina, anche perché pare, come si desume dalla valutazione dell’Ente gestore, che ancora una volta a prevalere sia unicamente “il diritto acquisito” della preesistenza dei capanni rispetto alla nuova legge regionale del 1993, che impone i 400 m di rispetto, facendo eccezione per gli appostamenti già presenti.
Un diritto che vale per l’eternità? Eppure tutte le autorizzazioni sono sempre soggette a scadenza! Se poi si considera che soprattutto dagli appostamenti acquatici, davanti alle Lamette, si cacciano gli stessi uccelli che le finalità della riserva dovrebbero proteggere…
È comunque un dato di fatto che ci si muove a singhiozzo, operando discriminazioni che non tengono conto dell’impatto complessivo di tutti gli appostamenti presenti, galleggianti o no che siano.
Qui l’articolo uscito su Bresciaoggi il 28 agosto 2014: Le Torbiere e la caccia «Revocate i capanni»