Avviso: Torbiere, presentazione e inaugurazione percorso fruibile da tutti

fonte: www.torbiere.it 

“LA RISERVA NATURALE DEL SEBINO:

“PRESENTAZIONE E INAUGURAZIONE PERCORSO FRUIBILE DA TUTTI"

VENERDI’ 11 MAGGIO 2012 – PRESSO IL CENTRO DI ACCOGLIENZA DELLA RISERVA NATURALE “TORBIERE DEL SEBINO” – Via Tangenziale Sud- ISEO (BS) di fronte allo stadio di Iseo

h 15.30: SALUTO DEL PRESIDENTE DELL’ENTE PER LA GESTIONE DELLA RISERVA Giovanni Lecchi

h 15.45: “UN RAGIONEVOLE ACCOMODAMENTO” a cura di Giancarlo Onger

h 16.00: Presentazione del Progetto a cura di Elisabetta Bianchessi e Marco Ceccherini, Politecnico di Milano, progettisti del percorso

h 16.20: “L’ESPERIENZA DELLA SCUOLA BRESCIANA PER L’EDUCAZIONE AMBIENTALE” a cura di Giovanni Quaresmini, Dirigente Scolastico, referente Commissione “Scuola – Ambiente” dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia

 h 16.40: Presentazione attività didattica della Riserva a cura della Cooperativa Cauto

h 17.00: INAUGURAZIONE E VISITA GUIDATA DEL NUOVO PERCORSO DELLA RISERVA

h 18.00 Aperitivo

NB: AGLI INTERESSATI VERRÀ RILASCIATO REGOLARE ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE A CURA DEL CNIS, ASSOCIAZIONE RICONOSCIUTA DAL MIUR PER LA FORMAZIONE

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Qui si trova il PROGRAMMA da scaricare e, di seguito, sull'argomento, un articolo di Bresciaoggi, 6 maggio 2012

ISEO. Pronte le nuove strutture per ampliare la fruizione della Riserva

Torbiere per non vedenti: la natura è senza barriere

Realizzate «mappe tattili» e percorsi agevolati per far conoscere il luogo a chi è privo della vista

Le Torbiere di Iseo: nuovi percorsi per non vedenti e disabili motori.

Anche i non vedenti e i disabili motori potranno fruire delle bellezze delle Torbiere.Si sono infatti conclusi, dopo 8 mesi, i lavori di realizzazione del progetto del costo di circa 99 mila euro, finanziato dalla Regione e voluto dal Consorzio di tutela di questa zona umida di interesse europeo. «Abbiamo messo a frutto – spiega Gianni Lecchi presidente del Consorzio – il progetto degli architetti del Politecnico di Milano, Marco Ceccherini e Elisabetta Bianchessi, che ne hanno curato la realizzazione con gli studenti del primo corso di architettura ambientale. La parte pratica l´ha invece svolta una ditta di Marone».

IL NUOVO ITINERARIO paesaggistico di circa 500 metri è percorribile sia dai disabili motori che da tutti i visitatori. Parte dal centro di accoglienza verso la prima vasca d´acqua nel settore nord-ovest, verso la torretta di avvistamento. Qui sono state collocate le singole postazioni di osservazione con binocoli fissi, costituite da cornici lignee distanziate ritmicamente tra loro che permettono l´avvistamento degli uccelli e della vegetazione lagunare. Le singole postazioni sono dissimulate con la presenza di cortine vegetali in canne palustri, presenti lungo le sponde e raddensate, precedute da giunchi di paludi e cannucce.

Per i non vedenti, invece, all´esterno del centro di accoglienza è stato creato un padiglione tattile, anch´esso aperto e trasparente, in costante dialogo con la natura. Qui è prevista la possibilità di una sosta prolungata, sotto i sottili archi rettangolari in cui sarà possibile usufruire delle mappe tattili, dislocate a un´altezza ideale per non vedenti, ipovedenti e bambini. Una bella notizia, non c´è che dire. Anche in momenti di crisi c´è chi lavora e investe in cultura e in socialità. Il tutto sarà inaugurato venerdì 11 maggio dalle 15, al centro accoglienza della riserva naturale a Iseo. F.SCO.

Torbiere, cresce l´allarme «plastificazione»

Fonte: Bresciaoggi, lunedì 16 aprile 2012
Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste e animaliste chiede all´Ente gestore più attenzione per l´area protetta                                                                                                                                               

La Giunta regionale dovrebbe deliberare a breve il nuovo «Piano di gestione»                                                       L´area delle Torbiere coperta da teli di plastica

«Un´audizione fuori tempo massimo? Speriamo di no»: è quanto si augura il Coordinamento delle Associazioni ambientaliste e animaliste di Brescia di fronte al problema delle Torbiere del Sebino.

