Il viscum album si diffonde in torbiera

Il viscum album si diffonde in torbiera
rispettiamolo
http://www.laschiribilla.it/immagini/foto/flora/vischio%20rn.jpg

 

Già camminando lungo i vari percorsi si può notare come si stiano diffondendo in riserva i bei cespuglietti di vischio.
Si tratta di un vegetale parassita della famiglia delle lorantacee, considerato in passato pianta sacra, oggi simbolo di buon augurio.
Le bacche, trasportate e disperse dagli uccelli che se ne cibano, si insediano negli interstizi del ramo di una pianta ospite e iniziano a germogliare; peccato che alcuni rametti vengano parzialmente strappati non dai volatili ma da qualche”predatore” a due gambe!

 

IL RAMO D’ORO

 

La mitologia, le leggende, le pratiche magiche e religiose che fanno riferimento al vischio sono moltissime, forse più che per qualsiasi altro vegetale, almeno in Europa. Questo sempreverde parassita di altri alberi, era chiamato “ramo d’oro”, probabilmente perché il vischio tagliato ed appeso ad essiccare assume una colorazione tendente al giallo, oppure perché a questa preziosa pianta erano attribuite numerose proprietà magiche. Fin dall’antichità più remota i popoli europei, ma non solo, hanno circondato il vischio di una superstiziosa venerazione. I Druidi lo adoravano e consideravano luoghi sacri i boschi dove cresceva, solitamente dei querceti. Il vischio infatti era raro: quando i Druidi lo trovavano, lo raccoglievano con una solenne cerimonia, in un preciso giorno dell’anno stabilito in base alla situazione lunare. Dopo aver invocato la pianticella come risanatore universale e aver sacrificato in suo onore animali, un sacerdote con manto bianco saliva sull’albero su cui il vischio era cresciuto e con un falcetto d’oro tagliava la pianticella, raccogliendola in un panno bianco, evitando accuratamente che toccasse terra perdendo così le sue magiche proprietà. Si riteneva che il vischio raccolto in questo modo rendesse fertili gli animali sterili e funzionasse come antidoto contro tutti i veleni. Altri popoli credevano che il vischio avesse proprietà ignifughe, e per questo appendevano dei rametti al soffitto per difendersi dagli incendi. In altre aree geografiche il vischio veniva appeso alla porta di case e stalle per tenere lontano gli “esseri” che potevano nuocere a persone o ad animali.

 

Vi sono tante altre leggende che attribuiscono poteri al vischio e sacralità agli alberi dove esso cresceva. Rispettiamolo anche noi.

Articolo:«La riserva delle Torbiere alla portata di tutti»

Fonte: Giornale di Brescia 03/09/2010

«La riserva delle Torbiere alla portata di tutti»
Il presidente del Consorzio Giovanni Lecchi pensa ad attrezzare il sito per renderlo visitabile anche alle persone disabili

ISEO«La Riserva Naturale delle Torbiere dovrà essere alla portata di tutti» con queste ferme parole il presidente del Consorzio Giovanni Lecchi porta avanti il progetto del percorso per disabili ancora al vaglio della Regione Lombardia.
«Il progetto del percorso attrezzato per disabili, inserito nel Piano di Gestione delle Torbiere e per il quale abbiamo richiesto un finanziamento regionale, non è ancora stato approvato dalla Regione ma è una cosa da fare assolutamente perché tutti, senza distinzione, devono poter accedere alla Riserva» afferma Lecchi. Il tratto individuato fa parte del percorso nord che dalla rotonda di Sassabanek si dirige verso la località Ciochet, porzione della Riserva che non presenta ponticelli e scalette, ostacoli evidenti, ma si trova invece a filo terra. Il Consorzio sta inoltre pensando anche ai non vedenti ed ha richiesto un contributo alla Fondazione Cariplo per dotare il Centro di Accoglienza Visitatori di Iseo di attrezzature e tecnologie per chi ha deficit visivi.

 

«Ho già portato la proposta all’assemblea dei sindaci – continua Lecchi – e spero che anche questa voce possa essere presa in considerazione». Nell’agenda del presidente del Consorzio si trovano anche le voci di risanamento di alcune zone della Riserva come l’area Zumbo a Provaglio e i capannoni della torba a Iseo.
Per il primo si procederà ad abbattere la casa Zumbo ma verranno mantenute le cubature per poter edificare, in un futuro «quando le condizioni economiche degli enti pubblici lo permetteranno» commenta Lecchi, la sede del Consorzio; nel frattempo verrà costruito il magazzino perché necessario alle attività dell’ente. Anche la parte pericolante dei capannoni della torba è stata abbattuta da parte dei privati con l’intento condiviso da parte di entrambi, proprietari e Consorzio, di sanare tutta la zona.

