Articolo.Torbiere Percorso per disabili

fonte: Giornale di Brescia, 6 febbraio 2010

Torbiere Percorso per disabili  

Il Consorzio «adotta» il progetto di una studentessa iseana per realizzare un tracciato di un chilometro accessibile a portatori di handicap, anziani e mamme con neonati

ISEO Un percorso attrezzato lungo quasi un chilometro, dove anche chi soffre di disabilità motorie o sensoriali sia facilitato nella sua escursione nella Riserva delle Torbiere: senza staccionate a sbarrare il passo, gradini, passaggi troppo stretti, ma con la presenza di tavole in lingua brail (per non vedenti), panchine e un fondo adatto al transito con carrozzelle.
«Natura accessibile», lo studio sostenuto con borsa di studio all’università Cattolica di Brescia dal Consorzio della Riserva delle Torbiere, è espressione della volontà di aprire le Torbiere sebine a tutti, rendendole fruibili ai disabili ma anche agli anziani e alle mamme con neonati, nel dovuto rispetto di uno spazio che in quanto riserva (non parco) ospita flora e fauna preziosa. Ideatrice del progetto di massima l’iseana Chiara Pettoello, 31enne laureata in Scienze naturali alla Università di Pavia, che ha trasformato le nozioni ricevute al corso di perfezionamento in progettazione educativa ambientale, in una proposta concreta.

 

Il tracciato, di circa un chilometro, prenderà il via all’entrata sul lato nord, in corrispondenza del Centro di accoglienza. Il primo provvedimento sulla via dell’alta percorribilità dovrà essere la rimozione della sbarra all’ingresso, o almeno l’allargamento del passaggio pedonale, oggi di mezzo metro ma destinato a divenire almeno di due metri per il passaggio agevole con una carrozzella. Girato a sinistra, in direzione Sassabanek, la strada si allunga tra una porzione di vegetazione che dovrà essere limitata nella sua azione invasiva con il taglio di fronde e rami. Proseguendo si trovano ancora alcune radici, da sormontare senza eliminarle, una staccionata, da rimpicciolire, e un tratto di argine da stabilizzare in vista della Torretta. Lo studio prevede anche il posizionamento di due panchine e frecce segnaletiche nelle vicinanze del manufatto e la realizzazione di una bacheca con tabella e spiegazioni in lingua italiana, inglese e brail. Il passaggio tecnico più difficile e costoso riguarda invece la sistemazione del fondo, necessariamente compatibile con il transito di carrozzelle ma anche con le prescrizioni non modificabili di un sito ad alta valenza naturale, come ad esempio il divieto di impermeabilizzare la strada.

 

Nella sua veste di committente dello studio il Consorzio della Riserva sostiene l’idea, ma allo stesso tempo deve fare i conti con verifiche di conversione pratica e sostenibilità economica. «La proposta è molto buona – commenta il presidente del Consorzio, Dario Lazzaretti – e noi siamo orientati a svilupparla perché rappresenta un passo importante al sostegno del messaggio che stiamo diffondendo sempre di più: la Riserva è un angolo pregiato del nostro territorio e dobbiamo imparare a frequentarla di più, come elemento culturale, per conoscere la natura e imparare a rispettarla. Ora si apre la parte più delicata: il progetto esecutivo e il reperimento dei soldi». f. arch.

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fonte: Bresciaoggi Sabato 30 Gennaio 2010
LA POLEMICA. Dibattito aperto dopo l’emendamento del Senato che demanda alle regioni la scelta dei termini per il periodo in cui si può sparare
Caccia, è scontro sulle date della stagione

Francesco Apostoli
Gli ambientalisti: «Aggraverà le infrazioni italiane in Europa» Il mondo venatorio: «Le critiche sono pretestuose, si può fare»

Muro contro muro tra associazioni venatorie e ambientaliste. A scatenare la polemica, l’emendamento all’articolo 38 della Legge Comunitaria in materia di Caccia (approvato giovedì in Senato) che demanda alle Regioni la scelta dei termini in cui collocare la stagione di caccia. Un provvedimento molto discusso che ha suscitato le proteste di due ministre «anti caccia» del calibro di Stefania Prestigiacomo e Michela Brambilla.