Mercoledì 11 aprile, a distanza di un anno dalla richiesta, i portavoce delle associazioni interessate alla tutela delle Torbiere hanno infatti espresso le loro preoccupazioni alla Commissione regionale Agricoltura, Parchi e Risorse idriche, in vista del via libera al nuovo Piano di gestione della Riserva Naturale, il cui iter di approvazione è stato tormentato e non privo di rilevanti incongruenze.
IL FORTE TIMORE è che i numerosi fattori di pressione e abusi in atto da molto tempo sul sito (urbanizzazione nelle zone limitrofe, inquinanti nei corpi idrici, pesca di frodo e bracconaggio soprattutto in località Lametta, prelievi d´acqua dalle vasche, gare di pesca sportiva, bonifiche e colmate, solo per citarne alcuni) possano aggravarsi, qualora nel nuovo strumento gestionale non siano introdotte misure più restrittive, rispetto a quelle deliberate in sede di Consiglio regionale.
Il Coordinamento è seriamente preoccupato, in particolare, che sia snaturato il ruolo della zona C di rispetto, che pure è parte integrante dell´ecosistema protetto Sito Natura 2000, tanto più che, proprio in questo periodo, si assiste nelle Lamette alla distruzione di alcuni ambienti naturali a ridosso dell´area più pregiata, con la messa a coltura di terreni caratterizzati da habitat di interesse comunitario.
L´AREA INTERESSATA è attualmente coperta da teli di plastica: si tratta di vari ettari di terra letteralmente «plastificata» e a tale proposito varie associazioni stanno sollecitando l´Ente gestore perché intervenga a tutelare la biodiversità.
Come già richiesto nel tempo in varie sedi, i rappresentanti del Coordinamento – che raggruppa l´Enpa, Legambiente, il Servizio di Vigilanza Ambientale, la Lac, la Lipu, l´Oipa, l´Anpana, la Lav e l´Associazione Compagni di Strada -, anche in occasione dell´audizione, hanno rilevato l´importanza che all´area protetta sia garantito un apparato normativo chiaro e rigoroso, che disciplini tutte le attività antropiche presenti nel sito.
Un problema reso ancora più «caldo» e pressante dopo l´incendio che all´inizio di aprile ha devastato e distrutto ben sei ettari della Riserva delle Torbiere.
L´ULTIMA PAROLA ora spetta alla Giunta regionale che, a breve, delibererà definitivamente sul Piano.

Rogo in torbiera, la fauna è in fuga

fonte: Giornale di Brescia  15/04/2012

Uccelli stanziali e libellule hanno perso nidi, uova ed habitat. Il fuoco distruggendo
il canneto (che si rigenera velocemente) ha anticipato uno sfalcio programmato

ISEO Sei ettari di torbiere in fumo hanno lasciato il segno. Inevitabilmente. Perché il rogo che ha devastato un’ampia zona della riserva naturale, il 2 aprile scorso, ha causato danni anzitutto alla fauna autoctona. Non a caso, uccelli stanziali e libellule hanno perso nidi, uova ed habitat. È altresì vero che la conformazione dell’area colpita – quella centrale coperta in prevalenza da canneti con alcune vasche d’acqua interne – ha consentito una limitazione dei danni.
Non solo, il tempestivo ed efficace intervento dei vigili del fuoco, della protezione civile e delle guardie ecologiche volontarie hanno permesso di limitare le conseguenze dannose. Altrimenti le fiamme avrebbero anche potuto intaccare i fabbricati vicini, il Centro accoglienza visitatori, gli alberi ad alto fusto e le colture adiacenti.
«I danni non sono stati così rilevanti come poteva sembrare ad un primo momento – spiega il presidente dell’ente gestore della Riserva, Gianni Lecchi -; il fuoco ha bruciato i canneti, ma si sa che quelli rinascono senza particolari problemi. Determinante è stata la celerità dell’intervento di spegnimento e contenimento delle fiamme. Inoltre pochi, per fortuna, sono stati gli alberi intaccati dal fuoco. Oggi comunque le canne palustri stanno già ricrescendo».
Fino agli anni Sessanta, quando le Torbiere erano ancora una fonte di reddito per molte famiglie provagliesi, gli incendi contenuti ed effettuati in particolari periodi dell’anno (ossia in gennaio e febbraio, quando l’area era gelata) erano una prassi consolidata. Tutto poi è cambiato con l’istituzione della Riserva, nel 1983.
Da allora infatti è assolutamente vietato appiccare fuochi, proprio per non compromettere l’ecosistema della Riserva, per non danneggiare la fauna e per non creare pericoli.
La valutazione dei danni ambientali dell’incendio del 2 aprile è stata comunque affidata al botanico del Comitato tecnico scientifico della Riserva, Carlo Andreis.
Dal punto di vista della fauna le più colpite sono state le specie stanziali, ossia merli e passeracei, mentre gli anatidi che nidificano vicino all’acqua non sono stati interessati dalle fiamme. Un’altra specie sicuramente danneggiata sono le libellule, visto che una recente analisi entomologica ha decretato proprio questa zona della Riserva come habitat unico in Italia, ma anche in Europa, sia per quantità che per tipologia di libellule.
E i danni economici? «Fortunatamente costi aggiuntivi per l’accaduto non ce ne sono – prosegue il presidente Lecchi -; dovremo ancora verificare se alcune delle piante intaccate riprenderanno la fase vegetativa oppure saranno da capitozzare (ossia potare pesantemente), ma per questo attendiamo ancora qualche settimana».
Gli alberi presenti nell’area colpita sono per lo più ontani, pioppi maestosi seppur instabili, platani e salici, mentre il «boschetto» (una zona ripiantumata dopo un fortissimo temporale di tre anni fa) non è stata, per un soffio, intaccata dal rogo.
Oggi il canneto distrutto dal fuoco, nonostante la pioggia e a due settimane di distanza, odora ancora di bruciato. Ma in realtà il fuoco ha anticipato uno sfalcio dello stesso canneto già programmato dall’ente che gestisce la riserva naturale.
Non a caso, «una volta il canneto veniva utilizzato in più modi – ricorda Lecchi -: si raccoglieva verde in luglio e si separavano i piumini dalle canne; i primi erano venduti ad una ditta di Mantova che faceva scope mentre i secondi, dopo essere stati essiccati sulle logge delle case, venivano usati come strame per gli animali».
Veronica Massussi

