Fonte: Bresciaoggi, domenica 04 dicembre 2011 PROVINCIA, pagina 25
PROVAGLIO D´ISEO. Ieri il convegno, con la presenza di ittiologi, al Centro visitatori del Parco delle «lame»
Un progetto di autotutela
per la pesca nelle torbiere
Fausto Scolari
Si va verso una massiccia azione di salvaguardia di persico reale, luccio, anguilla ed arborella Una mano anche dai pescatori
Nelle torbiere si va verso una massiccia azione di tutela e valorizzazione del persico reale, del luccio, dell´anguilla e dell´ alborella, una volta esemplari di pesci massicciamente presenti nelle nostre «lame», ma ormai ridotti a pochi esemplari. Il Consorzio di tutela di questo lembo prezioso di terra lombarda non ha dubbi e, forte di un contributo regionale di 122 mila euro, marcia diritto verso un massiccio intervento, volto a favorire una naturale ripresa delle specie autoctone (dal greco autòs, che vuol dire se stesso, e chthòn suolo/terra, che indica l´appartenenza di qualcosa ad un luogo) al momento quasi soppiantate da quelle alloctone (dal greco «allos», che vuol dire altro, e «chthòn», per indicare la non appartenenza a quel luogo). E lo fa supportato, e questa è la notizia più eclatante, dall´ appoggio dei pescatori, pronti a dare una mano ed a fungere come «sentinella ambientale».
Del resto gli obiettivi sono comuni: il Consorzio deve far fronte ad una vera e propria invasione del pesce siluro, originario dell´Europa orientale, ormai presente in torbiera con una percentuale incredibilmente alta che raggiunge il 34%, quando la norma sarebbe del 3%; un predatore che divora di tutto e che lascia ai pescatori ben poche prede. Ed allora «unire le forze» sembra una necessità ma anche una scelta convinta.
IL CONVEGNO nel Centro visitatori ha fatto così il punto sulle specie ittiche delle torbiere, del popolamento e dei mutamenti nell´ultimo decennio. I numerosi i relatori: dal presidente del Consorzio Gianni Lecchi, a Cristian Salogni, dell´Istituto zooprofilattico di Brescia, dall´ittiologo Marco Mancini, curatore del progetto, all´ittiologo Stefano Marconi, fino a giungere a Marco Narducci, presidente dello Spinning club Italia, hanno concordato sulla necessità di far presto e di muoversi per avviare il progetto di tutela e valorizzazione della fauna ittica autoctona.
Il piano d´opera, finanziato con fondi europei dalla regione Lombardia, prevede numerosi interventi.
In primis bisogna dar corso (e questo si farà da gennaio 2012) a «letti di frega» artificiali, per favorire la riproduzione, sfruttando nel contempo le condizioni riparate come «nursery» per l´accrescimento e la successiva diffusione del novellame autoctono.
Inoltre saranno realizzate tre campagne d´ intervento, della durata di cinque giorni ciascuna, che andranno a prelevare le specie alloctone. Seguirà anche uno studio agronomico per dar corso ad un´analisi e censimento delle attività agricolo-zootecniche inserite nel bacino colante delle torbiere.
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Fonte: Giornale di Brescia 4 dic. 2011
Torbiere, una «nursery»
per salvare i pesci autoctoni
ISEO Alborelle, lucci, persici reali ed anguille: sono queste le specie autoctone pregiate presenti, prima degli anni ’90, in modo equilibrato nelle acque delle Torbiere del Sebino ma oggi, pressoché scomparse.
I predatori introdotti, dapprima il pesce gatto poi il carassio ed il siluro, hanno infatti reso «sterili» questi ambienti colonizzando in maniera assai imponente l’ecosistema.
Dal prossimo mese di gennaio, grazie al progetto proposto dal Consorzio di Gestione della Riserva e finanziato dal Fondo europeo per la pesca per 122mila euro, partiranno le attività individuate per la «Tutela e valorizzazione delle popolazioni di persico reale, luccio, anguilla ed alborella».
L’elevata qualità ambientale delle Lame e delle Lamette nella Riserva Naturale delle Torbiere permetteranno infatti di utilizzare questi luoghi come «Nursery» per i pesci, in vista del ripopolamento sia delle vasche delle Torbiere sia, di riflesso, dello stesso bacino lacustre.
Durante il convegno organizzato ieri dal Consorzio al centro di accoglienza visitatori gli ittiologi estensori del progetto hanno confermato come l’apertura dei canali delle Lamette, realizzati nel corso di questi ultimi anni, abbiano già portato risultati positivi per il ripopolamento dei pesci.
Marco Mancini ha infatti spiegato che le Lamette sono nicchie ambientali idonee per la riproduzione e fungono da incubatoio: «L’implementazione delle aree elettive per la tutela e la salvaguardia del novellame (pesce piccolo appena nato) tramite rifugi artificiali, così come il riequilibrio degli assetti ittici sono tra le attività principali del progetto che andremo ad effettuare, a cui farà seguito anche un’analisi e uno studio delle condizioni agricole e zootecniche presenti a latere delle Torbiere, dalle quali non si può prescindere».
In buona sostanza, a partire dal prossimo anno, insieme allo studio e al monitoraggio delle specie ittiche, sia nelle Lame sia nelle Lamette verranno posizionate 16 strutture a cupola fatte di ramaglie più o meno grosse e 65 fascine intrecciate per permettere soprattutto alla specie del persico reale di trovare un luogo idoneo al rifugio e alla deposizione delle uova.
Per favorire invece l’incubazione delle uova delle alborelle, specie la cui presenza è risultata talmente sottodimensionata che la pesca è stata chiusa per i prossimi tre anni, saranno messe in acqua cassette di ghiaia adeguate a questa finalità. Cinque saranno le aree di posa nella Lametta, due dedicate solo alle alborelle, due siti invece nelle Lame che, essendo a «circuito chiuso», presentano un differente ambiente acquatico.
I censimenti ittici si alterneranno alle tre campagne di contenimento delle specie alloctone (siluro in primis) in previsione, consistenti in cinque giornate ciascuna.
«Gli effetti attesi – ha continuato Mancini – sono l’identificazione dell’effetto nursery artificiale delle Lamette, il riequilibrio della fauna ittica in quest’ambiente e la realizzazione di nuove prassi di gestione per limitare l’impatto antropico». Ma per realizzare al meglio il progetto, è stato rimarcato, è necessaria la collaborazione di tutte le associazioni interessate.
«Rimane comunque estremamente difficile – ha sottolineato l’ittiopatologo Cristian Salogni – prevedere come sarà l’evoluzione delle specie ittiche nuove: queste, una volta ambientatesi, si adattano ed è quasi impossibile sradicare».
Veronica Massussi