appuntamento


terza rassegna di audiovisivi fotografici

Iseo Auditorium del Castello Oldofredi
Martedì 1 dicembre 2009 ore 21
ingresso libero

 

MULTIVISIONI
di fotografia naturalistica
di Pierluigi Rizzato AFIAP-EFIAP

 

La danza sul lago
Lo svasso, un insolito uccello presente in varie zone del Nord Italia, raccontato nelle varie fasi della sua vita.

 

Ascoltando la savana 
Un’immersione visiva e sonora nel mondo della savana africana. La particolarità di questa proiezione è l’uso dei versi degli animali fotografati. Niente musica quindi, ma un’avvolgente atmosfera estremamente reale.

 

L’ultima frontiera 
Da quando L’uomo bianco ha messo piede sul continente
nordamericano, le terre da lui conquistate hanno perso la loro eccezionale naturalità che il popolo dei pellirossa aveva sapientemente saputo, nei millenni, mantenere.

articolo

fonte: Bresciaoggi, 1 novembre 2009

LE DIMISSIONI. L’assemblea il 16 novembre sceglierà il nuovo numero uno delle «Torbiere»

Il consorzio «ratifica» 

l’addio di Carlo Maffeis 
Giuseppe Zani
Romele e Cristini volevano restasse fino a fine mandato. Fogazzi: «È diventato sindaco di Sulzano, troppo lavoro»

Carlo Maffeis, sindaco di Sulzano, ha rinunciato l’altra sera alla carica di presidente del Consorzio delle Torbiere sebine. Le sue dimissioni sono state accettate dopo qualche tira e molla dall’assemblea consortile, composta dai sindaci Riccardo Venchiarutti di Iseo, Giuseppe Fogazzi di Cortefranca e Giuseppina Martinelli di Provaglio d’Iseo, nonchè da Gabriele Cristini e dall’onorevole Giuseppe Romele, rappresentanti della Comunità montana del Sebino bresciano e della Provincia.

Cristini e Romele avrebbero preferito che Maffeis restasse al vertice del Consorzio – dove l’aveva portato nel maggio 2005 l’allora sindaco leghista di Cortefranca, Mino Pelli – sino alla scadenza naturale del suo mandato: il maggio 2010. Ma alla fine hanno deciso che non era il caso di piantare il classico chiodo. Maffeis, dunque, se ne va in anticipo. Dimissioni sollecitate? «Avessimo voluto revocare Maffeis per ripicca, l’avremmo fatto nel 2006, quando s’è insediata l’amministrazione comunale che mi onoro di guidare – mette le mani avanti Fogazzi-. La novità è che dal giugno scorso Maffeis è diventato primo cittadino di Sulzano: una carica che richiede presenza continua, energie e tempo. Un impegno che, essendo gravoso, è di fatto incompatibile con quello di presidente del Consorzio. In questi casi, correttezza e coerenza vogliono che si rassegnino le dimissioni».

 

C’è però un’altra argomentazione, che Fogazzi propone: «Maffeis – spiega – rappresentava Cortefranca, pur risiedendo a Sulzano. Era opportuno che lasciasse spazio a qualcuno appartenente alla nostra comunità».
A Maffeis subentrerà – se i 4/5 dell’assemblea consortile convocata il 16 novembre diranno di sì – il vicesindaco di Cortefranca, Dario Lazzaretti. Nei prossimi mesi e sino al maggio 2010, a sentire Fogazzi, il consiglio di ammnistrazione del Consorzio proseguirà nel solco tracciato da Maffeis e collaboratori. «Nessuna discontinuità, per adesso – assicura il sindaco di Cortefranca-. Maffeis ha ben operato. Indirizzi diversi, semmai, ci saranno con l’elezione a maggio del nuovo consiglio di amministrazione». Il nuovo presidente, per la prassi dell’alternanza fra Comuni, toccherà a Provaglio d’Iseo (si mormora il nome di Giancarlo Onger). Maffeis lascia in eredità il nuovo Piano di governo della riserva naturale, approvato dopo una gestazione di 8 anni.