 

Altura, Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Bird Life, Wwf. Sono solo alcune delle associazioni che hanno promesso battaglia contro un provvedimento «che – dicono – propone la cancellazione dei limiti della stagione venatoria (attualmente compresa tra il primo settembre e il 31 gennaio ndr). Il provvedimento aveva ricevuto parere negativo dal Ministero dell’Ambiente e dall’Ispra l’autorità scientifica nazionale che si occupa della materia e aggraverà lo stato di infrazione comunitaria in cui l’Italia versa da anni». I timori degli ambientalisti riguardano anche l’estensione della stagione venatoria ai mesi di agosto e febbraio.
«Si tratta di una normativa che non serve nemmeno ai cacciatori – afferma Silvio Parzanini, rappresentante bresciano di Legambiente -. Il 2010 sarà l’anno della bio diversità, sembra assurdo che l’Italia cominci in questa maniera». Secondo Parzanini il provvedimento sarebbe da collocare in un contesto pre-elettorale : «il vero problema – dice – è che questo è diventato terreno di scontro politico, ma confidiamo in una modifica alla Camera».

 

Il mondo venatorio si schiera a favore dell’emendamento. «Da ministri e ambientalisti giungono solo critiche pretestuose – dice Marco Bruni, presidente della sezione bresciana di Federcaccia -. La legge è stata adeguata alla normativa comunitaria». Entrando nel merito, Bruni specifica: «i mammiferi non vengono toccati dal provvedimento che, per la migratoria, dà alle regioni la possibilità di ampliare i periodi cacciabili solo in seguito a precise motivazioni dell’Ispra» su cui però lo stesso Bruni pare non avere buone opinioni: «dovrebbero fare scienza, non politica». Piccolo esempio: «Se uno studio scientificamente attendibile dimostra che la popolazione di prispoloni è in aumento – si chiede Bruni -, perchè non possiamo cacciare il prispolone in agosto? Che senso ha dire “no” a priori?». Sulla stessa lunghezza d’onda, Domenico Grandini, presidente regionale dell’Anuu: «sembra che sia scoppiata una bomba atomica per nulla. Abbiamo 55 giornate all’anno di caccia e questo non cambia. L’italia ha solo recepito una direttiva europea già concordata con le associazioni ambientaliste. Nessuno chiederà mai di cacciare nei periodi primaverili».
Entra nel merito della questione anche il Comitato Nazionale Caccia e Natura: «a chi non è ideologicamente schierato – si legge in una nota – , pare chiaro che le modifiche apportate non sono assolutamente in contrasto con la normativa europea, ma adeguano ad essa quella italiana».

 

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Sala: «Nessun abuso, non si caccerà tutto l’anno»

«La stagione venatoria non sarà allargata a tutto l’anno. Ancora una volta la disinformazione sta danneggiando l’immagine dei cacciatori». Alessandro Sala, assessore provinciale alla Caccia, non ha peli sulla lingua nel denunciare l’ennesima boutade che interessa il mondo delle doppiette.
«MOLTI SCRIVONO che la nuova Legge comunitaria prevede che l’attività venatoria non regolamentata da un calendario fisso, resterà per cinque mesi. Anche adesso – prosegue – comprende lo stesso periodo (dal 1° settembre al 31 gennaio, secondo le specie), nel pieno rispetto di leggi e regolamenti. Non capisco perchè si voglia creare tanta confusione. Come si può pensare che si torni indietro di cinquant’anni. La legge 157 è tuttora valida ma va rivista in alcune parti. In particolare la questione delle deroghe sulle specie cacciabili. Devono entrare nella normativa nazionale. Passeri, peppole e fringuelli non sono in via di estinzione. Anzi, si registra una continua crescita».
INFINE SALA si rasserena quando anticipa che il Consiglio di Stato avrebbe dato ragione alla Provincia sul tema della caccia sui valichi montani: «Alla fine ha prevalso il buon senso contro l’ostinazione degli ambientalisti il cui unico scopo è di abolire l’esercizio venatorio» E ricorda come nel 2009 la Lega per l’abolizione della caccia ed altre associazioni hanno ricordo tredici volte al Tar.S.BOT.