 

Un’altra modifica della situazione attuale, intrapresa dal presidente nell’ottica di una maggiore tutela dell’habitat della Riserva è lo spostamento della pista ciclabile provinciale, Brescia-Paratico, che transita per una parte all’interno della Riserva.
«Ho già avuto un incontro con il neo assessore ai Lavori pubblici della Provincia di Brescia, portando le ragioni di un cambio di percorso della pista ciclabile e visto che il comune di Corte Franca ha già realizzato l’opera ed il comune di Provaglio d’Iseo sta ultimando la sua parte, il percorso ciclabile potrà passare vicino, nei pressi della Cascina San Carlo, ma non all’interno della Riserva».
Veronica Massussi

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Fonte: Giornale di Brescia, 20/08/2010
Torna alla luce il gigante di pietra
È lì da ventimila anni

 

ISEO – È rimasto per tanti anni coperto dalla vegetazione il masso erratico «Balòta dè la al di Précc»: un gigante di pietra arenaria rossa di 960 tonnellate, lasciato circa 20.000 anni fa dal ritiro del ghiacciaio della Valcamonica, alto sette metri, largo sei e profondo otto.
Ha dormito a lungo nel bosco del monte di Iseo, lontano dagli occhi di tutti, inosservato persino dagli appassionati di montagna che percorrendo il sentiero che porta a Bocàs gli passavano accanto, e sconosciuto alla maggior parte degli iseani.

 

Il lavoro di pulizia
Quest’estate però, grazie a un’idea del signor Gian Franco Tocchella e alla sensibilità del gruppo Alpini, è stato riportato alla luce con un lavoro di pulizia da sterpaglie e arbusti, ma anche riproposto all’attenzione del pubblico con il posizionamento di sei nuovi cartelli segnaletici acquistati dell’Ana, posti all’imbocco dei due sentieri che dalle località «Maestra di cà» e «Santa Teresa» portano nella valle che ospita il masso (a quota 490 metri, distante 50 metri dal cancello della cascina Fidrighì), sia lungo il percorso nel bosco.

 

Come raggiungerlo
Stando ai primi rilievi tecnici, effettuati dal geologo Federico Mori, la Balòta appena riscoperta sarebbe in grado di far impallidire per dimensioni il ben più noto masso erratico di Provaglio, che nel recente passato è stato tanto valorizzato da apparire oggi, in compagnia dell’erratico «di arenaria rossa del Permico» di Bagolino, come uno dei due monumenti naturali inseriti nella guida sui parchi e le riserve della nostra Provincia.
Il masso erratico è raggiungibile a piedi in circa un’ora, partendo da via Carlo Bonardi dove la prima delle nuove frecce invia verso la mulattiera che passa dalla località Maestra di cà, o in macchina, svoltando a destra poco dopo Santa Teresa per la località Bocàs, e proseguendo avanti per circa tre chilometri. «Si tratta di un reperto di Verrucano Lombardo – spiega il geologo Mori – certamente depositato dal ritiro dei ghiacci al termine dell’ultima glaciazione. Oggi la sua posizione è molto stabile, in perfetta sicurezza, anche perché buona parte di questo gigante si trova ancora sepolta sotto terra».

 

Come sono potuti arrivare fino a Iseo, ad almeno 30-40 chilometri di distanza, i massi della Valcamonica? «Inglobati e spinti dall’avanzata del ghiacciaio durata qualcosa come circa 10mila anni – continua Mori – che nella loro avanzata raccoglievano e trasportavano qualsiasi elemento incontrassero sul loro cammino.
Quando a causa dell’innalzamento delle temperature il ghiaccio iniziò a ritirarsi, lasciò sul campo tutto quanto aveva trasportato, compreso questo enorme frammento di arenaria rossa (tipico della bassa valle) nella Al di Prècc».