Un Piano che ha incontrato qualche resistenza da parte di Iseo e duri attacchi delle associazioni ambientaliste. La Schiribilla e Legambiente, in particolare, contestano la previsione di realizzare sull’area ex Zumbo l’incubatoio ittico provinciale e la sede del Consorzio, che invece, a loro dire, va collocata nel montastero di S. Pietro in Lamosa.

Parco delle Torbiere un’operazione verde

estratto ed adattato da: Giornale di Brescia, 14 ottobre 2009                                                   

ISEO Via libera al progetto di ripiantumazione della Riserva Naturale delle Torbiere. Il piano prevede la posa di 1.500 alberi, in parte per mettere fine al bilancio negativo della flora che fu determinato dalla robusta Sarneghera che investì il Sebino nell’agosto del 2008.
I danni del caratteristico vento furono subito evidenti, con moltissimi alberi sradicati.

La Provincia di Brescia a tal fine ha messo ha disposizione 50mila euro, mentre il Consorzio di Tutela della Riserva delle Torbiere finanzia l’acquisto e la piantumazione delle nuove essenze con 23mila euro. «Durante l’anno – spiega il presidente del Consorzio Carlo Maffeis – abbiamo messo in sicurezza due ponti che erano stati gravemente danneggiati dall’uragano che l’anno scorso si è abbattuto sull’area umida e sistemato alcuni percorsi. Non solo. L’occasione è stata propizia per ultimare la passeggiata che consente ai visitatori di percorrere in tondo tutta la Riserva Naturale. A giorni inizieranno i lavori di piantumazione da parte della ditta Gardenlake di Marone, mentre la direzione tecnica dei lavori è affidata alla società Demetra Specialist che ha progettato l’intervento».
Gli interventi sono mirati alla riqualificazione territoriale di alcune aree delle Torbiere attraverso la creazione di asce boscose e siepi che favoriranno il riequilibrio nell’habitat naturalistico, ma anche alla realizzazione di barriere schermanti lungo i confini della Riserva e specialmente nella zona al limite della Sp11 che da Sassabanek raggiunge la rotatoria del Ciochet.

 

Le nuove millecinquecento piantine, di altezza pari a poco più di un metro, verranno messe a dimora sul perimetro della Riserva e soprattutto in fregio alla Sp 11 per proteggere l’avifauna, ma anche per ripristinare il «Boschetto» ubicato vicino al Centro di Accoglienza e arricchire di nuovi alberi l’area antistante il Centro accennato. C’è attenzione dunque verso il patrimonio che caratterizza l’area umida frequentatissima da centinaia di scolaresche, provenienti da diverse scuole lombarde, che ogni primavera giungono presso il Centro di Accoglienza per conoscere l’avifauna, l’ittiofauna e i laghetti.
La barriera di alberi, che verrà realizzata in fregio alla strada provinciale accennata, impedirà forse ai cigni di avventurarsi sulla battutissima arteria come è accaduto agli inizi di settembre quando, due esemplari bellissimi si sono messi a passeggiare tranquillamente in mezzo alle corsie stradali bloccando il traffico automobilistico. Resta aperto invece il problema dei ricci…
Tonino Mazza

NUOVI 1.500 ALBERI
L’operazione verde alle Torbiere del Sebino prevede la piantumazione di 1.500 alberi, in parte per mettere fine al bilancio negativo della flora che fu determinato dalla robusta Sarneghera che investì il Sebino nell’agosto del 2008. I danni del caratteristico vento furono subito evidenti, con moltissimi alberi sradicati. Per mettere a punto il progetto la Provincia di Brescia a tal fine ha messo ha disposizione 50mila euro, mentre il Consorzio di Tutela della Riserva delle Torbiere finanzia l’acquisto e la piantumazione delle nuove essenze con 23mila euro.