articoli: Censimento Iwc: diminuiti gli «acquatici svernanti»

Fonte: Edizione:  Giornale di Brescia  5 aprile 2012

 

Sul Sebino volatili in calo ma è ritornata la gru
Censimento Iwc: diminuiti gli «acquatici svernanti»
ma si segnala anche il ritorno di alcuni esemplari

 

LAGO D’ISEO Appostamenti e nascondigli, zone d’osservazione, vista acuta e binocoli, ma anche metodo ed esperienza. Armati di doti, pazienza e di tanta passione, anche quest’inverno i volontari dell’Iwc (International waterbird census) hanno battuto palmo a palmo il lago d’Iseo e la riserva delle Torbiere, sfidando il gelo di dicembre e gennaio, per realizzare il censimento annuale degli «uccelli acquatici svernanti», quelli che scelgono la nostra terra per superare i rigori dell’inverno.
Coordinati dal provagliese (di Provezze) Marco Guerrini, gli «osservatori» hanno scoperto che tra il 2011 e il 2012 il numero delle specie ornitologiche presenti nell’area sebina ha subito un calo rispetto alla scorsa stagione: 21 contro 26. Rispetto al 2011, sono mancati all’appello nove tipi di uccelli pescatori, ma se ne sono anche visti quattro che l’anno scorso non c’erano. Tra gli assenti la strolaga mezzana, una tuffatrice abitante in Russia e Alaska; le anatre germanate, dirette discendenti del germano reale; la canapiglia, anatra di superficie che pesca immergendo solo la testa; il moriglione, anatide che predilige i grandi spazi aperti; la moretta, pescatrice con il ciuffo che riesce a scendere sott’acqua fino a 9 metri; il fistione turco, uccello acquatico originario della Turchia; il quattrocchi, anatra di colore bianco e nero; il martin pescatore, piccolo volatile con piumaggio sgargiante e becco affilatissimo; e il merlo acquaiolo, cacciatore dal petto bianco, goloso di insetti e pesciolini, che in Europa scende raramente in pianura e può vivere fino a 2000 metri di quota.
In compenso però, pur rimanendo in deficit per quanto riguarda la varietà, sugli specchi d’acqua del Sebino sono apparse quattro specie che l’inverno passato non si erano viste: pavoncella, smergo minore, airone bianco e gru, tutti presenti con un solo esemplare. Per la gru in particolare, avvistata più volte in tutta la sua imponenza nei mesi scorsi a Pisogne, si tratta di una presenza davvero eccezionale.
Per quest’anno i protagonisti della ricerca avifaunistica sono stati dodici, nove uomini e tre donne: oltre all’immancabile Guerrini c’erano Emanuele Forlani, Marco Fredi, Daniele Vezzoli, Paolo Trotti, Dario Quaranta, Stella Magrone, Francesca Giliani, Marta Musatti, Giorgio Garzetti, Luca Ilahiane e Andrea Zampatti. Giova ricordare che per l’Italia l’attività di censimento viene organizzata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), mentre a livello regionale le operazioni sono in capo all’Università degli studi di Pavia.
Per quanto riguarda i numeri, gli avvistamenti complessivi sono cresciuti rispetto all’anno passato. A trascinare il rialzo la colonia di svassi maggiori, passata da 600 a 1300 esemplari (di cui 1100 nella parte nord del lago), i gabbiani comuni, passati da 1000 a 1300, e i germani reali, incrementati da 550 a 600 esemplari. Aumenti anche per gli aironi cenerini (+17), i porciglioni (+12), i gabbiani reali (+23) e le gallinelle d’acqua (+6). In calo i cigni reali (da 130 a 80), le folaghe (da 1260 a 1180) e i tuffetti (da 88 a 44).