 

Segnaletica nuova di zecca «L’idea di segnalarlo adeguatamente è venuta al nostro consigliere Tocchella – precisa il capogruppo dell’Ana Giuseppe Barbieri – insospettito dal colore inusuale di una pietra che sulla nostra montagna non ha eguali. Dopo il sopralluogo del geologo e il voto favorevole di tutto il consiglio, sono state acquistate sei “frecce”, fatte di una plastica speciale molto resistente alle intemperie. Infine a luglio abbiamo percorso in gruppo i due sentieri principali e deciso i punti strategici dove piazzare le indicazioni».
Flavio Archetti

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Fonte: Bresciaoggi, Giovedì 19 Agosto 2010
LA RICERCA. Dario Balotta: «I dati Ersaf sono eloquenti: si costruisce in modo caotico e senza reali necessità»
Legambiente lancia l’allarme
«Il cemento soffoca il Sebino»
Giuseppe Zani

 

Paratico, Iseo e Pisogne sono i Comuni rivieraschi che hanno consumato più territorio Maggior equilibrio fra crescita demografica e urbanizzazioni a Marone e Sale Marasino

 

Più cemento non significa più sviluppo socio-economico. La conferma viene dal lago d’Iseo dove il processo di urbanizzazione cresce più del numero di abitanti. E’ quanto sostiene almeno il circolo Legambiente Basso Sebino sulla base di una sua elaborazione di dati sulla Destinazione d’uso dei suoli agricoli e forestali redatto dall’Ersaf della Regione Lombardia. Dati ufficiali, dunque. Relativi al periodo 1999-2007. Dati che prendono in esame tutti e 14 i Comuni rivieraschi, più Solto Collina e Parzanica.

 

«IL SEBINO STA SOFFOCANDO sotto il cemento di nuovi edifici, strade, porti, centri commerciali, capannoni e cave – osserva Dario Balotta, presidente del circolo in questione-. I dati percentuali e assoluti che presentiamo oggi confermano ciò che a tutti ormai è evidente, e cioè che progressivamente i residenti sull’Iseo vedono scomparire la ricchezza del loro ambiente». Nell’arco di 8 anni, stando alle tabelle fornite da Legambiente, si sono persi 2.168,4 ettari di verde, pari al 12,4% dell’intera superficie considerata, che è di 17.439,7 ettari: un trend peraltro- se la cosa può consolare- in linea con i valori delle province di riferimento (Bergamo 13,9%, Brescia 11,3%).
«L’eccessiva e caotica urbanizzazione- insiste Balotta- compromette il paesaggio del Sebino, ne rende precario l’assetto idrogeologico, come dimostrano le recenti piogge torrenziali, e ne compromette le ambizioni turistiche».
Castro (+36,6%), Paratico (+35,7%) e Sarnico (+35%) primeggiano fra i Comuni che più hanno urbanizzato, mentre nella classifica del consumo di territorio, sempre nel periodo in esame, spiccano ancora Paratico (+14,9%), Sulzano (+13,2%), Parzanica (+12,3%) e Pisogne (+11,1%). In termini assoluti, il maggior incremento di superficie consumata spetta a Pisogne (27,5 ettari), seguita da Paratico (26,2) e Iseo (23,7 ettari), cittadina in cui per la verità l’aumento degli abitanti è stato lieve (6,1%).

 

Anche dove il saldo della popolazione è negativo, paradossalmente, c’è stata una consistente crescita urbanistica: è il caso di Tavernola Bergamasca (+4,3% di superficie urbanizzata e -2,7% di residenti), di Castro (+2,3% e -1,2%) e Lovere (+0,9% e -1%). Solo a Marone e Sale Marasino la percentuale d’incremento degli abitanti è stata superiore a quella delle nuove urbanizzazioni. «Le aree rivierasche- sintetizza Balotta- sembrano sempre più un continuum indistinto di costruito in cui le seconde case sono il fenomeno negativo più rilevante, fenomeno al quale va aggiunta la perdità di identità. Insomma, se non si pone un freno al cemento, se non si ristrutturano le vecchie case abbandonate, di cui i nostri borghi sono pieni, se non si recuperano i capannoni inutilizzati, se non si smette con la politica dei parcheggi a servizio del turismo mordi e fuggi, se non si tutelano uliveti, aree agricole e frutteti, il nostro lago perderà anche le sue attrattive turistiche».
Aumenterà ancora, a sentire Balotta, il numero dei pendolari che già oggi (55% degli occupati) sono costretti a migrare a Brescia, a Bergano e a Milano per trovare lavoro.

articolo

Fonte: Giornale di Brescia 13 agosto 2010

 

Prevenire la «dermatite del bagnante»

 

Dall’Asl alcuni consigli per evitare eritemi dovuti ai troppi uccelli acquatici nel lago