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fonte: Giornale di Brescia, Venerdì 29 Gennaio 2010

Caccia, bufera sul calendario
Un emendamento in Senato aprirebbe alla possibilità di sparare ai volatili per tutto l’anno Fermamente contraria il ministro per l’Ambiente, Prestigiacomo: «Grave colpo di mano»
 

Un emendamento all’art. 38 della Legge Comunitaria approvato ieri in Senato consentirebbe di sparare agli uccelli tutto l’anno
[omissis]Attività venatoria: bufera sull’art. 38
Quanto alla caccia, l’emendamento all’art. 38 approvato in Senato lascerebbe inalterato il calendario (compreso tra il 1° settembre e il 31 gennaio) solo per i mammiferi, mentre cadrebbero le restrizioni per i volatili. Ma la prima a protestare è stata il ministro per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo: sulla caccia – ha detto – c’è stato un «grave colpo di mano al Senato. È stata disattesa l’intesa, il testo va corretto alla Camera». «Considero grave l’approvazione al Senato dell’emendamento sulla caccia alla legge Comunitaria. Ieri – ha aggiunto il ministro dell’Ambiente – su questo delicato argomento era stata faticosamente raggiunta un’intesa fra persone per bene di cui erano garanti il ministro Ronchi e il relatore. Giudico quanto accaduto in Aula un grave colpo di mano. Quel testo va ricorretto alla Camera, reintroducendo le garanzie che erano previste specie sulla tutela delle specie protette e delle specie migratorie, che sono il fulcro di quella biodiversità di cui, tra l’altro, quest’anno si celebra l’Anno Mondiale».
«Disatteso l’accordo raggiunto in Senato»
«L’accordo definito in Senato fra Ministero dell’ambiente, dell’agricoltura e delle politiche comunitarie sugli emendamenti in materia di caccia alla Comunitaria 2009 prevedeva un testo molto chiaro», osserva il ministro. Il testo dell’accordo prevedeva che Regioni e Province autonome potessero determinare i limiti dei periodi della caccia solo sulla base di analisi scientifiche che dovevano essere preventivamente validate dall’Ispra. «Il testo portato in votazione in aula a Palazzo Madama – osserva Prestigiacomo – invece è diverso da quello sul quale è stato raggiunto l’accordo ed apre ad interpretazioni estensive che lascerebbero intendere che l’Ispra dà un parere, ma che la validazione di tale parere possa essere rimessa ad altro, non determinato, soggetto. Tale testo non è condiviso dal Ministero dell’ambiente». Il ministro rileva infine che «è ora di smetterla di tentare, attraverso giochi di parole, di lasciare margini di ambiguità su un tema così delicato e sul quale la posizione del Governo, nei suoi ministeri competenti, è ben chiara».
Con la Prestigiacomo si schiera anche il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla: «Il provvedimento così formulato – afferma in una nota – lascia ampi margini interpretativi e non fornisce garanzie sui limiti temporali della caccia per tutti gli ungulati e le specie aviarie. Ciò significa che i cacciatori potrebbero anche sparare tutto l’anno. Non è accettabile – aggiunge – e lavorerò perché questo testo venga corretto alla Camera affinché non sia arrecato un simile danno al nostro patrimonio faunistico», sottolinea il ministro, che da mesi ha avviato una battaglia in Parlamento per evitare l’estensione dell’attività venatoria.
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fonte: Bresciaoggi, Venerdì 29 Gennaio 2010
LEGGE COMUNITARIA. Scontro sulle norme Ue
Caccia senza date fisse,
Prestigiacomo furiosa
La legge passa al Senato ma Regioni e ambientalisti insorgono. Sì anche al tetto per gli stipendi dei manager
ROMA
Cacciare senza limiti: l’attività venatoria non regolamentata da un calendario fisso, resterà di cinque mesi. Di fatto potrebbe essere quello che accadrà se la Legge Comunitaria approvata ieri da Palazzo Madama sarà confermata a Montecitorio. Il testo all’articolo 38 elimina gli attuali limiti (dal primo settembre al 31 gennaio) per la stagione di caccia, aprendo a quella che viene già definita come la zona delle «doppiette no-limits». L’approvazione del testo ha suscitato l’ira del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che, gridando al «colpo di mano», ha parlato di «testo diverso da quello concordato», chiedendo di «smetterla con le ambiguità». Contro la norma il mondo ecologista e animalista, e le Regioni. Contraria anche il ministro del Turismo Maria Vittoria Brambilla
SÌ AL «TETTO» PER I MANAGER. La Legge comunitaria approvata dal Senato prevede anche altre misure: l’obbligo di rendere pubblici gli stipendi dei manager ma anche di fissare un tetto alle loro retribuzioni (norma controversa che sarà modificata alla Camera) e accelerazione sulla liberalizzazione dei servizi postali.