IL «COMBUSTIBILE» A FINE ‘700
Già alla fine del ‘700 si sperimentò l’uso della torba come combustibile nelle filande di Iseo. È dalla metà dell’800 però, che inizia lo sfruttamento del giacimento in modo massiccio, il lavoro sistematico di scavo iniziò nel 1862, quando il consorzio torinese «Società Italiana Torbe», acquistò la maggior parte delle Torbiere superiori. Il lavoro era svolto manualmente, con il metodo dell’escavazione ad umido, infatti tolto il primo strato di erba e terra, con uno spessore variabile da pochi centimetri fino a circa mezzo metro, compariva subito l’acqua.

La questione delle nutrie

articolo tratto dal Giornale di Brescia, 5 ottobre 2009

lettera al direttore

SCRIVE L'ASSESSORE

La Provincia e la questione delle nutrie

L'articolo firmato da Flavio Archetti sull'emergenza nutrie sul lago d'Iseo, pubblicato il 23 settembre, mi offre lo spunto per far conoscere a grandi linee ciò che l'Assessorato provinciale fa, da ormai un decennio, per arginare la diffusione del roditore.
È fenomeno ormai generalmente conosciuto, soprattutto nella Bassa bresciana, che la proliferazione della nutria, dovuta alla sua elevata capacità riproduttiva e all'assenza in natura di nemici naturali, crea gravi problemi all'ambiente, ai coltivi e agli argini dei corsi d'acqua.
La sua presenza viene adesso segnalata anche lungo gli argini del Basso Garda e delle Torbiere del Sebino, zone particolarmente vulnerabili e sensibili.
Di fronte ad un problema siffatto, il primo impulso è quello di procedere ad una drastica eradicazione della specie. Questo è però difficile da realizzare poiché la nutria, diversamente dalle talpe, ratti, topi e arvicole è considerata fauna selvatica, anche se esclusa dalle specie cacciabili in via ordinaria.
Neppure può essere catalogata tra gli animali nocivi, dal momento che la normativa in materia ha ritenuto da tempo di abolirne il concetto, oltre che togliere di mezzo l'elenco delle specie una volta considerate antagoniste della fauna selvatica.
La possibilità di intervenire è adesso disciplinata da regole precise stabilite dal legislatore regionale, che consentono alle Province, in assenza di altri rimedi, di poter effettuare il controllo delle specie di fauna selvatica (o inselvatichita) che sia di pregiudizio al patrimonio zootecnico, agro-forestale, per la salute pubblica ecc.., mediante piani di abbattimento, avvalendosi all'occorrenza dei propri agenti, delle guardie volontarie e di operatori espressamente autorizzati e selezionati attraverso specifici corsi di preparazione.
Il fenomeno della diffusione della nutria (Myocastor coypus) è stato da noi monitorato già nel corso dell'anno 2000.
Le risultanze delle prime indagini svolte sul campo hanno subito fatto chiaramente intendere che le preoccupazioni degli agricoltori e degli stessi amministratori locali erano tutt'altro che infondate.
L'Assessorato provinciale si attivò quindi immediatamente e, per prima cosa, acquistò un notevole quantitativo di gabbie-trappola per la cattura ecologica della specie, distribuendole gratuitamente ai proprietari dei fondi e agli agricoltori delle zone più colpite. Nel contempo, organizzò appositi corsi di preparazione per operatori volontari, con lezioni teoriche in aula e pratiche sul terreno.
In seguito, è stato quindi redatto un piano di contenimento, i cui elementi essenziali sono racchiusi nei seguenti dati: superficie territoriale interessata: 222.188 Ha; Comuni interessati: 113; operatori impiegati: oltre agli agenti della Polizia provinciale, 20 guardie volontarie e circa 300 operatori abilitati; gabbie distribuite: 2.050; nutrie catturate nel corso del 2008: 7.500 circa.
Va pure aggiunto che sul territorio sono stati individuati e messi a disposizione dai Comuni coinvolti alcuni centri per la temporanea conservazione delle carcasse e per la custodia del materiale di cattura. Oggi si può dire che la rete organizzativa è consolidata e il personale addetto è professionalmente adeguato e può contare su di un numeroso gruppo di operatori guidati dalla guardia volontaria Giampietro Marchesini e coordinati dalla Polizia provinciale.
È tuttavia giusto dire che, per effetto dei vincoli imposti e sopra brevemente ricordati, la lotta alla nutria, fino a pochi anni fa meno prosaicamente nota come castorino, resta tuttora assai impegnativa.
Quest'ultima considerazione mi offre anche lo spunto per suggerire, a chi è impegnato a fare proposte di modifica della vigente legge quadro in materia di caccia, di aggiungere la specie alle talpe, ai ratti, ai topi propriamente detti e alle arvicole. Sarebbe un passo decisivo per contenerne la diffusione in modo duraturo e meno complicato.
Alessandro Sala
Assessore provinciale alla Caccia