 

L’esperto «Senza canneti l’area diventerà meno ospitale»
LAGO D’ISEO Considerazioni e valutazioni dei dati, tra cali di presenze, incrementi e anomalie, le ha fornite Marco Guerrini, esperto di lavoro sul territorio e, contestualmente, responsabile numero uno del censimento Iwc.
Guerrini è un attento osservatore delle dinamiche che si sono verificate nell’ultimo decennio. Cosa emerge? Una riduzione generalizzata delle presenze più importanti, in qualche caso anche drastica. Ad esempio: il cigno reale è arrivato a 238 esemplari nel 2004 e oggi se ne contano 79; il moriglione e la moretta, che quest’inverno non sono stati avvistati, nel 2004 erano colonie che contavano rispettivamente 370 e 55 unità; allo stesso modo, lo svasso piccolo è sceso da quota 58 – raggiunta nel 2008 – ai soli 15 esemplari del 2012.
Che conclusioni si possono trarre da questi riscontri?
«Fondamentalmente il problema della presenza di questi uccelli pescatori è legata alla naturalità delle aree vicine all’acqua – riferisce Guerrini – e pare destinata a decrescere progressivamente in rapporto all’aumento delle urbanizzazioni che interesseranno la sponda del lago. È inutile nascondersi: estirpando i canneti, il Sebino è destinato a divenire una zona poco accogliente per questi uccelli, che trovano sempre meno cibo».
La razza che non subisce perdite è quella dei gabbiani. «L’osservazione è giusta ma questo dato ha una valenza relativa – precisa l’esperto -. Questo uccello infatti di giorno si reca in massa a mangiare nelle discariche e di sera torna a dormire sul lago. Con queste abitudini, gli individui non sono monitorabili come altre specie e il loro numero non è particolarmente significativo».
Tornando alle assenze, quest’inverno ha fatto molto freddo e le Torbiere sono rimaste ghiacciate per molti giorni. «Per le anatre pescatrici – conclude Guerrini – non potersi tuffare è un vero problema, che le spinge a dirigersi sul lago, e proprio nella zona confinante con la Riserva ci sono i capanni di caccia».

Torbiere, proteste per le sanzioni sul territorio della Riserva

fonte: Giornale di Brescia,21/03/2012

LAGO D’ISEO Passeggiare con il proprio cane nella zona delle Torbiere può costare 172 euro; invece fare una passeggiata in bicicletta, sempre nella stessa zona, 25,82 euro. Sono le sanzioni cui si va incontro se non si rispettano i divieti in vigore dal 1983, anno di istituzione della Riserva. Divieti ben visibili, riportati sui numerosi cartelli presenti agli accessi (Iseo, Provaglio e Corte Franca) e all’interno dell’area, ma tra i più trasgrediti.                                                   Oltre trentamila sono le persone che in un anno visitano la Riserva delle Torbiere del Sebino e le sanzioni sono il 2-3% delle infrazioni commesse in questa zona, tutelata a livello europeo in quanto Sic (Sito d’interesse comunitario) e dalla Regione, tramite l’Ente gestore. Nel bilancio di previsione, l’ente ha appostato duemila euro quali proventi delle sanzioni, una voce minima quindi. Nella Riserva la vigilanza è assicurata dalle Guardie ecologiche volontarie della Provincia, da quelle della Comunità montana del Sebino e dal Corpo Forestale dello Stato.

A proposito di infrazioni, in questi giorni l’ente sta raccogliendo numerose lamentele per le sanzioni verbalizzate.        Le infrazioni più commesse sono, in primis, l’ingresso nel sito della Riserva con veicoli, come la bicicletta, e il portarvi a spasso il cane; seguono poi la pesca abusiva, il picnic ed altro ancora. «I divieti sono ben visibili e la cartellonistica è stata rinnovata ed è presente in moltissimi punti – spiega il presidente dell’ente Gianni Lecchi -: si tratta di porre più attenzione ai cartelli. I divieti sono sempre gli stessi e ci stupiamo che le persone che frequentano la zona non lo sappiano o facciano finta di non sapere; chi vuole portare il proprio cane a correre può scegliere molti altri posti, ma non un habitat come quello della Riserva».
Per quanto riguarda la bicicletta, l’unico percorso è quello a fianco delle Torbiere, che fa parte della ciclopedonale Brescia-Paratico. «Le sanzioni inflitte dalle Guardie ecologiche scatenano sempre reazioni avverse da parte dei sanzionati così che spesso si trovano a dover affrontare rifiuti, insulti ed altro ancora – continua Lecchi -: ciò che si chiede è maggior rispetto sia delle persone che dei luoghi. Per aumentare la presenza all’interno della Riserva abbiamo preso due persone: una permetterà di estendere l’orario del centro visitatori di Iseo, l’altra si dedicherà a manutenzioni e pulizia delle aree più soggette a degrado ed incuria».
Veronica Massussi

articolo e commento

Fonte: Bresciaogg, 14/03/2012

Torbiere, multa per «predatore»                                                                                       