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Fonte: Bresciaoggi, Venerdì 28 Gennaio 2011

 

L’AMBIENTE MINACCIATO. Lo prevede una delibera della giunta regionale
Una cura dimagrante
per le Torbiere d’Iseo?
Il Coordinamento ambientalista lancia l’allarme e chiede un incontro con le amministrazioni locali

 

Si annuncia una tutela più limitata per la riserva naturale
Prima c’è stato il lungo braccio di ferro sullo strumento gestionale; poi si è aperto il confronto sulla valutazione della «qualità ecologica» dello stesso. Che pur non essendo ancora chiuso è stato in qualche modo «scavalcato» da un’altra novità di peso. Parliamo della Riserva naturale delle Torbiere del Sebino, e dell’ennesimo allarme sul futuro lanciato questa volta da un pool ambientalista. Eccolo.
«È una corsa contro il tempo dagli esiti incerti quella che un ampio fronte di associazioni sta facendo per evitare quello che appare come un concreto declassamento delle Torbiere del Sebino. Una corsa cadenzata anche da sorprese preoccupanti, scoperte per caso. Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste bresciane (Enpa, Legambiente, il Servizio di vigilanza ambientale di Legambiente, Lac, Lipu, Laica, Oipa, Telefono difesa animali, Lav, Lida, Anpana e associazione Compagni di strada) preoccupato dalla procedura che il Consorzio di gestione della riserva ha avviato per chiedere l’esclusione della “Vas” (Valutazione ambientale strategica) relativamente al Piano di gestione, intende allertare le amministrazioni pubbliche affinché la biodiversità delle Torbiere d’Iseo non venga compromessa».

 

In quest’ottica, viene annunciato, proprio oggi si «inserirà l’incontro con alcuni amministratori del Comune di Corte Franca e di Iseo (che insieme alla Provincia, alla Comunità montana del Sebino e al Comune di Provaglio d’Iseo compongono il Consorzio). Il tema? «Nei giorni scorsi, un primo incontro dedicato alla procedura di esclusione della Vas, presenti il Consorzio e gli altri enti interessati, dalla Provincia alla Comunità montana, passando dall’Arpa e dall’Asl, è stato aggiornato alla luce di una serie di carenze, sottolineate soprattutto dall’ente comprensoriale e dall’Arpa, e relative essenzialmente alla necessità di “completare” la proposta del Consorzio integrando la discussione con documenti certi sull’effettivo stato ambientale dell’area e sul suo effettivo status giuridico. Anche perchè, ed ecco la sorpresa, proprio su questo fronte si è registrata una novità».

 

«Mentre infatti si sta ancora discutendo dell’esclusione della Vas – continuano le associazioni -, l’apparato normativo della riserva è stato indirettamente modificato da una delibera della giunta regionale che, se avallata dal consiglio, finirà per ridimensionare notevolmente il senso stesso di questa preziosa zona umida di rilevanza internazionale. La scoperta è stata fatta casualmente, mentre dal Consorzio di gestione non è arrivata alcuna comunicazione in merito e soprattutto non se ne è parlato in fase di procedimento Vas. E a questo punto le associazioni si chiedono da dove è partita la richiesta di un provvedimento che porterebbe in estrema sintesi a ridurre moltissimo il “significato ambientale” delle Torbiere, assegnando il riconoscimento attuale di “Riserva naturale orientata” alla sola zona “A”; quella a maggiore tutela».

 

Nella delibera della giunta del Pirellone (la numero 9/985 del 15 dicembre scorso), in effetti, si confermano tutti i divieti (edificatori, di trasformazione dell’habitat e di bonifica, solo per citarne alcuni) previsti dalla legge istitutiva per la sola zona «A», mentre per la «B» e la «C» si spalanca la possibilità di realizzare nuovi edifici se autorizzati dall’ente gestore nella zona di rispetto; e inoltre «si toglie sostanzialmente il freno che finora ha bloccato, per fare qualche esempio, eventi sportivi o folcloristici, la raccolta della flora spontanea, il transito con mezzi motorizzati e in generale ogni attività che implichi l’alterazione della qualità dell’ambiente».