Emergenza nutrie sul Lago d’Iseo

Tratto ed adattato dal Giornale di Brescia, 23 settembre 2009

Gli esemplari di questo roditore di origine sudamericana sembrano essere in deciso aumento

Potrebbero creare problemi alla stabilità delle sponde dei bacini: si muovono scavando negli argini

La nutria, detta anche comunemente «castorino», è un mammifero roditore
LAGO D'ISEO Dopo aver colonizzato vari fiumi italiani (il caso più chiacchierato è quello del Tevere), parte della pianura padana (soprattutto le zone acquose delle risaie), il parco del Mincio, quello del Po e dell'Oglio, pare che ora le nutrie siano arrivate anche alla Riserva delle Torbiere del Sebino. La presenza di questi grossi vegetariani di origine sudamericana, di fatto un incrocio tra i topi e i castori, è testimoniata da alcune fotografie inviateci da un lettore che venerdì scorso ne ha visto un esemplare morto al lato della provinciale XI Iseo-Rovato, proprio sul confine con il lato nord-ovest della Riserva.
Tredici piccoli a «cucciolata»
Se da un lato la presenza di un esemplare non rappresenta di certo la prova dell'insediamento di una colonia, e quindi non legittima reazioni allarmate, dall'altro è pur vero che questa specie è tristemente famosa per la grande capacità di insediamento e proliferazione nei territori che raggiunge, essendo la femmina capace di partorire fino a 13 cuccioli per volta e, in buone condizioni ambientali, di farlo anche tre volte all'anno. Non va infatti dimenticato che nelle campagne del sud ovest milanese la nutria sta provocando una vera e propria emergenza ambientale, avendo messo a repentaglio i raccolti delle coltivazioni di riso, cosa che ha spinto la Provincia di Milano a distribuire all'inizio di quest'anno circa 5.000 trappole ai contadini. Del problema s'è occupato recentemente anche il Gal (Gruppo di azione locale) Oglio-Po, a testimonianza del fatto che dopo aver colonizzato il sud della regione oggi il «castorino» (che a dispetto del nomignolo può raggiungere i 10 chili di peso) sta raggiungendo anche il nord.

«Non è una buona notizia»
«Che la nutria abbia raggiunto le Torbiere non è una buona notizia, ma si tratta comunque di un evento nell'ordine delle cose – spiega Loris Alborali, uno degli esperti scientifici di animali del Consorzio delle Torbiere – visto che in provincia di Brescia è presente da tempo. Nella Riserva fino ad oggi non è stato notato nulla di anomalo e la sua presenza è passata praticamente inosservata, segno che la diffusione dovrebbe essere ancora contenuta».
Quale potrebbe essere il suo impatto su una zona dall'ecosistema delicato come quella delle Torbiere sebine? «Nella sua operosità la nutria potrebbe creare problemi alla stabilità delle sponde dei bacini – continua Alborali – perché si muove scavando negli argini, ma la sua proliferazione potrebbe anche creare problemi alle colonie degli altri animali». Il fatto è comunque nuovo. «Non abbiamo mai sentito parlare di nutrie sul Sebino – precisa Angelo Danesi dell'associazione ambientalista La Schiribilla – nè mai ci sono state fatte segnalazioni».