Una famigliola di svassi: sul Sebino ci sono quasi 800 esemplari
LAGO D’ISEO Reazioni allergiche, pruriti, eritemi assai fastidiosi. Sono spesso le conseguenze spiacevoli di esposizioni solari troppo prolungate o senza adeguate protezioni. Sul Sebino il loro manifestarsi appare invece legato alla presenza di troppi uccelli nelle acque del lago, che causerebbe la cosiddetta «dermatite del bagnante», un fenomeno «non anomalo», come indica l’Asl, «ma accentuato nel caso di accumulo di sostanze organiche presso la riva e di un aumento del numero di uccelli acquatici».
Il disturbo – spiegano dall’Asl – è una irritazione cutanea dovuta a un parassita, denominato Trichobilharzia ocellata, che ha come ospite abituale uccelli acquatici e molluschi, ma che può infastidire anche l’uomo, nel caso accidentalmente si trovasse nelle sue vicinanze, soprattutto durante le ore più luminose e calde della giornata. Il sistema immunitario umano, tuttavia, riconosce questi elementi estranei che penetrano nell’epidermide e fa in modo che non passino oltre. Niente di preoccupante, insomma: «Non esistono dei rischi per la salute umana – si legge nella nota dell’Asl – ma solo il disagio per alcuni soggetti più sensibili, di una reazione infiammatoria e allergica, (eritemi molto pruriginosi, talvolta caratterizzati nei giorni seguenti dalla comparsa di papule con un punto centrale ben distinguibile), che si risolve, di norma, in qualche giorno».
«Comunque – continua la circolare – il fastidio arrecato all’uomo può essere limitato seguendo alcune regole base di prevenzione: non immergersi durante le ore più luminose e calde della giornata; ungere la pelle con oli solari prima di fare il bagno; nuotare lontano dalla riva; asciugarsi immediatamente, strofinando l’asciugamano sulla cute, una volta usciti dall’acqua».
«In via generale – consiglia l’Asl – sarebbe raccomandabile non dare da mangiare agli uccelli acquatici, al fine di evitare un loro addomesticamento e il conseguente aumento numerico della popolazione». La cui consistenza è ricavabile dal censimento degli uccelli acquatici svernanti in Lombardia redatto dall’Università di Pavia (i dati sono del 2009). In totale sul Sebino vi sarebbero circa 4.500 volatili: 739 svassi e 510 tuffetti, 176 cormorani e dieci aironi cinerini, 143 cigni reali, 1.719 folaghe, 510 anatre di superficie e 630 gabbiani.
Veronica Massussi

Articolo: Check up sul Sebino: alghe e inquinamento vengono… «a galla»

Fonte: Giornale di Brescia 11 agosto 2010

Check up sul Sebino:
alghe e inquinamento
vengono… «a galla»

 

Gli allarmanti risultati delle ricerche effettuate dall’Università di Brescia
e dagli atenei di Western Australia, Cambridge, Tracia e Bicocca