 

Egregio direttore, desidero segnalare quanto segue. Lo scorso 10 marzo insieme a mia moglie ed al nostro cane Jack, mi sono recato alla riserva naturale ”Torbiere del Sebino” per una gita fotografica. Dopo aver avuto cura di munirmi di due biblietti d’ingresso dagli appositi distributori automatici posti all’ingresso del percorso da Provaglio, dove era anche indicata la sanzione di 20 euro per i trasgressori, mi sono inoltrato nella riserva tenendo il cane al guinzaglio, precisando che ero munito dell’attrezzatura igienica necessaria per rimuovere eventuali escrementi che l’animale avrebbe potuto lasciare durante il persorso sulle passerelle e/o sentieri, cosa che peraltro non si è verificata.
Ero tranquillo, fintantoché non ho casualmente notato, a metà percorso, una bacheca nella quale, insieme a varie informazioni di tipo floro-faunistiche e diversi divieti in ordine al parco, vi era anche quello di non introdurre cani, cogliendomi di sorpresa in quanto ne avevo ignorato l’esistenza fino a quel momento.
Essendo già a metà percorso, ho deciso di continuare la visita anzichè tornare indietro, poichè la strada sarebbe stata la stessa in termini di lunghezza. A circa un chilometro dalla fine del giro, vengo fermato da tre addetti del Servizio di Vigilanza ecologica che, dopo aver chiesto i documenti, mi hanno contestato la sanzione pari a 172 euro per aver infranto tale divieto.
Non desidero criticare o polemizzare e porre in dubbio la mia responsabilità nel non aver ottemperato ad una disposizione, per quanto in modo colposo visto che tale divieto era poco visibile sia all’esterno (circostanza che ho verificato successivamente, all’uscita dalla riserva) che all’interno del parco, tuttavia desidero richiamare l’attenzione sull’entità della sanzione comminata, stabilita in base a parametri sconosciuti e lasciata alla libera determinazione del comminante, posto che sono stato solo verbalmente edotto dagli addetti del Servizio di Vigilanza che il ”quantum” oscillava da un minimo di 103 a un massimo di 516 euro, indicazione non rilevabile visivamente al di sotto dei singoli cartelli di divieto di introduzione di cani.
A questo punto mi chiedo con quale criterio mi sia stata inflitta una multa di simile entità. Mi sembra che vi sia una sproporzione enorme rispetto a quella prevista per chi non fosse munito di biglietto d’ingresso: quasi 9 volte di più! All’atto della contestazione ho chiesto a uno degli addetti quale fosse la ”ratio” di tale disposizione, ricevendone in risposta un corto ed eloquente ”boh”, seguito, dopo circa un minuto di profonda riflessione da parte dello stesso addetto, da un ulteriore frammento di risposta, parto del suo notevole pensiero: ”Il cane è un predatore!’.’ Un cane che non arriva nemmeno a sei chili e per giunta al guinzaglio… un predatore!
Pur restando incredulo mi sono comunque inorgoglito per il mio piccolo Jack complimentadomi con lui che, pur non potendo vantare un pedigree di nobili natali, ha scoperto casualmente di essere finalmente qualcuno: un cane feroce!
Paolo Cirimbelli
(http://www.bresciaoggi.it/stories/164_lettere/342726_torbiere_multa_per_predatore/)
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Prendendo spunto dalla lettera, rileviamo che i tabelloni coi vari divieti sono collocati in modo ben visibile ai tre ingressi in Riserva, Corte Franca, Iseo e anche a Provaglio, tra l’altro proprio di fianco al distributore dei tiket. Per vederli non occorre far altro che guardarli…                                                                                                              Qui i cartelli informativi all’entrata di Provaglio, posti nelle due direzioni:
www.laschiribilla.it/immagini/2012/rn_16-3-012_provaglio_1.jpg
www.laschiribilla.it/immagini/2012/rn_16-3-012_provaglio_3.jpg
www.laschiribilla.it/immagini/2012/rn_16-3-012_provaglio_2.jpg

 

Quanto al cane “predatore”, non è questione di animali di taglia grossa o piccola, feroci o mansueti, liberi o al guinzaglio. E’ vero, il cane è divenuto un animale “domestico” e la sua storia di addomesticazione è lunga quanto la storia della civiltà umana: è stato addestrato, per esempio, per la caccia agli animali selvatici, per la guardia di mandrie e greggi, per la difesa personale ecc… ma le prede nei confronti dei canidi, sia selvatici, sia addomesticati, hanno dovuto continuare a difendersi e nutrono una paura atavica.
Di conseguenza, anche se i cani oggi svolgono in gran parte un ruolo affettivo, la loro presenza è incompatibile con un’area naturale prevalentemente “selvatica”, come la Riserva delle Torbiere.
Il cane, anche il più mansueto e educato e anche se tenuto al laccio, di fronte al “selvatico” sente l’istintivo richiamo alla caccia; lascia tracce del proprio passaggio, peli, odori, terrorizzando le sue potenziali prede, inducendole a comportamenti innaturali, come l’abbandono del nido o dei propri piccoli o del luogo in cui sono soliti muoversi…
Ecco perché nelle aree protette, dove esistono zone a elevata naturalità, con presenza di animali selvatici, il cane non deve essere ammesso, neppure al guinzaglio.