 

«Alla luce di tutto ciò – conclude il Coordinamento – si ripropone una domanda che ricorre da anni: che fine farà questo habitat unico la cui importanza è riconosciuta a livello internazionale?».

INVASIONE VEGETALE IN TORBIERA

Piantare alberi va bene…ma qualcuno forse bisogna anche eliminarlo

 

Nella riserva naturale delle nostre Torbiere si sono insediate, come su tutto il territorio circostante (si potrebbe dire che la cosa interessa tutto il mondo) specie alloctone, cioè animali e vegetali che prima non c’erano, creando notevoli problematiche di vario genere. In riserva, parlando solo di alcune specie vegetali più vistose, oltre alla Amorpha fruticosa ed una specie di lonicera (Caprifoglio) si è diffuso l’Ailanto, la specie più invasiva e dannosa. Vicino al monastero di S.Pietro in Lamosa ci sono boschi di tale essenza che, nonostante qualcuno cerchi di contenere (forse in modo non corretto, peggiorando la situazione), si espande sempre più.

 

L’Ailanthus altissima, detta anche albero del paradiso, è stata importata dall’Asia per alimentare una specie di baco da seta, impresa rivelatasi poi fallimentare.

 

Dove arriva soppianta in poco tempo tutte le altre specie, impoverisce la biodiversità vegetale ed animale, creando ecosistemi fragilissimi.
Se tagliato al piede può ricacciare molti polloni anche ad oltre dieci metri di distanza, non ha predatori e parassiti, rilascia nel terreno tossine che ostacolano la crescita di altre piante, cresce velocemente di alcuni metri all’anno; se sfiorato diffonde cattivo odore, la sua linfa può causare dermatiti, le radici si insinuano dappertutto, danneggiando i manufatti vicini.

 

Io non so cosa bisogna fare per contenere o meglio eradicare completamente questa specie; forse si è già aspettato troppo.
Ma certo c’è la necessità di fermare questa invasione che tra non molti anni potrebbe danneggiare notevolmente l’area protetta e non solo.
Gennaio 2010
A.D.

 

clicca qui per vedere l’immagine
http://www.laschiribilla.it/immagini/Ailanto.jpg

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fonte: Giornale di Brescia, 19 gennaio 2010

Torbiere, al Centro accoglienza trova casa la didattica  

Proseguiranno anche quest’anno le iniziative rivolte a scolaresche e insegnanti nella struttura gestita dalla «Cauto»

ISEO Proseguiranno anche per il 2010 le attività didattiche organizzate presso il Centro di accoglienza visitatori delle Torbiere del Sebino con un potenziamento delle attrezzature, il cui acquisto è previsto proprio nel mese di gennaio ed un calendario di proposte per le scuole. Per migliorare l’accoglienza e la possibilità di ricerca, ci sarà infatti del nuovo materiale informatico come personal computer, proiettore e stampante, macchina fotografica e binocoli, a disposizione dei visitatori.
Dal 2008 il Centro di accoglienza, situato a Iseo, di fronte allo stadio comunale, è gestito dalla Cooperativa Cauto che apre la struttura all’inizio del mese di marzo per chiuderla alla fine di ottobre. Nel 2009 le classi che hanno partecipato alle attività didattiche, provenienti dalle province di Brescia e Bergamo, sono state 63 con il coinvolgimento di 1.500 studenti.

Tra le iniziative proposte un concorso di fotografia per le scuole dal titolo «Click si gira in Torbiera», un seminario-laboratorio per insegnanti, laboratori a tema per le famiglie (durante le aperture del fine settimana, distribuiti su 15 domeniche) sulla botanica, la vita in Torbiera, l’acquerello naturalistico, temi che hanno riscosso un notevole successo.

«La Riserva può essere vissuta in due momenti diversi: la visita, gestita dalle guide del Consorzio e l’accesso al centro di accoglienza con laboratori per le scuole» spiega il presidente del Consorzio, Dario Lazzaretti. Nel 2009 i gruppi prenotati che hanno svolto una visita guidata alla Riserva sono stati circa 200 (si ricorda che oltre le 5 persone, per un massimo di 25, è previsto l’accompagnamento della guida al costo di 55 euro, mentre i gruppi in visita contemporaneamente non possono essere più di quattro).