Tipica del Sudamerica, come ha potuto la nutria giungere fin da noi? Fino a pochi anni fa veniva allevata per la produzione di pellicce, vendute con il nome di «castorino». Quando questa attività non è più risultata conveniente, soprattutto per gli alti costi legati alla mano d'opera e alla concia della pelliccia, tutti gli allevamenti hanno cessato di operare e il più semplice sistema per liberarsi degli animali ospitati è stata di liberarli.
Gli animali hanno poi trovato nelle acque dolci interne ambienti assai favorevoli e, più o meno velocemente, hanno colonizzato vasti territori, costituendo grandi popolazioni selvatiche che oggi hanno raggiunto anche il Sebino.
Flavio Archetti

CHE COS'È La nutria (Myocastor coypus Molina), detta anche comunemente «castorino», è un mammifero roditore originario del Sud America. A seguito della introduzione per lo sfruttamento commerciale della sua pelliccia la nutria si è naturalizzata in diversi Paesi europei.

LA STRADA PROVINCIALE Pare che ora le nutrie siano arrivate anche alla Riserva delle Torbiere del Sebino. La presenza di questi grossi vegetariani è testimoniata da alcune fotografie inviateci da un lettore che venerdì scorso ne ha visto un esemplare morto al lato della provinciale XI Iseo-Rovato.

ACQUE DOLCI INTERNE Questi animali hanno trovato nelle acque dolci interne ambienti assai favorevoli e, più o meno velocemente, hanno colonizzato vasti territori, costituendo grandi popolazioni selvatiche che oggi hanno raggiunto anche la Riserva delle Torbiere sul lago d'Iseo.

segnalazione di una interessante iniziativa:

estratto da Bresciaoggi 15 settembre 2009:

 «Provincia da salvare», 
una finestra aperta sui piccoli e grandi problemi ambientali del nostro territorio.

Un album fotografico da arricchire con le vostre foto, le vostre «scoperte» sul campo, i vostri «scoop» sulle brutture che ci circondano: dal mucchio di rifiuti abbandonato sul ciglio della strada, allo scheletro di un edificio mai ultimato; dallo strato di schiuma su un fiume o un fosso, allo stato di abbandono in cui viene lasciato un parco o una zona protetta.

http://www.bresciaoggi.it/dossiers/Comunità/214/760/83512/

APPUNTAMENTO


AL CENTRO TORBIERE
I LABORATORI
DI ACQUERELLO

A Iseo il Centro Accoglienza Visitatori delle Torbiere del Sebino propone nella propria sede, oggi e domani come sabato 1 e domenica 2 agosto, dalle 14 alle 17, alcuni laboratori di acquarello naturalistico. L’iniziativa è gratuita.

 

Per informazioni e prenotazioni: Cauto – coop. sociale onlus- Tel. 030/3690338.
(Bresciaoggi, 25.07.09)

APPUNTAMENTO


GRUPPO ISEO IMMAGINE

organizza:
LUNEDI’ 20 luglio
alle  ore 21.30 presso il
Chiostro del Castello Oldofredi


Proiezione delle Sequenze:


“I Cigni della Riserva”
e “Il Golem, la prima montagna”
di Angelo Danesi


“Fiori, Foglie e..” di Fabio Cigolini


“Forme da Brivido” di Salvatore Labrozzo
Ingresso Libero


TORBIERE, APPELLO ALLA TUTELA

estratto da: Giornale di Brescia del 27.06.09

Torbiere, appello alla tutela 

Le associazioni ambientaliste sebine chiedono ulteriori misure per proteggere l’area dalla convivenza coi centri abitati. La Comunità montana prepara le regole per i boschi

Con l’approvazione del piano di gestione, lo scorso 21 aprile, è stato fatto un passo netto per la salvaguardia per la tutela della Riserva naturale Torbiere del Sebino. Ma la misura non sarebbe ancora sufficiente per le associazioni ambientaliste che così, con «La Schiribilla» e «Legambiente» nei due circoli Basso Sebino e Franciacorta in testa, sottolineano quali loro istanze non siano state recepite dall’attuale nuovo strumento di gestione. 