articolo

Fonte: Giornale di Brescia, 24 dicembre 2011

Iseo
Per il futuro delle Torbiere il Consorzio si affida ai pescatori

ISEO Anche se può sembrare un paradosso, per una maggior tutela della Riserva naturale delle Torbiere, il ruolo del pescatore viene rivalutato. Il pescatore infatti è stato associato ad una «sentinella ambientale», figura descritta da Mario Narducci, presidente Spinnig Club Italia, durante il convegno sul ripopolamento ittico delle Torbiere. Questa immagine, nuova per il territorio, al Consorzio di gestione della Riserva è parsa positiva e meritevole di considerazione. «I problemi degli ecosistemi acquatici italiani, Torbiere comprese, nascono dalla concezione di derivazione ottocentesca con cui ancora oggi si sfrutta il territorio, l'acqua in questo caso, come fosse un bene illimitato di nessuno su cui chiunque abbia la forza economica o politica di mettere le mani a proprio beneficio, è autorizzato a farlo – ha spiegato Narducci -. Nel processo il pescatore, specie se associato, può svolgere una funzione di sentinella ambientale, proprio per la consuetudine da esso mantenuta con tali ambienti. Tale funzione si esplicita attraverso tre flessioni: la segnalazione in tempo reale delle problematiche, l'offerta di volontariato motivato per potenziare progetti di recupero ambientale, fungere da indispensabile verificatore sul campo dell'efficacia dei questi ultimi». La Riserva delle Torbiere del Sebino conta ad oggi due siti dedicati alla pesca sportiva, otto piazzole nel tratto che dal centro accoglienza visitatori si estende verso la località Ciochet di Cremignane e la cava d'argilla a sud della Cascina Bersi Serlini.
Le postazioni sono state gestite, fino ad oggi, da una società di pesca sportiva che vende circa 1.200 permessi all'anno ma, con la concessione in scadenza, il Consorzio diverrà diretto gestore. Ma la volontà dell'ente di aprire maggiormente ai pescatori è impellente, con una duplice ottica, di salvaguardia ambientale da un lato e per motivi d'ordine pubblico dall'altro. «L'operazione è in fase di discussione all'interno del Consorzio – ha spiegato il presidente Gianni Lecchi – e, se dal punto di vista ambientale-scientifico è stata sottoposta agli ittiologi, per gli altri motivi siamo già convinti della bontà e della riuscita». La presenza di pescatori sportivi e dilettanti potrebbe infatti disincentivare la frequentazione di pescatori di frodo e di individui sgraditi, spine nel fianco della Riserva. L'ottica sposata dal Consorzio è quella di una pesca mirata al pesce siluro. Veronica Massussi

Articolo.«Costa verde», iter congelato

Fonte: Bresciaoggi, giovedì 15 dicembre 2011

IL CASO. Aggiornata a febbraio la conferenza dei servizi sul villaggio tra Clusane e Paratico