La giornata tipo di una scuola prevede la mattina visita guidata, un pranzo convenzionato con i ristoranti limitrofi ed il pomeriggio da trascorrere presso il centro d’accoglienza.

Anche per il 2010, come è avvenuto per 54 classi lo scorso anno, 40 classi avranno la possibilità di visita e laboratori gratuiti; per informazioni rivolgersi al Consorzio di gestione della Riserva Torbiere del Sebino tel.0309823141.
Veronica Massussi

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AMBIENTE

I consumi divorano il pianeta
in 5 anni aumentati del 28%

I dati dello “State of the World 2010”, il rapporto del Worldwatch institute.

I 500 milioni di dindividui più ricchi del mondo sono responsabili del 50% delle emissioni globali di anidride carbonica

di ANTONIO CIANCIULLO

leggi qui:

 

http://www.repubblica.it/ambiente/2010/01/12/news/rapporto_worldwatch_institute-1913867/?rss

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fonte: Giornale di Brescia, 15 gennaio 2009

Torbiere, per il 2010 la parola chiave è «rimboschimento»  

Entro la fine di febbraio saranno messe a terra 1.300 piante

Il progetto riguarda il ripopolamento ittico tramite… legname

L’opera di rimboschimento della Riserva delle Torbiere
si concluderà nelle prossime settimane (foto Marioli)

Rimboschimento con oltre 1.300 piante ed ancora ripopolamento ittico tramite il posizionamento di cumuli di legname sul fondo dei canali delle Lamette: una doppia «iniezione di natura» per il ripristino degli habitat compromessi.

Questi sono gli interventi prioritari dell’anno 2010 nella Riserva Naturale Torbiere del Sebino. L’attività di rimboschimento è iniziata lo scorso ottobre e terminerà per fine febbraio; in questi mesi sono stati piantati alberi e arbusti in due precise aree della Riserva, danneggiate dal violento temporale dell’agosto 2008, quella denominata «il boschetto» e nei pressi del centro di accoglienza visite, ma anche lungo il perimetro della Riserva confinante con la strada statale Iseo-Rovato.

Varie specie per un’idea

Terminato il completamento del percorso nord che permette il giro ad anello di tutta la Riserva (10 km di lunghezza), il traffico veicolare non concilia il rapporto con la natura che l’area può offrire al visitatore né una vita tranquilla agli animali stanziali. Ecco perché, su consiglio dell’esperto botanico del Consorzio di Gestione, il prof. Carlo Andreis, è stata realizzata una barriera arborata mista, disposta con sesto d’impianto fitto e composta da Acer Campestre, Carpinus betulus, Corpus Sanguinea, Crataegus monogynae e Rosa canina.
L’operazione di rimboschimento ha avuto un costo di 74.000 euro con un contributo di 50.000 euro da parte della Provincia di Brescia. «Una delle cose più difficili da far capire ai visitatori è che le Torbiere sono una Riserva Naturale e non un Parco, e quindi hanno regole ferree da rispettare – spiega Dario Lazzaretti, presidente del Consorzio di gestione -. Ecco perché c’è il pagamento di un ticket d’ingresso di un euro».
Effetti positivi sono derivati dall’apertura dei quattro canali della zona denominata Lamette, quella fronte lago, con un conseguente maggior ricircolo dell’acqua; i risultati in termini di mantenimento dell’ittiofauna autoctona sono oggi molto soddisfacenti perché si registra un incremento di specie quali persico reale e persico trota, presenti negli ultimi anni in quantità molto limitata.

La deposizione delle uova

L’ittiologo del Consorzio Loris Alborali ha in programma per la fine di gennaio, in collaborazione con il gruppo Ysei Sub di Iseo, di collocare sul fondo lacustre delle cataste di legname per favorire la deposizione delle uova dei pesci.

Come interventi strutturali previsti nel 2010 è in progetto la costruzione del magazzino pertinente al Consorzio, in località Funtanì.

