Fonte: Giornale di Brescia 14 agosto 2011
Starne in Franciacorta, via al ripopolamento
FRANCIACORTA La starna, uccello un tempo autoctono della Franciacorta e ora quasi estinto, sarà reintrodotta grazie ad un progetto dell’Ambito Territoriale Caccia, con risorse della Provincia di Brescia. L’area individuata per il ripopolamento (a divieto di caccia) ha una superficie di oltre 400 ettari, e si estende tra Castegnato, Ospitaletto, Paderno e Passirano.
Il territorio, denominato «Zona Rossa n. 14 Franciacorta», è variegato sia dal punto di vista ambientale, sia per le coltivazioni presenti. In sostanza, la zona si estende dalle cave ed ex discariche tombate a nord dell’autostrada A4, fino ai campi cerealicoli a nord di Paderno e Passirano. Le prime covate – in attesa di essere liberate – stanno crescendo in appositi recinti a Boscosella, l’ex discarica di Castegnato, ora parco didattico, affidato a Legambiente Franciacorta.
Il progetto – studiato da Elena Bonavetti, tecnico faunistico dell’Atc – prevede un accordo retribuito con alcuni agricoltori che garantiranno coltivazioni idonee alla sopravvivenza delle starne. Il progetto di ripopolamento è stato studiato attentamente: si sono fatte riunioni coi tecnici, i rappresentanti dei cacciatori e la vigilanza, oltre ad un’assemblea dei cacciatori dei quattro comuni interessati. Nel corso degli incontri si è verificata la condivisione del progetto ed è stato nominato un gruppo di lavoro, composto dai rappresentanti delle associazioni venatorie e coordinato da Silvio Parzanini di Legambiente. Con le guardie volontarie si è definito un protocollo d’intesa che prevede la vigilanza della zona. Entro l’estate le prime starne saranno liberate, e già dall’anno prossimo si dovrebbe assistere alla loro riproduzione spontanea. Se avrà successo, l’esperimento franciacortino sarà ripetuto in altre zone.
«L’obiettivo del progetto starne – spiega il presidente dell’Atc, Giuseppe Lussignoli – è ricostituire una presenza di fauna selvatica vera, destinata anche ad un parziale prelievo venatorio, che è un’alternativa di qualità rispetto alla pratica del solo pronto-caccia». dam
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Fonte: Bresciaoggi, 14 Agosto 2011
LA POLEMICA SULLA CACCIA. Dura presa di posizione ambientalista
«Le deroghe? Violazioni per interessi elettorali»
La nuova legge regionale sulla caccia in deroga? «Una metodica violazione delle leggi solo per servire gli interessi elettorali». La definizione è del Coordinamento delle associazioni ambientaliste e animaliste di Brescia dopo l’approvazione al Pirellone della norma che garantirà lo sparo anche a peppole, fringuelli, storni, pispole e frosoni.
«Il centrodestra temeva forse una “fuga” verso il fronte leghista, mentre una parte del centrosinistra, coi bresciani in testa, ha manifestato ancora una volta una evidente miopia politica, ritenendo di poter rappresentare un bacino elettorale sempre più risicato e insignificante rispetto alla maggioranza dei cittadini – scrivono in una nota le associazioni -. Così, alla faccia dei propositi annunciati tempo fa dal presidente Formigoni, la Regione è riuscita nell’ennesima impresa a spese della natura. La vergogna, poi, è raddoppiata; perché il consiglio regionale ha subito iniziato a occuparsi anche dell’altro orrore etico e giuridico: la gestione degli impianti di cattura autorizzati per la distribuzione dei presicci da usare come richiami vivi ai capanni. Quei roccoli che finiscono ogni anno in primo piano per i sequestri da parte delle polizie ambientali».
Il coordinamento, poi, punta il dito contro i politici (lo schieramento è ampio: dal Pdl al Pd) che «anziché farsi garanti del rispetto delle norme, varano sistematicamente provvedimenti apertamente illegali». E l’illegalità, secondo gli ambientalisti, starebbe nel fatto che «per autorizzare l’abbattimento di mezzo milione di uccelli sono passati sopra le procedure di infrazione dell’Unione e condanne della Corte di giustizia europea» e «hanno ignorato innumerevoli sentenze sfavorevoli del Tar e calpestato pure sentenze negative della Consulta sia rispetto alle deroghe, sia relativamente ai roccoli». Un comportamento che – conclude la nota – porterà ad un epilogo già scritto: «In una congiuntura economica negativa, l’Italia si troverà anche quest’anno ad essere sanzionata nuovamente dall’Ue e il costo della caccia in deroga sarà a carico di tutto il popolo italiano».