«Costa verde», iter congelato

Le istituzioni prendono tempo Comune di Iseo e Provincia sembrerebbero essere favorevoli al progetto Rinviati alla prossima seduta i possibili rilievi fatti dalla Soprintendenza Ieri la conferenza dei servizi «decisoria», così chiamata nella lettera che l´aveva convocata nella sede della Comunità Montana del Sebino bresciano, a Sale Marasino, non ha deciso nulla in merito al villaggio turistico che la Costa verde srl intende realizzare al confine tra Clusane e Paratico. HA DELIBERATO invece di aggiornare la seduta a febbraio, senza però fissare alcuna data. All´incontro hanno partecipato Gloria Rolfi, direttrice della Comunità Montana, ente forestale delegato, Renato Gentile, in rappresentanza della Soprintendenza ai Beni architettonici e ambientali, Pietro Vavassori, il responsabile dell´Area tecnica del Comune di Iseo, un funzionario dell´assessorato all´Agricoltura della Provincia e i professionisti incaricati dalla Costa verde srl di progettare la nuova struttura ricettiva. Indiscrezioni vogliono che il delegato della Provincia sia arrivato all´appuntamento con l´assenso dell´assessorato in tasca. Analogo il mandato affidato da palazzo Vantini a Vavassori, sia pure con la precisazione che il «sì» sarà condizionato al rispetto di determinate prescrizioni. Rilievi sarebbero invece stati sollevati dal rappresentante della Soprintendenza a proposito del fatto che il costruendo villaggio, saldando i due capi dell´edificato esistente, chiuderebbe l´ultimo corridorio rimasto tra collina e lago sulla riviera bresciana. CIASCUN membro della conferenza, s´è concordato alla fine, metterà nero su bianco le proprie notazioni e le invierà alla Comunità Montana affinché le metta a verbale in vista del summit di febbraio. In quel mese sul tavolo della conferenza ci sarà un elemento nuovo, ineludibile: l´adozione del Pgt, in calendario giovedì 29 dicembre. Sul rinvio di ieri, comunque, devono aver pesato le osservazioni spedite in varie direzioni – e financo alla Commisione europea, a Bruxelles – da Legambiente Basso Sebino e dalle associazioni Montealto e La schiribilla. Oltre a evidenziare le difformità che il progetto in questione presenterebbe rispetto alle norme vigenti, gli ambientalisti hanno posto l´accento sulla circostanza che il villaggio Costa verde sbarrerebbe l´ultimo varco d´accesso al lago di cui dispongono i rospi bufo bufo. Inoltre, a loro parere, sarebbe da valutare l´impatto che la prevista costruzione di 48 alloggi e, a monte della strada, di una rotatoria e di 147 stalli pubblici, potrebbe avere sulle vicine Torbiere sebine. Giuseppe Zani

Articolo. No al villaggio «ingoia rospi» Gli ambientalisti alzano il tiro

Fonte:Bresciaoggi, mercoledì 14 dicembre

ISEO. Monta la protesta contro il progetto Costa Verde: a rischio le colonie di anfibi della zona

No al villaggio «ingoia rospi»
Gli ambientalisti alzano il tiro

Giuseppe Zani
Oggi la questione arriverà sul tavolo della Comunità montana del Sebino Gli ecologisti: «Sarebbe un disastro: non escludiamo di adire le vie legali»

L´area di Clusane dove dovrebbe sorgere il nuovo villaggio turistico

Le ragioni dei rospi e della natura e le ragioni di chi vuol investire nel turismo si confronteranno stamani, alle 10, nella sede della Comunità Montana del Sebino Bresciano, a Sale Marasino.
I MEMBRI della conferenza dei servizi decisoria, così chiamata nella lettera di convocazione, si troveranno infatti sul tavolo, accanto al progetto del villaggio turistico che intende realizzare a Clusane la Costa Verde srl, due combattive lettere: la prima firmata da Alessandro Gatti e Angelo Danesi, presidenti delle associazioni «Montealto» e «La schiribilla»; la seconda da Dario Balotta, presidente di Legambiente Basso Sebino.
Gatti e Danesi, per la verità, la loro mail l´hanno spedita anche al ministero dell´Ambiente a Roma e alla Commissione europea a Bruxelles. Vi si scrive che l´area destinata alla nuova struttura ricettiva, 35.850 metri quadri situati tra la strada Iseo-Paratico e il lago, è non solo l´ultimo lembo di natura che attualmente spezza il «continuum edificato» lungo la sponda bresciana, ma anche l´ultimo punto d´accesso a lago di cui dispongono i rospi bufo bufo che in primavera, per andare ad accoppiarsi in acqua, scendono in massa dal monte Alto.
TALI ANFIBI, precisano Gatti e Danesi, sono protetti insieme ai loro habitat dalla Convenzione di Berna, recepita con legge della Regione Lombardia n.10/2008. Per entrambi i presidenti, inoltre, la prevista costruzione di 48 alloggi e, a monte della strada, di una rotatoria e di 147 stalli pubblici, potrebbe avere un impatto negativo pure sulle vicine torbiere sebine, «uno dei nodi della Rete europea Natura 2000».
Da lì la richiesta di bocciare il progetto in questione, preservando l´unico corridoio ecologico ancora esistente nel tessuto urbano tra il monte e la riva bresciana del Sebino, oppure, in subordine, di sottoporre il costruendo villaggio «alla procedura di Valutazione d´Incidenza Comunitaria, prescritta dalla normativa vigente anche per interventi che, pur sviluppandosi all´esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione di un sito Natura 2000».
BALOTTA, dal canto suo, nel segnalare che l´area di proprietà della Costa verde è sottoposta a vincoli ambientali e forestali, ed è inquadrata come «varco insediativo a rischio» dal Ptcp della Provincia, sostiene che «non sono state sufficientemente chiarite le finalità dell´opera, in particolare dei lotti pubbici, e che non vi è stata adeguata valutazione dell´impatto che si produrrà sull´ambiente». Per giunta, la rotatoria e il parcheggio pubblico, secondo Balotta, non possono essere realizzati in quanto insisterebbero su un terreno ad uso agricolo. Nel caso le amministrazioni in indirizzo non respingessero il progetto della «Costa verde», ammonisce Balotta, «Legambiente si riserva di adire le vie legali».
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Qui le osservazioni del Circolo Legambiente Basso Sebino:www.laschiribilla.it/DOCS/doc.2011/Osservazioni_Clusane.pdf