Veronica Massussi

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fonte: Bresciaoggi, 28 novembre 2009

Iseo. La «fabbrica del pesce» si farà alle Polle di Clusane  

Cambio di localizzazione: l’ittiogenico via dalle Torbiere. Ripopolamento con 6 milioni di coregoni

ISEODiscusso da tempo dagli esperti, il problema della realizzazione di un nuovo incubatoio ittico sul Sebino ha fatto nei giorni scorsi un importante passo in avanti: la «fabbrica del pesce» d’acqua dolce non si farà più all’interno della riserva delle Torbiere, ma con ogni probabilità alle Polle di Clusane d’Iseo.

L’Assessorato alla pesca della Provincia di Brescia ha rinunciato al suggestivo progetto che prevedeva la realizzazione della struttura nell’area Zumbo, a Provaglio, in coabitazione con la nuova sede del Consorzio di gestione della riserva, tornando invece a orientare le sue scelte sulla zona prediletta dai pescatori sebini, ossia la grande area umida dell’entroterra clusanese, dove è in corso un recente studio di fattibilità.
La nuova prospettiva
La nuova area, ricca di sorgenti, che secondo gli allevatori più esperti sarebbe anche fornita di acqua con caratteristiche più idonee allo sviluppo delle uova e degli avannotti, è stata individuata ancora una volta nella pregiata area naturale che già ospita l’incubatoio provvisorio, su un’area di proprietà della Cooperativa Isparo, ma distante dalle altre strutture della stessa Cooperativa sociale. La nuova costruzione sarà indipendente, dotata di parcheggi, accessi e spazi di lavoro esclusivi.
Un vantaggio indiscutibile rispetto a quanto prospettato nel progetto «in Torbiera» sarà dato dagli spazi destinati a ricevere le vasche per gli avannotti e i boccioni con le uova, distribuibili su ben 300 metri quadrati piuttosto che sui preventivati 160 metri, quindi con una possibilità di produzione di pesce sicuramente maggiore, sia per quantità che per tipologia.
Con alcune specie ittiche in difficoltà da qualche anno, ampliare le attività del nuovo incubatoio potrebbero consentire anche interventi mirati per la ricostituzione delle colonie sempre meno numerose, come le tinche e le alborelle.
I tempi di realizzazione
Quali i tempi di realizzazione? Considerato che lo studio di fattibilità per valutare l’idoneità dell’area e le condizioni del suo acquisto è già iniziato, l’incubatoio potrebbe essere pronto per la fine dell’anno prossimo, quindi in grado di muovere i primi passi per la «campagna» ittiogenica 2010-2011.
Dai dati diffusi dall’assessore Alessandro Sala durante l’annuale incontro con i membri della V Commissione, emerge che nell’ultimo intervento di ripopolamento (partecipato dagli indispensabili volontari dell’associazione Sebino-Franciacorta, dai pescatori professionisti bresciani e bergamaschi e dalla Polizia provinciale ittico-venatoria) nel lago d’Iseo sono stati liberati circa 6 milioni e mezzo di coregoni, accompagnati da almeno 500mila cavedani e 160mila lucci. Il ripopolamento messo in atto dalla Provincia di Brescia è affiancato da quello altrettanto delicato e prezioso della Provincia di Bergamo con il salmerino, un pesce dalle carni prelibate presente in discrete quantità fino all’inizio degli anni 80, ma in seguito quasi del tutto scomparso.
I limiti da correggere
Proprio l’attività ittiogenica ha trovato però recentemente nella zona dell’Iseo alcuni limiti, dovuti alla mancanza di potenzialità dell’impianto provvisorio. La necessità di intervenire con ripopolamenti delle acque, rende necessaria una produzione di coregone lavarello nettamente superiore rispetto a quella attuale, ma anche la presenza di funzioni e progetti in grado di accrescere con efficacia la presenza nel lago di trote, lucci, barbi, lasche, persici, cavedani e alborelle. In sostanza ora si pongono le premesse per il rilancio dell’attività ittiogenica sul sebino.
Gli impianti bresciani
L’incubatoio ittico è una sorta di fabbrica del pesce, indispensabile per il settore della pesca dei nostri laghi maggiori, ma anche per mantenere in salute e pescosi fiumi, torrenti, seriole e laghetti. Nel bresciano sono attivi due incubatoi capaci di grosse portate di lavoro: quello di Desenzano del Garda e quello di Clusane d’Iseo. A questi si affiancano quello veronese di Bardolino, che alimenta le acque gardesane, e alcuni di piccole dimensioni gestiti da associazioni di pescatori e pescasportivi, come quelli di Tremosine, Ponte Caffaro (gestito dall’associazione pescatori Lago d’Idro) e Casto (quest’ultimo ospita pesce solo per l’accrescimento) capaci di produrre alcune decine di migliaia di avannotti. Quest’anno ad esempio, la collaborazione Ponte Caffaro-Casto ha consentito di ripopolare i fiumi Chiese, Nozza, Bagolino e il lago d’Idro con circa 100mila esemplari di varie specie, soprattutto trote fario. La moderna struttura di Desenzano nel 2009 ha lavorato circa 60 milioni di pesci. La sua superficie è di 660 metri quadrati, con una sala incubatoio di 275 metri.
Flavio Archetti