Quelle più rilevanti riguardano la definizione delle zone A.S (aree sensibili) di «cerniera» alla Riserva e per questo ospiti di presenze vegetali ed animali importanti, le destinazioni ammesse per l’area e gli edifici dell’ex Zumbo a Provaglio d’Iseo, le attività della pesca e della caccia.
Una lista di priorit�
«Pur avendo incluso nel programma interventi prioritari da noi segnalati come le opere per limitare l’inquinamento degli scarichi fognari in Torbiera, la redazione del piano agronomico, la regolamentazione degli accessi ed altro ancora, ci sono tuttavia dei punti che il piano non ha chiarito – spiega Angelo Danesi de La Schiribilla – e che preoccupano per il futuro del territorio».
Per quanto riguarda le zone A.S il comune di Corte Franca e quello di Provaglio d’Iseo hanno inserito il primo le zone A.S nelle aree agricole strategiche a valenza paesaggistica ed il secondo nel piano delle regole, escludendole dall’edificazione.
Iseo invece non ha ancora deliberato nulla, pur avendo, sia verso Clusane che verso Iseo gran porzioni di Aree Sensibili. Le destinazioni per l’ex Zumbo a Provaglio d’Iseo sono «incompatibili» con la Riserva per il progetto di ampliare gli edifici e collocarvi l’incubatoio ittico.
Il regime di caccia e pesca
Regolamentare caccia e pesca per la tutela dell’avifauna sono punti non specificati in modo efficace; infatti per la caccia è stata chiesta la sospensione automatica se le Torbiere ghiacciano al 30% e per la pesca di limitare le aree a quelle già consentite sottoutilizzate.
Le associazioni lamentano anche una mancanza di controlli perché gli abusi in corso da anni, come i ritrovi balneari nelle vasche delle Torbiere o le feste, continuano ad essere praticati. «Lo scorso 15 giugno abbiamo richiesto al Tavolo VI Ambiente e Territorio della Regione Lombardia di valutare le nostre richieste visto che l’iter del Piano di Gestione non è ancora terminato e deve essere approvato dall’ente regionale» conclude l’avv. Pietro Garbarino.

 

Altre iniziative per l’ambiente
Mentre si discute del futuro delle Torbiere nasce anche il tema del contenere il bosco a favore delle aree pastorali e agricole, privilegiando olivo e castagno da frutto, e potenziarne l’attitudine turistico-fruitiva. Sono queste le indicazioni principali della Comunità montana del Sebino agli estensori del piano d’indirizzo forestale, il Consorzio Forestale del Sebino e l’esperto Nicola Gallinaro. «Scelte coraggiose che valorizzano il paesaggio» ha sottolineato Angelo Zanotti presidente della Comunità montana. L’assemblea dell’ente, riunitasi lunedì 15 giugno, ha avviato il confronto con le nove amministrazioni comunali in merito al Piano d’indirizzo forestale del Sebino. Oltre alle linee guida regionali, Sebinfor dovrà tener conto anche delle indicazioni dell a Comunità montana nella riqualificazione e gestione dei boschi.
Le aree boscate che coprono il 46% del territorio, la maggior parte delle quali sono nel Comune di Pisogne (un terzo di tutto il territorio), dovranno essere valorizzate sia per gli aspetti produttivi, che ecologici, sia per la difesa del suolo che per gli elementi di paesaggio.
Il bosco riacquisterà così un valore patrimoniale e tornerà ad essere al centro dell’attenzione sia dei cittadini che delle amministrazioni. «La stesura e l’adozione del Piano d’indirizzo forestale da parte dei Comuni porterà anche all’acquisizione di contributi regionali ed europei altrimenti bloccati», ha ribadito Gallinaro. Il piano (la bozza sarà pronta a fine anno) produrrà elaborati e carte tematiche quali la carta geologica ed idrologica, quella sull’uso del suolo che indica già come su un superficie complessiva estesa 17.817 ettari le aree boscate coprono 8246 chilometri quadrati mentre quelle a pascoli permanenti coprono 2571 kmq, il 14,43%. L’omogeneità dei boschi, la maggior parte di carpino nero e castagneto, sono un’altra caratteristica dei boschi del Sebino che si diversificano solo nel comune di Pisogne dove si trovano anche abete rosso e rovere.
Veronica Massussi