Gli esperti hanno accertato che non avviene più il rimescolamento delle acque: gran parte dell’inquinamento, così, resta in superficie
LAGO D’ISEO Le acque in superficie sono le più inquinate del lago. Ma anche quelle profonde, povere come sono di ossigeno, non se la passano troppo bene. Questo il risultato della ricerca internazionale condotta sul Sebino dall’Università di Brescia, in collaborazione con gli atenei del Western Australia, di Cambridge, della Tracia e della Bicocca di Milano. I ricercatori impegnati nelle rilevazioni effettuate fino al 29 luglio scorso, e nelle successive elaborazioni dei dati, sono quindici, coordinati dal professor Marco Pilotti, docente d’idrodinamica nell’ateneo cittadino e da Jorg Imberger, limnologo direttore del centro Cwr (Centre of water research) australiano.
L’«eutrofizzazione»
«La prima fase ha riguardato l’acquisizione dei dati ambientali per poter risolvere due quesiti fondamentali – spiega Pilotti -: quelli relativi all’apporto dei nutrienti dal bacino di monte e alle conseguenze del cambio climatico, nonché allo scioglimento del ghiacciaio».
Il lago d’Iseo infatti soffre di «eutrofizzazione», vale a dire di apporto squilibrato in eccesso di nutrienti, dovuto al fiume Oglio che ancora una volta è l’incriminato principale della salute delle acque del lago. Proprio l’eutrofizzazione favorisce infatti la sgradevole fioritura di alghe (il «bloom»); inoltre gli inquinanti non si miscelano più, come avveniva un tempo, con le acque più profonde, ma rimangono tutti a livello superficiale. Come se non bastasse, l’Oglio è ancora privo della centralina di rilevazione dei valori chimici: quella di Costa Volpino è guasta da tempo.
Poco ossigeno sul fondo
Ciò che si è rilevato fino ad ora è la completa «anossia», cioè la mancanza di ossigeno del fondo del lago che invece fino agli anni Ottanta aveva un ricircolo annuale nel periodo invernale, durante l’abbassamento delle temperature. Perché si è bloccato questo processo di circolazione? Che cosa accadrà in futuro se le temperature invernali aumenteranno? Saranno possibili interventi per bloccare questi fenomeni? Sono le domande alle quali vogliono giungere gli scienziati, quesiti che riguardano da vicino la qualità della vita del lago e dei suoi fruitori.
«Per dare una risposta che oggi ancora non è stata formulata, abbiamo messo in campo una metodologia di tipo modellistico – prosegue Pilotti – consistente nel monitoraggio di vari parametri con diversi tipi di strumenti».
Così, nello scorso mese di novembre è stata posizionata in mezzo al lago una stazione di misurazione dei parametri meteorologici e della temperatura dei primi 50 metri di colonna d’acqua; dal 15 luglio alla fine del mese scorso sono stati attrezzati dieci punti di misura in tutto il lago (meteo, temperatura in ingresso e uscita della portata), utilizzando una sonda fino a 150 metri di profondità che ha acquisito in tempo reale, cinquanta volte al secondo, i parametri chimici, fisici e microbiologici inviati al sistema informativo in rete. I ricercatori hanno elaborato i dati che oggi sono reperibili su un sito accessibile a tutti:www.cwr.uwa.edu.au. L’auspicio, per Pilotti e gli enti che contribuiscono alla ricerca (Consorzio gestione laghi, Provincia di Bergamo e Comunità Montana dei laghi bergamaschi) è che la ricerca possa proseguire nel tempo per trovare quelle risposte che possono garantire un futuro di qualità alle acque del lago d’Iseo e a tutto l’ecosistema circostante.
Veronica Massussi 

passeggiata

Il circolo Legambiente Bassosebino propone una passeggiata estiva

ALLA RICERCA DELLA
CAMPANULA DELL’ARCIDUCA RAINERI

sul Monte Guglielmo

http://www.laschiribilla.it/immagini/foto/flora/campanula%20raineri%20perpenti.JPG

 

DOMENICA 1 agosto

Ritrovo alla Croce di Marone ore 8.30 (dove si può arrivare in automobile) e partenza a piedi per
rifugio Almici sul Golem: da lì, guidati dal nostro Angelo Danesi,
si parte alla ricerca della
bellissima e rara campanula, un endemismo della zona.

 

Pranzo al sacco (o presso il rifugio, ma non è sicuro
trovare posto di domenica)
Dislivello salita a piedi circa 700 metri su strada facile
( 2 ore o poco più)

per ulteriori informazioni: legambiente.bassosebino@gmail.com

refrigerio in torbiera

Dopo gli accurati preparativi primaverili (v. post sui roseti divelti) per rendere accogliente il lido, qual è una delle cose che in assoluto regala un attimo di meraviglioso refrigerio quando l’afa ci assilla?

Un bel tuffo in torbiera, naturalmente! Cioè nel Sito di Importanza Comunitaria che il prossimo anno si appresta ad essere riconosciuto come Zona Speciale di Conservazione!

 

strappata la piantumazione…libera balneazione…

 

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Confronto sul PGT di Iseo

Al fine di contribuire al dibattito in corso sui temi pianificatori principali riguardanti il PGT di Iseo, su invito dell’Osservatorio Cittadino La Schiribilla ha presentato in questa prima fase di confronto un documento in cui viene sintetizzato il punto di vista dell’Associazione.

Leggi qui:
http://www.laschiribilla.it/DOCS/doc.2010/PGT%20Iseo%20luglio%202010.pdf

appuntamento

iniziativa del Gruppo Iseo Immagine

 

Lunedì 12 luglio

 

 ore 21.30, presso il chiostro del Castello Oldofredi di Iseo,

 

per il ciclo

 

“Immagini sotto le stelle”, “Immagini della nostra terra”

 

 proiezione in dissolvenza della sequenza di diapositive:

 

“Terra di Franciacorta” di Lionello Marini e

 

videoproiezioni di immagini fisse: “Acqua di monte” e “Spaventapasseri”di Angelo Danesi.

 

(in caso di maltempo nell’Audutorium del Castello Oldofredi)