 

Nota de La Schiribilla:
l’incubatoio ittico provinciale è inserito fra le opere ammesse nell’area ex-Zumbo
nel Piano della Riserva approvato dal Consorzio e ora in itinere in  Regione per l’approvazione definitiva.
La Schiribilla e Legambiente nelle osservazioni* al nuovo Piano avevano respinto, motivandola, tale ipotesi.

 

 *A parte l’oscura e complicata vicenda edilizio-urbanistica di quest’area, interessata nel 2007 anche da una variante al Piano (D.G.R. Lombardia n VIII/ 5284, su cui pende ricorso al T.A.R), si osserva che non risponde a nessuna esigenza legata ad una migliore conservazione del sito prevedere in Riserva che i volumi esistenti, aventi in origine la più compatibile caratteristica della ruralità (residenziale/agricolo), vengano ora destinati ad usi meno congruenti e più invasivi per lo svolgimento di attività terziarie/dirigenziali (la sede amministrativa/operativa del Consorzio, in una situazione logistica non certo funzionale nemmeno all’esercizio dei compiti specifici), e in aggiunta, rispetto alla variante del 2007, localizzare anche l’insediamento dell’incubatoio ittico; tutte destinazioni che comportano un considerevole aumento del carico insediativo con tutte le conseguenze, dirette e indirette, dello stesso (accrescimento della frequentazione antropica, traffico motorizzato per l’incubatoio, aumento di fonti rumorose, luminose ecc…).

 

Se da una parte è molto apprezzabile lo sforzo fatto in passato per “liberare” l’area dall’allevamento avicolo responsabile di gravi alterazioni dell’ambiente naturalistico, dall’altra, trattandosi di immobili e aree diventati di proprietà pubblica, ci si attende che la riconversione sia finalizzata verso destinazioni d’uso maggiormente attinenti alle finalità della Riserva Naturale, e non per attività amministrative o di rappresentanza, che ben possono essere svolte altrove.

 

Gli interventi proposti invece, non supportati da alcuna motivazione, vengono ad essere concentrati in prossimità di specchi d’acqua dove nel contempo il Piano individua (v. Tav.2 – modifiche cartografiche) un ragguardevole e positivo ampliamento della zona A, la più pregiata, e proprio dove la tavola 3 identifica una zona a valenza idrobiologica da acquisire prioritariamente da parte del Consorzio.

 

Sarebbe molto più confacente l’ipotesi, prospettata sin nel Piano del 1988, di insediare la sede del Consorzio di Gestione nel Monastero di San Pietro in Lamosa.

 

Ricordando che la presenza di un SIC/ZPS obbliga al mantenimento in uno stato di conservazione adeguato degli habitat e delle specie per cui il sito è stato individuato, in relazione al patrimonio edilizio esistente, si chiede:

 

a) vengano ridimensionati i volumi esistenti, utilizzando in loco solo la cubatura strettamente indispensabile per la realizzazione del magazzino connesso all’ attività di manutenzione del Consorzio

 

b) i volumi restanti vengano recuperati traslandoli in Comune di Provaglio, per la realizzazione della nuova sede del Consorzio, localizzandoli in un sito più idoneo a svolgere tali funzioni

 

c) riqualificazione dell’area non ancora bonificata; che potrebbe essere destinata ad attività finalizzate ad una miglior conoscenza del sito, quali orto botanico, torrette di osservazione, sito idoneo ai limicoli.