 

Artico. «Quel villaggio turistico ingoierà i rospi»

Fonte: Bresciaoggi, sabato 3 dicembre 2011

ISEO. La testimonianza di Alberto Gatti dell´associazione Monte Alto: «Le colonie di bufo bufo della zona rischiano una rapida e inesorabile estinzione»

«Quel villaggio turistico ingoierà i rospi»

Giuseppe Zani
I volontari lanciano l´allarme: «Il nuovo complesso residenziale di Clusane sbarrerà l´unico punto di accesso al lago degli degli anfibi»
L´ennesima colata di cemento sulle sponde del lago d´Iseo rischia di spingere sul baratro dell´estinzione le colonie di anfibi che popolano le aree verdi del Sebino con effetti imprevedibili sull´ecosistema.
L´allarme dapprima solo ventilato dagli esperti ha trovato sponda e certezze fra i volontari e le associazioni che ogni anno cercano di rendere meno traumatica la migrazione di rospi comuni (animali strategici nell´equilibrio dell´ecosistema) verso i luoghi dell´accoppiamento, un esodo che in mancanza di passaggi protetti decima ad ogni stagione la popolazionedi anfibi investita sulle strade dalle auto in transito. Ebbene, il vasto terreno su cui la «Costa verde» si appresta a costruire un villaggio turistico, quasi sul confine tra Clusane e Paratico, è l´approdo sulla riva bresciana del Sebino di una rotta migratoria di rospi.
Vero è che il corridoio ecologico che consente la migrazione- l´ultimo corridoio esistente- è tagliato in due dalla strada provinciale Sarnico-Iseo, una striscia d´asfalto che falcidia gli anfibi quando abbandonano in massa i loro rifugi sul monte Alto e, aggirando muretti e persino i cordoli della pista ciclabile, tentano di raggiungere il lago per l´accoppiamento.
Ma la nuova struttura ricettiva- 48 alloggi, 2 piscine, giochi e attrezzature sportive su un´area di 35.850 metri quadri- costituirà per i bufo bufo una barriera insormontabile. Che sia proprio lì il loro punto d´arrivo, e poi di risalita verso i boschi, lo testimonia Alberto Gatti, 45 anni, residente a Nigoline di Corte Franca, aderente all´«Associazione monte Alto», escursionista con la passione per gli animali.
È CAPITATO ANCHE ad altri, del resto, di notare durante le serate piovose d´inizio primavera che il tratto di asfalto fiancheggiante il terreno di proprietà della «Costa verde» era reso viscido da una strage di rospi.
«Sono goffi, lenti, quando sono abbagliati dai fari si rannicchiano perchè pensano di mimetizzarsi- racconta Gatti-. Purtroppo, quella strada è trafficatissima. Le chances per loro di farcela sono già assai scarse». Il passaggio dei bufo bufo sulla Sarnico-Iseo Alberto Gatti l´ha scoperto nel 2009 mentre si stava recando a Pontirone, sulla sponda bergamasca del Sebino, ad aiutare i volontari locali che raccolgono con secchi i rospi bloccati contro i muri di contenimento della litoranea e poi li trasportano in acqua.
Stessa operazione che il 45enne ha ripetuto nel 2010 e nel 2011, da solo, di notte, rischiando la pelle, a Clusane. «Ho potuto così censire il fenomeno- continua Gatti-. Lo scorso anno, in poche sere, ho individuato 185 anfibi, quest´anno 180: la metà dei quali spiaccicati sull´asfalto. Stavolta poi la migrazione è stata anomala perchè la temperatura dalla metà di marzo è bruscamente salita. Certo, fossimo stati una bella squadra, ne avremmo salvati di più, di rospi».
Negli anni ´90, ricorda Alberto, dal monte Alto muoveva una folta colonia di bufo bufo che scendeva lungo i valloni di Zuccone per raggiungere i laghetti delle Polle, fra Clusane e Colombaro.
«Poi a Zuccone hanno realizzato la zona industriale: cemento e asfalto che han fatto sparire quella colonia- ricorda lui-. Stessa cosa sta avvenendo lentamente sul confine tra Clusane e Paratico, dove peraltro non ci sono tombotti sottostradali per il transito degli animali».
IN QUEL TRATTO, come detto, è in programma la costruzione di un villaggio turistico e, a monte della provinciale, di un parcheggio pubblico di 147 stalli. Una condanna a morte, per i rospi. Un forte legame li unisce infatti al sito di riproduzione, al quale essi restano tenacemente fedeli anche se divenuto inospitale. Ancora sperimentali, e parecchio dispendiosi, i tentativi di trasferimento dei rospi: è necessario rinchiudere le coppie nei nuovi siti che, a quanto sembra, saranno accettati solo dalla prole che vi vedrà la luce.